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Iraq: slitta ancora accordo di governo

(8 Novembre 2010)

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Iraq: slitta ancora accordo di governo

foto: www.nena-news.com

Mentre a Kerbala e Najaf si contano i morti degli ultimi attentati, a Erbil "fumata grigia" per il governo di unità nazionale. Nessuna intesa è stata raggiunta. Le trattative proseguiranno a Baghdad.

Roma, 08 novembre 2010, Nena News – Mentre nelle città santa di Kerbala e Najaf si contano le vittime degli ultimi saguinosi attentati anti-sciiti (i morti sarebbero almeno 13), a Erbil nel Kurdistan iracheno, si e' registrata una "fumata grigia" per il nuovo governo di unità nazionale. Molti ci speravano ma non e' stata ancora raggiunta alcuna intesa al termine della conferenza che ha visto riuniti i capi dei principali partiti. Le trattative proseguiranno a Baghdad.

Il fine della riunione era quello di trovare una soluzione alla crisi politica che paralizza da otto mesi il paese sotto occupazione militare statunitense dal 2003 (Washington ha cominciato a fine agosto un lento ritiro delle sue truppe), ossia da quando si sono tenute le elezioni legislative, e dare finalmente vita ad un nuovo governo. All’incontro hanno partecipato tra gli altri il premier uscente sciita Nuri al-Maliki, il leader della lista “al-Iraqiya” ed ex primo ministro Iyyad Allawi (anch’egli sciita, vincitore di misura delle elezioni), il presidente iracheno Jalal Talabani (curdo), il capo del partito Sciri, Omar al-Hakim, e i leader degli altri partiti curdi.

La "svolta" si era avuta ieri con l’annuncio dell’intesa raggiunta da Maliki con Alleanza Nazionale (un fronte di vari partiti sciiti religiosi). Lo sviluppo era frutto anche delle intense trattative dietro le quinte tra i tanti attori che recitano sulla scena politica irachena, alcuni dei quali siedono nelle capitali degli Stati confinanti dell’Iraq. Il compromesso annunciato prevede la riconferma del premier sciita Maliki (sostenuto da Tehran) mentre la presidenza del Parlamento andrebbe ad Allawi (per mesi appoggiato da Damasco e gradito alla minoranza sunnita e, entro certi limiti, anche all’Arabia saudita). Quella della Repubblica rimarrebbe nelle mani del curdo Jalal Talabani. A quanto pare Allawi non ha ancora sciolta la riserva e, stando ad alcune fonti, punta ancora alla presidenza dello Stato. Ieri era stato il vice presidente Tareq al Hashimi, un sunnita alleato di Allawi, ad avvertire che contrariamente a quanto riferito dai media, l'intesa per il nuovo governo non e' ancora pronta.

Il voto dello scorso 7 marzo aveva sancito la vittoria di «Blocco Iracheno» di Allawi con 91 seggi contro gli 89 della lista di Maliki e i 70 dell'Alleanza Nazionale, mentre ai partiti curdi sono andati 43 deputati. Nessuna delle liste quindi aveva ottenuto la maggioranza di 163 deputati, rendendo necessario un esecutivo di coalizione. Maliki, Alleanza Nazionale e il blocco curdo avrebbero potuto mettere insieme 202 seggi con Allawi all’opposizione ma più parti hanno spinto (di recente anche gli iraniani) hanno spinto per un governo di coalizione, per non lasciare isolati i sunniti. Questi ultimi infatti trovano in Allawi un importante punto di riferimento perché l’ex primo ministro pur essendo sciita si fa garante, almeno in parte, degli interessi della minoranza sunnita.

Oggi dovrebbero essere limati gli ultimi punti di disaccordo tra Maliki e Allawi e giovedì il Parlamento dovrebbe eleggere il suo presidente. L’incertezza però resta. Dovesse saltare l’intesa, l’Iraq entrerebbe in un periodo di profonda instabilità simile a quello degli anni tra il 2004 e il 2007, quando formazioni armate sunnite, tra le quali al Qaeda, non solo hanno combattuto l’occupante americano ma anche, con gravissimi attentati, il controllo sciita del paese cominciato dopo l’occupazione militare americana (gli sciiti hanno risposto con stragi di sunniti).

Negli ultimi mesi il confronto violento sunnita-sciita è ripreso con forza ed è tornata a colpire la colonna irachena di al Qaeda, facendo centinaia di morti a Baghdad e in altre città del paese. E’ riconducibile a questa organizzazione armata anche l’attentato di oggi a Kerbala e i seguaci di Osama bin Laden hanno rivendicato anche il recente attacco alla chiesa di Baghdad, con decine di morti, che ha accellerato la fuga dal paese degli iracheni di fede cristiana. Nena News

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