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I pappagalli di sua santità

(12 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

I pappagalli di sua santità

foto: www.cattolicesimo-reale.it

Di indecente, in questo paese, non ci sono solo i noti comportamenti del Caimano, ma anche quelli dei suoi ministri, perpetuamente inginocchiati e pronti a ripetere pappagallescamente quanto dice il papa, spianando così la strada all’arrogante invadenza clericale.

Pappagallo numero uno

La libertà religiosa, aveva tuonato nel 2005 Ratzinger, “viene ostacolata…dal predominio culturale dell’agnosticismo e del relativismo” che danneggiano la società poiché, aveva aggiunto il settembre scorso, dove viene emarginato Dio “prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio”. E l’ubbidiente Frattini, che si crede ministro non degli italiani ma dei cristiani si è precipitato a fargli eco dichiarando il mese scorso che i cristiani devono unirsi a musulmani ed ebrei per “contrastare quegli aspetti che, al pari dell’estremismo, minacciano la società. Mi riferisco all’ateismo, al materialismo e al relativismo… Credo che occorra un nuovo umanesimo per contrastare questi fenomeni perversi, perché soltanto la centralità della persona umana è un antidoto che previene il fanatismo e l’intolleranza”. Le crociate, frutto di una società che aveva al centro la fede in Dio e (dice il papa) la persona umana, dovrebbero far riflettere sull’infondatezza di simili discorsi. Ma, come ognuno sa, il compito di un pappagallo non è di riflettere ma di ripetere.

Pappagallo numero due

Il 7 novembre scorso poi, trovandosi a Barcellona nella Chiesa dedicata alla Sacra Famiglia, il solito Benedetto ha ripetuto come un disco rotto che “l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana” e quindi “la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali… affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato”.

E l’ancillare Sacconi, più simile a un ministro del culto che del welfare (da lui distrutto…) ha ripetuto papale papale (in ogni senso): “Senza nulla togliere al rispetto che meritano tutte le relazioni affettive che però riguardano una dimensione privatistica, le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale…fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione".

(Per soprammercato, qualche giorno dopo, anzi nella notte, mentre il paese è in piena crisi economica e le scuole sono colpite dai "tagli" di Tremonti, il governo vara il raddoppio dei finanziamenti alle scuole private, tanto caro al papa.)

E Tarquinio alza la cresta

Questi ministri in zucchetto rosso, che improvvisano omelie per farsi perdonare la corruzione del governo e le escort del suo capo, incoraggiano ovviamente l’arroganza dei clericali, intenzionati a imporre ope legis a tutti gli italiani, non credenti compresi, la “morale” cattolica.

Questa volta, fra i primi ad alzare la voce, e la cresta, è stato Marco Tarquinio, direttore del giornale dei vescovi “Avvenire”, che ha condannato le aperture di Fini verso la famiglia non-tradizionale, le coppie di fatto e – Dio ci scampi – gli omosessuali. “Spiace” - scrive Tarquinio – “constatare che il primo a fare le spese” del Fini-pensiero “sia stato l`istituto della famiglia costituzionalmente definita (articolo 29), cioè quella unita regolarmente in matrimonio e composta da un uomo e una donna e dai figli che hanno messo al mondo o accolto in adozione.”

Peccato che l’articolo 29 della Costituzione si limiti a riconoscere “i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” senza aggiungere il mantra ratzingeriano “fra un uomo e una donna”. Sicché, paradossalmente, un’interpretazione bacchettona della Costituzione (proprio da parte di quanti sono pronti a sovvertirne i contenuti sociali e democratici) potrebbe creare ostacoli alle “coppie di fatto” ma non all’aborrito "matrimonio" fra due lesbiche o due gay.

Sottigliezze, su cui non si ferma il direttore di “Avvenire” più interessato ad “avvertire” che dei suoi pericolosi orientamenti in materia di famiglia, e di testamento biologico, non potranno “non tenere conto con lucidità i potenziali interlocutori politici di Fini.” Come a dire: potremo far migrare i voti cattolici da un cavaliere impresentabile ad altro governo o schieramento moderato, solo se e quando interlocutori più affidabili in fatto di “temi eticamente sensibili” (leggi Casini) garantiranno al Vaticano che Fini, accantonate le mattane “laiciste”, si comporterà da governante devoto, ligio ai precetti cattolici e in barba allo stato laico, per quanto riguarda morale famigliare e eutanasia.

Si tratta, giova sempre ripeterlo, di precetti che i vari Tarquinio o anche i tanti sedicenti cattolici “progressisti”, spacciano sfrontatamente per verità logiche assolute e “diritto naturale” da imporre a tutti, quando si tratta (ben che vada) di una scadente filosofia, messa insieme nel medioevo per dare qualche parvenza logica a delle convinzioni etico-religiose prive di qualsiasi razionalità.

cattolicesimoreale.it

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