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(14 Novembre 2010)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa
Più di un milione di manifestanti hanno nuovamente sfilato sabato scorso contro la riforma delle pensioni e gli attacchi generali al mondo del lavoro. Certamente, questa ottava giornata di mobilitazione ha riunito meno gente delle grandi giornate del 12 e del 19 ottobre. Ma dopo due mesi di mobilitazioni di un movimento che non si è interrotto per le vacanze scolastiche e malgrado il tempo poco clemente, la giornata di sabato dimostra che la collera è sempre presente.
La collera generale
Questo movimento dura da così tanto tempo perché il malcontento per la politica governativa e padronale è generale. Sicuramente, contro l’innalzamento dell’età legale di pensionamento, che corrisponde nei fatti a una riduzione generalizzata delle pensioni, ma non solo. Malcontento per le condizioni lavorative e per i sovraccarichi di lavoro. Malcontento per i licenziamenti, per le riduzioni di effettivi. Malcontento per i ricatti padronali, mentre i dividendi degli azionisti esplodono. Malcontento per la precarietà, la disoccupazione e i bassi salari. Lo si è visto nel corso di questo movimento, in cui gli slogan e le rivendicazioni superavano il semplice quadro della riforma delle pensioni. A cominciare dalle raffinerie, la cui possibile chiusura ha contribuito alla radicalizzazione dei loro salariati. Ciò che ha spinto milioni di salariati e di giovani a gridare per due mesi la loro rabbia nelle piazze, è questa società completamente marcia.
Come vincere ?
Tuttavia, dopo due mesi di mobilitazione e 8 giornate massicce di lotta, il governo non ha ceduto. Non perché non sia possibile farlo recedere, al contrario. Ma in questi tempi di crisi capitalistica, i profittatori conducono una vera guerra sociale contro il mondo del lavoro. Tocca a noi, che creiamo tutte le ricchezze senza beneficiarne, rispondere con grandi mezzi.
Le giornate di lotta, anche se numerose e ravvicinate, non sono sufficienti. Bisogna passare ad un altro stadio della mobilitazione. Uno stadio in cui non ci sono soltanto, da un lato alcuni settori in lotta che servono da locomotiva al movimento, e dall’altro quelli che, pur essendo solidali, fanno lo sciopero per procura. La posta in gioco era la generalizzazione dello sciopero a tutti i settori, a tutte le imprese grandi e piccole, e bisognerà arrivarci nelle prossime riprese del braccio di ferro col governo e il padronato.
Il movimento di queste ultime settimane ci ha permesso di fare un certo numero di esperimenti che vanno nel senso di un autentico sciopero generale. La volontà di stringere i legami tra lavoratori di differenti imprese s’ è manifestata spesso: con azioni locali di ogni genere, come scioperi brevi e blocchi ripetuti da Marsiglia a Havre, da Rouen à Tolosa, da Lione alla regione parigina… un po’ dovunque in effetti per riunirsi, rivolgersi ad altri, o partecipare ad Assemblee Generali interprofessionali o di ferrovieri. In tutte le città e località, grandi o piccole, si è assistito ad azioni collettive che riunivano lavoratori delle raffinerie, ferrovieri, insegnanti, postali, territoriali, salariati del settore privato... Così si è cominciato a costituire, al di là di ogni singola impresa, un ambiente militante in comune per uno sciopero che si estenda e si generalizzi. Qui si forgerà l’unità d’azione effettiva, la vera unità operativa, senza tener conto delle esitazioni e dei calcoli delle direzioni confederali.
E’ solo un inizio
Tali iniziative devono proseguire e permettere di rafforzare questi legami preziosi per l’avvenire.
E questo, senza attendere la scadenza illusoria del 2012. Fin da ora, visto che abbiamo cominciato a dare una risposta massiccia al governo, e la popolazione ci sostiene, bisogna spingere ancora di più. Questa mobilitazione deve servirci da prova generale per le lotte future. I nostri avversari di classe sperano nel riflusso, prepariamo loro lo tsunami sociale!
Editoriale del bollettino di fabbrica "l’Etincelle" pubblicato dalla frazione di minoranza di Lutte Ouvrière - 8 novembre 2010
http://www.convergencesrevolutionnaires.org
traduzione di Michele Basso
Convergences Révolutionnaires
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