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(28 Settembre 2012) Enzo Apicella
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La truffa del TFR e il collaborazionismo dei sindacati confederali

(18 Novembre 2010)

Una storia venuta da lontano

Quando intorno al 1995 fu istituito per legge la facoltà di intraprendere la strada dei fondi previdenziali complementari, alcuni sindacalisti di base e forze politiche appartenenti alla sinistra più radicale, denunciarono in modo chiaro il pericolo di questa apertura.
Di quanto questa decisione avrebbe provocato, come una sorta di volano, una resa all’insolvenza per il futuro della previdenza obbligatoria. Furono avanzate proposte che partendo dal “mancato pagamento” dello stato nei confronti dell’INPS, causato da cassa integrazioni e prepensionamenti, chiedeva una forte e seria lotta all’evasione contributiva.

La risposta, sia dalle forze politiche che dai vertici sindacali, praticamente fu inesistente. Anzi, da subito, senza avviare nessuna lotta per contrastare tale smantellamento, si istituirono dei fondi in tutte le categorie contrattuali.Il motivo fu per “meglio tutelare” il futuro dei lavoratori. Una scusante che fu rafforzata attraverso l’uso strumentale dei dati di bassa natalità su proiezione trentennale.

I primi sindacati ad andare in questa direzione furono proprio la CISL e UIL che da subito cavalcarono questo nuovo possibile sistema. Non fu da meno però la CGIL. Tutti erano già pronti. Prova di questo fu che da li a pochissimi mesi a seguire, partì il fondo rivolto ai Metalmeccanici denominato “Cometa”. Un fondo che dopo soli tre anni accusò un pericoloso rischio di fallimento per cattiva gestione finanziaria.

In questo contesto, non dobbiamo sottovalutare le politiche dei vari governi, di destra e di sinistra che si sono susseguiti, rivolte nei confronti degli imprenditori. Una politica che negli anni a seguire sino ai giorni nostri, sono sempre andate nella direzione di un progressivo sgravio dei versamenti contributivi e una forte contrazione “per legge” dei salari.
Contrazione attuata grazie ad una consistente aumento della precarietà lavorativa (legge Treu + Legge Biagi). Se a questo si accompagna l’incentivo a non lasciare il proprio posto di lavoro, regalando ai lavoratori “pensionabili” la quota contributiva destinata all’INPS, non possiamo che arrivare all’attuale grave situazione pensionistica finanziaria.

Tutto questo è avvenuto sotto i nostri occhi, senza che nessuno abbia ne detto o fatto nulla. Il gioco era semplice, “se non volete aprirvi a una forma di mercato libero e senza regole, facciamo in modo di portarvi in quella direzione”.

Per comprendere la gravità di tale riforma bisogna ricordare che il TFR rappresentava, sino ad oggi, valore salariale aggiunto (stipendio non distribuito), accantonato e a disposizione dei lavoratori in caso di richieste di anticipi a norma di legge (70% per prima casa per se e figli e interventi sanitari) o come fondo in caso di licenziamento o fallimento. Il TFR in poche parole era un “cuscino” che nulla aveva a che fare con la nostra pensione.

Oggi, invece, pur rimanendo questi principi, si vuole trasformarlo in un “fondo” per il nostro futuro.

I fondi come cura dei mali

Quando i Fondi presero vita, fu il principio d’integrazione pensionistica a dominare la campagna di adesione e nessuno immaginava che a breve, si sarebbe progressivamente strutturato come futuro sostitutivo. Cosa che di fatto, sembra tra le righe, propone la riforma.

Trasformare il nostro TFR in fondo integrativo per la nostra pensione significa procedere, come progressivamente futuribile, nella trasformazione della previdenza integrativa come unica reale fonte primaria di finanziarizzazione individuale.

Un processo alle intenzioni? Non credo, anche perché non si spiegherebbe altresì la necessità obbligatoria del versamento del 100% del TFR di tutti i lavoratori assunti dopo il 29 aprile 1993.
Una scelta che ancora una volta, partendo dalle proiezioni prima elencate, non ha tenuto minimamente conto delle altre proposte avanzate e degli effetti reali che la riforma Dini, sull’età pensionabile, potrà portare. Una scelta che mira solo a ritrovare denaro fresco da collocare sul mercato finanziario, abbandonato dai piccoli risparmiatori dopo le truffe di questi ultimi anni.
Una scelta quindi, che non prova minimamente a rilanciare la previdenza obbligatoria ma procede verso un sistema di “Pensioni individuali” che hanno come base di rivalutazione gli investimenti borsistici.

Come negli Stati Uniti dove numerosi sono stati i fallimenti reali e “pilotati” che hanno provocato masse di nullatenenti e affamati. Un sistema che anche il Partito Democratico Americano, sta studiando di sostituire.

Per non parlare poi del nostro paese, dove qualche anno fa fallirono due fondi pensionistici.
Quello del Teatro Carlo Felice di Genova (Un fallimento da 8,643 milioni di euro con 300 persone senza pensione) e quello ben più grave della Banca Commerciale Italiana dove sono ben 22.000 le persone coinvolte nel crack.

La riforma di oggi

Va specificato che "I FALCHI" Confindustria hanno accettato, facendo cattivo viso ma buon gioco,poiché tale riforma prevede un fondo che permetta loro di accedere a prestiti a tassi agevolati. Un fondo che, entro giugno, lo stato ha provveduto a stipulare per sopperire al loro mancato finanziamento causato dal versamento del TFR nelle casse dello stato.

Ci si vorrà contestare che anche per i lavoratori sarà garantito una sicurezza ai fallimenti grazie a un altro Fondo creato appositamente, ma va specificato però, che tale copertura riguarderà solo la quota del TFR versato e non le quote volontaristiche eventualmente aggiunte.

Ciò che fa ridere(si fa per dire) è che il medesimo trattamento è stato riservato sia al fondo “Chiuso” (quelli di categoria es. COMETA, FONDAPI etc.) che a quello tipo “Aperto” (proposti da enti assicurativi, bancari ecc.). Un’altro regalo agli speculatori di borsa!!!

In pratica, ci propongono oggi di destinare il nostro TFR maturando dal 1 Luglio 2007, scegliendo tra tre modalità: “Fondi Chiusi”, “Aperti” o “PIP”. Fondi questi che ovviamente presentano aspetti positivi e negativi.

Tralasciando quelli definiti Aperti perché fanno puramente riferimento al mercato azionistico, quelli di tipo Chiuso offrono indubbiamente minor reddito ma maggior garanzia.

Una garanzia che comunque lascia il tempo che trova anche perché i capitali versati verranno comunque gestiti “con consapevolezza” dai promotori finanziari. Credo infatti che non basti sapere che circa l’80% di questi verrà principalmente investito in titoli di stato europei e non e la differenza in “titoli sicuri”.

Se questo è lo scenario che ci attende, credo che oggi i lavoratori debbano fare una scelta precisa di ammutinamento. Una scelta che vada nella richiesta di rilanciare la previdenza ordinaria, affinché si attuino politiche di risanamento dell’INPS dissanguato dallo stato.

Una riorganizzazione della previdenza ordinaria attuata anche attraverso l’unificazione de vari enti previdenziali e la regolarizzazione dei lavoratori stranieri che sono sempre più impiegati in nero nelle nostre aziende.

Una scelta questa che si può solo concretizzarsi attraverso una forte mobilitazione sociale che deve cominciare con la destinazione del TFR futuro nei fondi INPS.

La denuncia di Roberto Scorzoni e il doppio gioco di certi comodo-sindacalisti

A proposito di Cometa e riforma del TFR, la giusta denuncia di Roberto Scorzoni

Care compagne e cari compagni,nella puntata di Anno Zero del 18 ottobre 2007 si evince che la previdenza complementare, anche quella ha detta di Cremaschi "sicura" come Cometa, è stata la penultima grande truffa a danno dei lavoratori, l'ultima considero sia l'accordo su welfare e pensioni.Di seguito posterò una lettera inviata al segretario nazionale del partito al quale sono iscritto nel giugno del 2005 e cioè 2 anni prima che la truffa del silenzio assenso mietesse innumerevoli vittime tra i lavoratori incoscienti.
Ricordo a tutti che la riforma del TFR è stata presentata da Maroni col governo Berlusconi il quale disse, nel perseguire il proprio tornaconto,che si stava facendo un regalo al sindacato.Lo scippo del TFR venne poi messo nella prima finanziaria dell'attuale governo Prodi con le O.S. cgil cisl e uil che operavano come società di marketing evangelizzando i lavoratori sulla moltiplicazione dei loro soldi attraverso i fondi complementari. Sono basito come politici che mirano ad una trasformazione socialista della società adottino il silenzio assenso su questioni che riguardano l'interesse generale dei lavoratori.

La risposta del segretario della FIOM Giorgio Cremaschi

Caro Scorzoni non so se stai facendo un saldo di fine stagione delle tue lettere visto che stai spaziando un poco su tutto ti prego pero' di non offendermi, non ho mai dichiarato che cometa e' sicura e come tutta la rete ho fatto la campagna contro le adesioni l' anno scorso. Anzi penso che la rete28,di cui non ho capito se tu ti ritieni parte, fara' nuove iniziative al riguardo.
Percio' ti chiedo rispetto e correttezza e ti consiglio anche di non pensarti l' unico puro tra tutti venduti, ciao
Giorgio Cremaschi

Quello che dice Cremaschi è vero,egli fece la campagna contro le adesioni assieme alla rete 28 Aprile e vi alleghiamo anche un documento audio che lo dimostra,il punto è che poi non ha dato chiare indicazioni ai lavoratori e in qualità di segretario FIOM ha deciso di fondare COMETA che tanto dolore ha creato agli sventurati che si sono bevuti la favola dei soldi facili .
Di certo qualcosa che non torna c'è ed evidentemente dei lavoratori come Roberto che hanno il coraggio di sputargli in faccia la verità e la colpa di essere onesti ..risultano scomodi
Considerando che "il signor" Giorgio Cremaschi recentemente è candidato premier per la federazione della sinistra per le elezioni del 2013..certe cose non devono venire a galla.

Lettera aperta al compagno segretario Oliviero Diliberto

Al partito dei Comunisti Italiani Dal preambolo dello statuto del partito

“Il partito dei comunisti italiani e’ un partito di donne e di uomini che opera per organizzare gli operai, i lavoratori,gli intellettuali,i cittadini che lottano riconoscendosi nei valori della resistenza, per l’estensione e il rafforzamento delle libertà sancite dalla costituzione repubblicana e antifascista ,per trasformare l’Italia in una società socialista fondata sulla democrazia politica, per affermare gli ideali della pace e del socialismo in Europa e nel mondo esso fa riferimento al marxismo e agli sviluppi della sua cultura, alla storia e all’esperienza dei comunisti italiani e persegue il superamento del capitalismo e la trasformazione socialista della società.

Dal preambolo dello statuto, da cui non si può e non si deve prescindere, per la coerenza di chiamarci ed essere comunisti e per gli obblighi morali che ne derivano noi della sezione della vigilanza privata chiediamo al partito di assumere una posizione netta e preventiva sulla legge che regolerà il TFR.

Chiediamo che il partito indichi la via più giusta ai lavoratori e cioè che il TFR rimanga nelle loro tasche, fermo restando la libera scelta di chi vorrà farsi “privatizzare” i propri soldi che sono parte del salario a favore di lobbie sindacali, politiche e bancarie.

La scelta giusta deve essere indicata con forza nell’ambito di politiche che siano dalla parte dei lavoratori senza se e senza ma, che ci distinguono dagli altri partiti e che vadano verso il bene comune facendo in prospettiva crescere il nostro partito.

Roma, 30 giugno 2005
Roberto Scorzoni sezione vigilanza privata del pdci

Che fare?

Prima di tutto dobbiamo valutare attentamente se davvero conviene,ragionando in termini economici,se destinare o meno il nostro TFR a dei fondi pensione.
Visto e considerato la difficoltà di trasparenza e l'onesta con cui vengono trattati i nostri TFR utilizzati come si è detto precedentemente per alimentare le già fin troppo dannose speculazioni finanziarie ,consigliamo a lavoratrici e lavoratori di lasciare il TFR in azienda,in attesa di tempi più "sereni".
Comunque se proprio non si vuole rinunciare all'ebrezza dell'investimento,si devono considerare molto attentamente alcuni fattori :

-l'età del lavoratore
-la tipologia di contratto (nel caso di lavoratori precari è vivamente sconsigliato)
-l'anzianità di servizio
-il reddito percepito attualmente
-il livello di copertura del sistema previdenziale obbligatorio

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