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(12 Novembre 2003)
Il grave attentato che ha colpito il contingente italiano in Iraq era prevedibile, lo temevamo e purtroppo è accaduto.
Il nostro primo pensiero va ai famigliari delle vittime italiane ed irachene di questa grande e assurda tragedia a cui facciamo giungere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà.
Ma la solidarietà non può esimerci dal richiamare quello che abbiamo affermato da sempre: l'invio del contingente militare ha di fatto trasformato il nostro paese in una "potenza occupante".
La missione italiana non è una missione di pace, i nostri soldati sono in guerra.
Riteniamo irresponsabile e immorale mettere in gioco la vita dei giovani del nostro paese, mandati in Iraq contro la volontà del popolo italiano, a sostegno della guerra di Bush e per permettere al nostro governo di partecipare ai lucrosi contratti della ricostruzione.
Oggi più che mai è necessario ritirare immediatamente il contingente italiano prima che altri tragici episodi luttuosi si ripetano.
L'Italia deve unirsi ai paesi europei come Francia e Germania che non hanno mandato soldati e stanno adoperandosi per la rstituzione del paese agli iracheni dando pieno mandato all’Onu per gestire la difficile situazione e avviare un reale processo di democratizzazione.
Oggi più che mai è necessario che il popolo della pace si mobiliti perché cessi l’occupazione dell’Iraq e venga restituito il paese agli iracheni.
Roma, 12 novembre 2003
Un Ponte per ...
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