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Attacco alla USS Liberty

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(8 Giugno 2012) Enzo Apicella
Il 9 giugno 1967, durante la guerra dei sei giorni, i caccia israeliani colpiscono una nave spia della marina Usa: 37 morti e 170 feriti.

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Israele-egitto: al via lavori muro antimigranti

La barriera è lunga 240 km ed impedirà agli africani che attraversano il Sinai di entrare in Israele. Nel settore nord si collegherà al muro che l’Egitto sta costruendo lungo il confine con Gaza

(22 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Israele-egitto: al via lavori muro antimigranti

foto: www.nena-news.com

Roma, 22 novembre 2010, Nena News – Sono partiti questa mattina i lavori di costruzione del muro antimigranti lungo il confine fra Egitto ed Israele finalizzato a bloccare gli africani in cerca di lavoro e di una vita migliore che provano ad entrare clandestinamente nel territorio israeliano. Secondo le stime della stampa, dall'inizio del 2010 sono entrate illegalmente in Israele circa 12 mila persone e il numero mensile di ingressi sarebbe in aumento. Nella parte settentrionale la nuova barriera si collegherà a quella costruita dall'Egitto lungo il confine fra il Sinai e la Striscia di Gaza. Per il completamento dei lavori il governo di Benyamin Netanyahu ha stanziato 1,35 miliardi di shekel, circa 270 milioni di euro.

Il nuovo muro – che si aggiunge a quello che Israele sta costruendo dal 2002 nella Cisgiordania palestinese e intorno a Gerusalemme Est - sorgerà su 110 dei 240 chilometri di confine con l’Egitto. Nella parte rimanente Israele installerà sensori e strumenti ottici e rafforzerà i pattugliamenti di polizia ed esercito. L’obiettivo, aveva spiegato nei mesi scorsi il ministro per la sicurezza interna Yitzhak Aharonivic, è quello di impedire l’ingresso nel deserto del Neghev di profughi di guerra e di emigranti africani provenienti dal Sinai. Secondo Aharonivic ogni mese entrano illegalmente in Israele circa 1.200 migranti africani, quasi sempre con l’aiuto prima di beduini egiziani e poi di quelli israeliani.

Un movimento lungo il confine che il premier Netanyahu intende fermare ad ogni costo, visto che qualche mese fa arrivò a descrivere l’ingresso dei migranti «una minaccia all’esistenza di Israele quale Stato ebraico». Gli africani che riescono ad entrare in Israele peraltro sono i sopravvissuti al fuoco della guardia di frontiera egiziana. Secondo dati ufficiali ma quasi certamente sottostimati, solo nel 2007-08 sul lato egiziano del confine sono stati uccisi una quarantina di africani. Lo scorso anno una trentina. «Il numero delle vittime è molto più alto – dice Sigal Rosen, portavoce della Ong israeliana “Hotline for Migrant Workers” – sono convinta che tanti altri migranti siano stati colpiti a morte ma non riusciamo a saperlo perchè le autorità egiziane non lo dicono. E non dimentichiamo che tanti altri vengono feriti o arrestati».

Soldati e poliziotti israeliani non restano a guardare, anche se lo Stato ebraico ha firmato le convezioni internazionali sull’asilo politico. I migranti catturati nel Neghev – tranne un numero limitato di quelli provenienti dal Darfur – vengono immediatamente rispediti in Egitto dove, dopo un processo sommario e una detenzione durissima sono obbligati a tornare nei loro paesi d’origine, nella migliore delle ipotesi. «La carneficina si è aggravata nel 2007 – spiega Sigal Rosen – quando Israele ha fatto la voce grossa con il Cairo affinché venissero fermati gli ingressi clandestini di sudanesi e altri africani. L’Egitto da allora applica misure durissime con il plauso dei governanti israeliani». Coloro che si avvicinano al confine israelo-egiziano perciò rischiano la vita. Non importa se fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla morte. A nulla sono serviti appelli a fermare le uccisioni rivolti da Amnesty International e Human rights watch all’Egitto e a Israele.

Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, da 2 a 3 milioni di cittadini sudanesi, in buona parte migranti ma anche rifugiati in fuga, si trovano in Egitto. L’aumento dei morti alla frontiera tra Israele e l’Egitto peraltro indica un mutamento delle rotte della migrazione africana, dopo che la strada verso l’Europa si è fatta più difficile, anche a causa degli accordi tra Italia e Libia. Per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, gli eritrei lo scorso anno rappresentavano il gruppo nazionale più numeroso tra i migranti che cercano di entrare in Israele.(red) Nena News

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