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Dignità operaia

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(9 Marzo 2012) Enzo Apicella
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20.11.2010 - Assemblea "La Cgil che Vogliamo" documenti/1 (documento conclusivo)

(22 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.rete28aprile.it

Lunedì 22 Novembre 2010 14:27
Documento politico conclusivo (...)

La gravità della situazione politica economica e sociale richiede una svolta che rimetta al centro la qualità, la stabilità, i diritti del lavoro.
Occorre fare della battaglia per la stabilità occupazionale, la qualificazione del Welfare,il rilancio della contrattazione,la definizione di regole certe per la democrazia e la rappresentanza sindacale il perno dell’iniziativa della CGIL per imprimere una reale discontinuità alla fuoriuscita dalla crisi.
Di tutt’altra natura le soluzioni politiche ed economiche che si stanno predisponendo, soprattutto in Europa, maggiormente esposta alla speculazione finanziaria su bilanci pubblici a forte rischio default. L’unica soluzione individuata dai Governi europei è l’arroccamento difensivo con politiche di bilancio restrittive,anziché puntare su misure per la ripresa focalizzate alla creazione di posti di lavoro, al fine di ridurre il debito pubblico tramite uno sviluppo economico solido e sostenibile. L’Europa si prepara così ad uscire dalla crisi con una riduzione secca delle prestazioni del proprio modello sociale e complessivamente dei diritti del lavoro, nell’erronea illusione di affrontare con queste scelte la sfida competitiva accelerata dalla globalizzazione.
La situazione italiana presenta maggiore criticità per gli ormai cronici ritardi strutturali e infrastrutturali, l’arretratezza del proprio modello di specializzazione produttiva,la devastazione del territorio,la gigantesca dimensione del debito pubblico, tutti problemi aggravati dalle scelte di politica economica di questo governo, marcatamente orientate alla salvaguardia del proprio blocco sociale di riferimento e alla penalizzazione costante delle condizioni materiali e dei diritti di lavoratori e pensionati.
Il taglio previsto di 300000 lavoratori pubblici, la forte riduzione delle risorse della scuola pubblica, dell’università, della ricerca, il blocco dei contratti pubblici, l’approvazione del collegato lavoro prefigurano un futuro di riduzione dei servizi per i cittadini, un’ipoteca sulla qualità dello sviluppo del Paese, una riduzione secca dei diritti dei lavoratori, la fine della contrattazione collettiva.Di questa strategia è parte integrante il rinvio delle elezioni per il rinnovo delle RSU nel lavoro pubblico.
In particolare, gli effetti del collegato lavoro saranno devastanti superando di fatto le principali tutele contrattuali collettive e giudiziarie poste oggi a difesa del lavoratore.Occorre una risposta forte che vincoli tutte le categorie a respingere esplicitamente l’arbitrato, la certificazione e la tipizzazione delle giuste cause in tutti i prossimi rinnovi contrattuali.E’ necessario, inoltre, vincolare l’intera organizzazione a respingere ogni modifica degli attuali statuti degli enti bilaterali, che dovranno in ogni caso essere sottoposti ad attenta verifica per escludere finanziamenti al sindacato.La posta in gioco è la trasformazione della natura stessa del sindacato: va dunque predisposta una strategia di vertenzialità diffusa che aiuti anche la funzione autonoma della magistratura.
La prossima Finanziaria destinerà, come pare evidente, le scarse risorse a disposizione alla scuola privata e alla tutela dei redditi alti senza nessun intervento nella lotta all’evasione fiscale e senza politiche fiscali realmente redistributive.
La gravità di queste scelte acuirà in modo intollerabile l’emergenza sociale e occupazionale già nel breve periodo, quando le contrazioni del PIL e il fragile impianto di ammortizzatori sociali renderà drammatica la condizione di migliaia di lavoratori e lavoratrici, per non dire dei giovani condannati alla disoccupazione o ad una precarietà senza prospettiva.Stesso destino per i migranti,per i quali, in aggiunta,è precario non solo il lavoro ma la stessa condizione di vita,perché costantemente sottomessi al ricatto del contratto di soggiorno,della clandestinità, dell’espulsione.
Questi gli effetti della politica economica del governo di destra, che ha accompagnato, e per certi versi offuscato, tali scelte in un costante e progressivo restringimento degli spazi dell’informazione,della democrazia, in una visione proprietaria delle stesse istituzioni repubblicane.
Segno evidente degli effetti barbarici dell’azione di questo governo è la legge Bossi Fini, ulteriormente peggiorata dall’introduzione del reato di clandestinità che produce, tanto più a fronte della crisi occupazionale condizioni di sfruttamento se non di vera e propria schiavitù,oggettivamente favorendo operazioni truffaldine ai danni dei lavoratori migranti.
E’ per questo che è nostra convinzione radicata che il Governo Berlusconi debba andare a casa e che non ci sia spazio per le fantasiose alchimie declinate in questi giorni di accelerazione della crisi politica.
Al complessivo decadimento della politica si accompagna una rinnovata crudezza delle scelte imprenditoriali.
La destrutturazione del contratto nazionale attraverso disdette e deroghe,l’attacco ai diritti sindacali e all’esercizio democratico della rappresentanza nei luoghi di lavoro operati da Fiat e Federmeccanica e avallati dalla Confindustria rappresentano un ritorno indietro e un rischio concreto di effetto domino sul complesso del mondo del lavoro.
In questo contesto, determinato dalle posizioni imprenditoriali e dalle scelte del governo, nel pieno di una conclamata crisi politica, nella profonda diversità di posizioni di merito con le altre organizzazioni sindacali, senza nessuna regola democratica di validazione degli accordi, riteniamo sbagliata e impercorribile la scelta di un “patto sociale”.
Tutto questo in assenza di una discussione e di un mandato circa le posizioni con le quali la CGIL si presenta a tale confronto.
Non si tratta di aver paura del confronto, ma di sapere che in questo contesto la trattativa non può che avvenire sul terreno e sui contenuti determinati e dichiarati esplicitamente dalle controparti,in uno scenario politico quanto mai incerto e confuso e dagli imprevedibili sbocchi.
E’ per questo che l’Assemblea dell’Area Programmatica La CGIL che Vogliamo è impegnata in diffuse iniziative e ampia mobilitazione, a partire dal livello territoriale, contro il patto sociale. Occorre sospendere il confronto e avviare un’ampia e partecipata discussione negli organismi e tra i delegati per definire la piattaforma della CGIL .
Prioritariamente è necessario definire le regole della rappresentanza e della democrazia per impedire ulteriori accordi separati e consentire attraverso lo strumento referendario la libera espressione dei lavoratori e delle lavoratrici.
In caso di sottoscrizione del patto sociale,l’Assemblea è riconvocata d’urgenza in seduta straordinaria per decidere le iniziative da assumere.
L’Assemblea, dopo la straordinaria giornata del 16 ottobre, è impegnata nella piena riuscita della manifestazione del 27 Novembre e ritiene indispensabile dare continuità alla mobilitazione, annunciando già in questa occasione la proclamazione di uno sciopero generale da definire in relazione all’evolversi della crisi politica.

Rete del 28 aprile per l'indipendenza e la democrazia sindacale

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