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15.11.2010 - La Cgil e il tavolo di “Pomigliano”

(15 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.rete28aprile.it

Lunedì 15 Novembre 2010 12:10
La scelta della Fiom di chiedere alla Cgil di interrompere il confronto con la Confindustria sulla produttività ha il pregio straordinario di restituire chiarezza, in una fase in cui il pantano è la misura concreta del degrado del paese, (...) ad una discussione a volte persino incomprensibile agli addetti ai lavori e, ovviamente, distante anni luce dagli interessi concreti degli uomini e delle donne che lavorano.
Non è necessario fare dietrologia o pensar male sul senso e il segno del tavolo aperto sulla produttività. Non è necessario interpretare, se c'è una cosa che Confindustria sa fare bene è quella di parlare con chiarezza ai suoi imprenditori. Lor signori sono persone concrete e perseguono gli obbiettivi con grande determinazione, la lotta di classe la declamano e la fanno.
Quel tavolo si gioca esplicitamente ed esclusivamente sul grado di sfruttamento intensivo e di subordinazione da imporre ai lavoratori ed alle lavoratrici per i prossimi anni.
D'altronde ciò è facilmente comprensibile visto che Confindustria è forte di tutta la legislazione contro il lavoro del Governo e della sequela di accordi separati che hanno cancellato i contratti nazionali.
Che il padronato italiano sia oggi disponibile a rivedere le sue posizioni è parte di una suggestione tanto affascinante quanto del tutto infondata.
A meno che qualcuno consideri decisiva la presa di distanza della Marcegaglia, peraltro da destra, rispetto al moribondo governo Berlusconi...
Se a ciò si aggiunge che la Cgil partecipa a quel confronto senza aver costruito una sua posizione definita sia nel rapporto con i lavoratori che al suo interno è del tutto evidente che il rischio che la situazione precipiti è nelle cose.
Per queste ragioni quel tavolo andrebbe interrotto e si dovrebbe aprire una fase di mobilitazione generale e straordinaria dei lavoratori e delle lavoratrici per rispondere alle tante domande che hanno attraversato la grande manifestazione del 16 ottobre e che attendono ancora risposte concrete.
La risposta immediata e negativa della Cgil alla richiesta Fiom è il segno della volontà crescente di stringere il confronto, forse non a caso sono stati già convocati due direttivi nazionali prenatalizi. I sindacalisti fautori estremi del tavolo a prescindere contestano che un sindacato non puo' abbandonare i tavoli... Sarebbe persino ridicolo, se non fosse grave, ricordare che il sindacato e' nato per rivendicare l'emancipazione dei lavoratori, la giustizia e l'eguaglianza sociale. La contrattazione e' sempre stato lo strumento per perseguire questi obbiettivi e il tavolo il luogo simbolico per il suo esercizio concreto. Ora, non parliamo di giustizia sociale, né tanto meno di eguaglianza, tema sempre poco unitario, non c'e' una contrattazione perche' sono francamente poco chiari i diversi punti di vista, resta quindi il tavolo. . .
Forse, a breve, dovremmo nuovamente fare i conti con la riesumazione della categoria della "responsabilita'". Quella amara medicina che periodicamente viene somministrata ai lavoratori per consentire un ulteriore ingiustizia. Medicina misconosciuta alle nostri classi dominanti forse perche' mentre noi eravamo impegnati a essere “responsabili” loro erano troppo impegnati ad accumulare rendite e profitti lasciandosi dietro precarieta',sfruttamento,salari polacchi e una devastazione sociale ambientale e persino etica senza precedenti.
Nel passato l'amara medicina veniva somministrata con l'illusoria promessa che un giorno ci sarebbe stato un benessere diffuso, oggi le classi dominanti, consapevoli di non poter più dispensare la stessa tragica favola, hanno sostituito le promesse alle minacce.
Se non si accetta di precipitare nella precarietà, se non si accettano sotto salari e condizioni di lavoro pesantissime si minaccia l'ecatombe sociale ed economica.
Ma il Sindacato può ancora sostenere questa tesi? Si pensa ancora possibile sostenere la bontà di ulteriori pesanti sacrifici dopo che il lavoro ha perso quasi tutte le tutele e i diritti che esistevano alla fine degli anni 80?
Cosa resta da eliminare dopo aver cancellato la scala mobile, una pensione pubblica decorosa, grossa parte dello stato sociale e il sistema salariale basato sulla libera contrattazione? Forse restano solo sul campo la totale libera gestione del mercato del lavoro da parte dell'impresa ,qui ci sta pensando il ministro Sacconi con il collegato lavoro e la cancellazione dello statuto dei lavoratori, e come spremere per più tempo e con maggiore intensità il lavoro umano limitando al contempo, come “garanzia” per gli investimenti, il diritto dei lavoratori di poter lottare per migliorare la propria condizione.
Qui ha iniziato a pensarci Marchionne con il modello Pomigliano, ma non ha finito. Non vorremmo che il tavolo sulla produttività sia destinato proprio a risolvere quest'ultimo problema.

Sergio Bellavita - segretario nazionale Fiom-Cgil

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