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"Incidenti"

(6 Novembre 2010) Enzo Apicella
Esplode la Eureco di Paderno Dugnano: sette operai feriti, quattro rischiano la vita. In Puglia tre morti sul lavoro nell'ultima settimana

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(Di lavoro si muore)

La sicurezza sul lavoro non può essere a discrezione.

Gli operai non sono carne da macello

(6 Novembre 2010)

Ogni giorno si muore sul lavoro e di lavoro, e continua inarrestabile la mattanza operaia.
Ieri 4 novembre e stata una giornata di fuoco. Due lavoratori sono morti sul lavoro, un operaio schiacciato da una gru e un contadino sotto il trattore.

Sempre ieri 7 operai (5 italiani e due immigrati), dipendenti di una cooperativa che stavano lavorando in un'azienda alle porte di Milano, la Eureco di Paderno Dugnano, specializzata nel trattamento e stoccaggio di rifiuti sono stati investiti dalle fiamme e cinque di loro versano in condizioni particolarmente gravi. Secondo la direttiva Seveso esistono in lombardia 1.111 impianti a rischio rilevante con sostanze pericolose e molti di questi sono in prossimità di abitazioni e strade particolarmente trafficate.

Negli ultimi due anni per effetto della crisi sono stati espulsi dalla produzione circa 2 milioni di lavoratori e nonostante il calo dei lavoratori occupati il numero dei morti sul lavoro (senza contare quelli dovuti a malattie professionali) resta sempre da bollettino di guerra; 1120 nel 2008, 1050 nel 2009.

Molte imprese, incoraggiate anche dalle dichiarazioni di alcuni ministri, continuano a considerare la sicurezza, un costo improduttivo da ridurre al minimo, non compatibile con la ricerca del massimo profitto da realizzare adesso e subito. Sotto il ricatto del posto di lavoro e pressati dalla necessità di portare a casa un misero salario che permetta alla famiglia di sopravvivere, molti lavoratori italiani, stranieri o in nero, lasciati soli, subiscono i ricatti dei datori di lavoro e sono costretti a lavorare a condizioni fino a poco fa considerati inaccetibili. Non sempre vengono valutati dalle imprese i pericoli reali a cui sono soggetti i lavoratori. Alcuni datori di lavoro, incoraggiati dalle dichiarazioni di alcuni alcuni ministri che considerano la sicurezza del lavoro un “lusso” e un fardello per le imprese non effettuano nenche la valutuzione dei rischi derivanti dalle sostanze cangerogene amianto, cromo, metalli pesanti, ecc.

Ormai i corsi sulla sicurezza anche quando si fanno non sono di nessuna utilità pratica. La scissione fra teoria e pratica è evidente dai risultati.

Spesso quello della sicurezza diventà un bisness che serve ad arricchire le nuove imprese degli “amici degli amici”. La società e le istituzioni finora hanno fatto poco o nulla contro chi non rispetta le leggi e le norme antinfortunistiche, limitandosi nella migliore delle ipotesi a una pena pecuniaria, monetizzando la salute e la vita umana. Bisognerebbe fare leggi che impediscano di lavorare a condizioni di pericolo, Non esistono soglie di tolleranza o limiti di legge che mettono in sicurezza i lavoratori e i cittadini, da qui la necessità di condurre una lotta per imporre il rischio zero.

Le lotte dei lavoratori, delle Associazioni, dei Comitati e di alcuni sindacati che da decenni si battono nei luoghi di lavoro, nel territorio, nelle piazze e nelle aule dei tribunali per far valere il diritto alla salute e alla giustizia contro chi ha violato leggi e la Costituzione hanno contribuito a creare maggior consapevolezza nalla società. La Corte di Cassazione intervento in merito a un caso successo negli anni '70, ha condannato 14 dirigenti, il Consiglio di Amministrazione e il direttore della Montefibre di Verbania, in piemonte, riconoscenfo alcuni importanti principi per cui noi ci battiamo da anni:

1) in caso di violazioni della sicurezza sul lavoro non è più il solo Amministratore Delegato che deve risponderne, ma l'intero Consiglio di Amministrazione.

2) il principio vale anche se le deleghe sulla salute e l'igiene erano delegate o affidate ad un singolo componente.

3) tutte le associazioni di fatto che rappresentano i lavoratori potranno chiedere i danni morali per i loro iscritti, anche quelle nate dopo l'incidente. Inoltre se in posto sono morte più persone nel corso degli anni, il datore di lavoro deve risarcire economicamente il sindacato e gli enti che si occupano della tutela della salute e dei diritti dei dipendenti.

Sesto San Giovanni 5 novembre 2010

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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