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Fiom e Cgil, riparte lo scontro

(10 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Fiom e Cgil, riparte lo scontro

foto: www.radiocittaperta.it

Dopo la tregua segnata dalla manifestazione del 16 ottobre, dopo il cambio della guardia alla guida della Cgil la tensione tra il più grande sindacato italiano e la sua categoria più indisciplinata, la Fiom, è tornata a farsi sentire. A pochi giorni dalla sua elezione alla segreteria generale, Susanna Camusso si trova a dover fare i conti con un'offensiva esplicita che le viene lanciata dal sindacato guidato da Maurizio Landini il quale, consapevole che l'effetto di forza della grande manifestazione del 16 ottobre non durerà in eterno e annusando l'aria della crisi di governo, elemento che potrà ripercuotersi anche sulle relazioni sindacali, decide di mettere la Cgil alle strette.
Il nodo della contesa è il tavolo sul Patto sociale che Epifani ha avviato con Confindustria, dopo le forti avances di Emma Marcegaglia, e che vede Susanna Camusso continuare convinta sulla scia del predecessore. Quel tavolo ha finora partorito quattro accordi e altrettanti documenti su "emergenza sociale, mezzogiorno, ricerca e innovazione, semplificazione burocratica" (consultabili sul sito della Confindustria) che sono stati già consegnati al governo. Il tavolo sta ora per entrare i punti delicati come fisco e federalismo e poi nel più controverso, quello sulla produttività. Ed è su questo punto che la Fiom invita la Cgil a "sospendere il negoziato" per consentire a tutta la Cgil, a partire dai luoghi di lavoro, di "poter conoscere e discutere preventivamente le scelte e gli orientamenti negoziali". Insomma, alla segreteria nazionale non si consegna alcun mandato in bianco, tanto più, accusa la Fiom, che sono stati già consegnati al governo documenti, firmati anche dalla Cgil, in cui si dice “di incrementare e rendere strutturali tutte le scelte normative che incentivano la contrattazione di secondo livello, che collegano aumenti salariali variabili all'andamento delle imprese”. Una formula che, dice la Fiom, mette in discussione il contratto nazionale.
Queste posizioni sono state approvate, l'altro ieri, dal Comitato centrale della Fiom in cui si è consumato un altro scontro con la minoranza di Fausto Durante che è schierata con le posizioni di Camusso. La minoranza, infatti, dopo essersi riunita per quasi due ore in separata sede, aveva chiesto di poter fare una discussione la più ampia possibile e quindi di rinviare il Comitato centrale. Landini ha invece risposto proponendo di continuare anche fino a notte inoltrata, se necessario. A quel punto la minoranza ha deciso di abbandonare i lavori non partecipando al voto conclusivo. Uno strappo pesante che, nell'entourage di Landini, si spiegano con una spaccatura intervenuta nella minoranza stessa tra le posizioni più nette di Durante e una maggiore disponibilità da parte della componente che fa riferimento a Lavoro e Società. Storie di geometria sindacale che non intaccano la nuoa, del resto mai sopita, divisione tra Cgil e Fiom.
Ieri, intervenendo a una riunione di delegati a Bologna, Susanna Camusso ha di fatto confermato la sostanza della divergenza: «Credo che la Fiom sottovaluti una contingenza nella quale si sono aperte delle possibilità di discussione con il sistema delle imprese». Il punto è tutto qui. La Cgil vuole cogliere la nuova impostazione di Emma Marcegaglia che punta a tenere insieme due esigenze: riallacciare una tavolo di "concertazione" con una critica serrata all'inattività del governo Berlusconi. «Le imprese, spiega infatti Camusso, avevano immaginato che il Governo avrebbe dato loro le risposte necessarie, man mano si sono disamorate di un'assenza di risposte». Una nuova opportunità per la Cgil di tornare a un tavolo di trattativa e di chiudere accordi, «non per forza a tutti i costi« precisa il segretario generale. Landini, dal canto suo, avverte invece del rischio che a fronte di un’evidente crisi del Governo, l'ansia di liberarsi di Berlusconi possa indurre ad accettare un Patto dalle ricadute negative per il mondo del lavoro. Del resto, lo stesso Fini nel suo discorso di Bastia Umbria, ha utilizzato come base programmatica del nuovo governo che dovrebbe nascere secondo le sue intenzioni, i punti siglati da imprese e sindacati, compreso quello sulla produttività che va ancora perfezionato. La Fiom ha quindi timore di due ipotesi: da un lato che nel passaggio a una fase senza Berlusconi - che va tutta dimostrata - si saldi l'ipotesi del governo di responsabilità nazionale con l'alleanza delle forze produttive. Un governo come quello di Ciampi del '93, per intenderci (evocato recentemente da Veltroni). Dall'altro il timore che su questa linea, dall'evidente consenso "istintivo" di larga parte del "popolo di sinistra" e sulla scia di un insediamento salutato come innovativo e molto dinamico, Susanna Camusso possa arrivare alla "normalizzazione" della categoria.
Ecco perché si è rimessa all'offensiva, non solo con una serie di iniziative come l'assemblea dei delegati Fiat il prossimo 18 novembre - alla presenza del segretario Cgil - o come la campagna "Io sto con la Fiom" per sostenere il tesseramento, ma rilanciando anche sulla legge per la democrazia sindacale. La Fiom ha raccolto centomila firme su una iniziativa popolare che la Cgil non apprezza perché renderebbe più difficile i rapporti con Cisl e Uil (che non amano molto l'idea del voto diretto dei lavoratori sugli accordi). Questa iniziativa, però, oggi avrà un momento di visibilità perché l'Italia dei Valori ha deciso di farla propria e di farla vivere in Parlamento. E a spiegarlo saranno lo stesso Di Pietro, Maurizio Zipponi (responsabile Lavoro dell'Idv) e il segretario Fiom, inusualmente affiancati in una conferenza stampa che si terrà in mattinata alla Camera.

Salvatore Cannavò - IMQ

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