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Strage di Brescia: nessuno è Stato. Tutti assolti gli imputati

(16 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Strage di Brescia: nessuno è Stato. Tutti assolti gli imputati

foto: www.radiocittaperta.it

Fonte: Repubblica.it --- Tutti assolti per insufficienza di prove. I giudici della Corte d'assise di Brescia hanno assolto i cinque imputati al termine del processo per la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, che provocò 8 morti e 104 feriti. L'assoluzione è intervenuta in base all'articolo 530 comma 2 assimilabile alla vecchia insufficienza di prove. Revocata la misura cautelare nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone. Il processo, nato da un'inchiesta iniziata nel 1993, si è sviluppato in 166 udienze. La Corte d'Assise di Brescia si è ritirata in camera di consiglio martedì scorso dopo 2 anni di dibattimento. L'accusa ha chiesto la condanna all'ergastolo per Francesco Delfino, Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi. E' stata invece chiesta l'assoluzione per Pino Rauti. Per la strage di piazza della Loggia nessuno è mai stato condannato definitivamente, nonostante diversi processi.

Di seguito l'articolo pubblicato questa mattina da radiocittaperta

Brescia: oggi la sentenza sulla strage di Piazza della Loggia. Sperando che non sia l’ennesimo colpo di spugna

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

16-11-2010/13:36
--- È attesa per oggi pomeriggio, nell'aula del tribunale di Brescia, la sentenza di primo grado per la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Cinque gli imputati per quattro dei quali è stato chiesto l'ergastolo. Assoluzione con formula dubitativa invece per l'ex deputato dell’estrema destra Pino Rauti. Gli imputati sono tutti esponenti delle organizzazioni neofasciste e degli apparati dello Stato: Carlo Maria Maggi, ex capo dei neonazisti di Ordine Nuovo nel Triveneto, oggi pensionato. Delfo Zorzi, allora capo di Ordine Nuovo nel Veneto, oggi vive in Giappone ed è a capo di una azienda. Maurizio Tramonte, informatore dei servizi segreti con lo pseudonimo di ‘Tritone’, oggi è l’unico imputato detenuto anche se sulla base di altri fatti. Francesco Delfino ex generale dei Carabinieri comandava il nucleo operativo di Brescia all’epoca della strage. Pino Rauti fu fondatore di Ordine Nuovo e poi segretario del Msi. Nessuno di loro, neanche chi ricoprì un importante ruolo nelle istituzioni, si è degnato – o è stato obbligato – a presentarsi in aula per rendere conto del loro operato. O per spiegare la loro versione dei fatti.
Oggi si attende , incredibilmente, la prima sentenza per una strage avvenuta ben 36 anni fa. Era il 28 maggio 1974 quando una bomba esplose a Brescia in piazza della Loggia durante una affollata manifestazione antifascista. Il bilancio fu di otto morti e pià di cento feriti.
A Brescia quel giorno morirono Giulietta Banzi Bazoli 34 anni insegnante, Livia Bottardi Milani 32 anni insegnante, Clementina Calzari Trebeschi 31 anni insegnante e suo marito Alberto Trebeschi 37 anni docente, Luigi Pinto 25 anni insegnante, Euplo Natali 69 anni antifascista, Bartolomeo Talenti detto Bartolo 56 anni armaiolo e Vittorio Zambarda 60 anni pensionato. Questa è l'ultima occasione per ricostruire i fatti non solo di Brescia ma dell'intero quinquennio 69-74 da piazza Fontana all'Italicus. I giudici togati e popolari sono in camera di consiglio ormai da martedì scorso, quando si sono ritirati dopo le repliche di accusa, partici civili e difese. E oggi, dopo quasi una settimana di camera di consiglio trascorsi a vagliare migliaia di pagine di documenti e testimonianze, saranno pronti a pronunciare il verdetto. Sperando di non assistere all’ennesimo colpo di spugna già visto per altre stragi compiute da esponenti dell’estrema destra in combutta con gli apparati dello Stato, i servizi segreti italiani e la Nato.
5 istruttorie e 8 gradi di giudizio precedenti non sono bastati a fornire una ricostruzione dei fatti certa: l’unica acquisizione definitiva è che i reati contestati possono essere inscritti solo nella definizione di concorso in strage. La parola mandante è stata espunta dal processo, anche se è ormai pacificamente accettata la matrice neofascista.
Manlio Milani, Presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage, quel giorno ha perso la moglie Livia. “Ho sempre cercato di portare avanti un’idea precisa. Che quei fatti non fossero personali ma di tutti, che quei morti non riguardassero questa o quella famiglia ma fossero, in primo luogo, i morti dell’intera società. Perché ciò che è avvenuto in quella piazza ha riguardato l’intero Paese”. “Sul treno Italicus – aggiunge Milano - c’erano passeggeri, donne e uomini, colpiti da indiscriminato terrore. Ma a piazza della Loggia si sono volute colpire anche le funzioni democratiche della gente che aveva scelto consapevolmente di andare in piazza per partecipare alla manifestazione antifascista promossa dalle organizzazioni sindacali. Colpire la piazza come luogo della democrazia. È per questo che considero la strage di piazza della Loggia un lutto collettivo”.

Radio Città Aperta - Roma

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