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(15 Novembre 2010) Enzo Apicella
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Lavoro nero a Roma

(15 Novembre 2003)

Nella capitale gli "smorzi" sono una cosa quasi mitica. Stanno lì da dieci anni, ogni mattina gli stranieri - ieri prevalentemente gli albanesi, oggi i romeni e i moldavi - si ritrovano in tre punti della città, accanto ai depositi di cemento (appunto, gli "smorzi") verso le sei e mezza di mattina: sulla Palmiro Togliatti, zona Cinecittà, sulla Cristoforo Colombo e a Tor di Quinto. Sotto gli occhi di tutti si radunano in trenta o quaranta, se sono presenti due nazionalità contemporaneamente si raggruppano su lati diversi della strada, e aspettano che passi una macchina o un camioncino con a bordo il caporale di turno. Nelle modalità, il meccanismo non è molto diverso dalla prostituzione: si ferma una macchina, si tratta dal marciapiede al finestrino, 40 o 50 euro per una giornata di lavoro di dieci o dodici ore. Viene valutata la prestanza fisica, per capire chi può dedicarsi con efficacia ai lavori pesanti. E' questo il principale canale di reclutamento dei lavoratori stranieri nell'edilizia romana, un settore che non conosce crisi. Gli operai regolari nel Lazio sono circa 55 mila, ma secondo le stime della Fillea Cgil, il sindacato dei lavoratori edili, altrettanti sono quelli al nero, di cui circa 15 mila stranieri. L'irregolarità è una vera piaga, il rapporto dell'Ispettorato del lavoro del 2002 racconta che il 55% delle aziende utilizza lavoro al nero. Il 26,5% degli immigrati è risultato lavorare irregolarmente, il 19,4% è risultato non in regola con il permesso di soggiorno.

L'ultima novità degli "smorzi" sono i caporali stranieri. Gente che, fino a poco tempo fa, aspettava la benedizione di un lavoro a cottimo, è passata dall'altra parte. Incentivati dalle imprese per cui hanno lavorato, si sono messi in proprio e sono diventati l'ultimo anello della catena dei subappalti. Ieri abbiamo visto arrivare un peruviano, ma Dimitri ci parla anche di "arabi". "Meglio degli italiani - dicono - è difficile che non paghino, sanno che vuol dire".

Spesso sono utilizzati anche dai privati cittadini, che lì si riforniscono di operai a basso costo per fare qualche ristrutturazione in casa, o magari per riordinare il giardino. E' un vero supermarket, alla luce del sole, di materiale umano sottocosto e ricattabile. E non è che non ci siano i controlli. La polizia va ogni tanto a prelevarli, li porta alla centrale, controlla che non siano ricercati per qualche crimine, gli prende le impronte digitali così da poterli controllare, e poi li rilascia, liberi di andarsi a fare sfruttare sulla strada. Nessuna collaborazione richiesta per incastrare le imprese, né per rintracciare le famose "agenzie di viaggio" che assicurano a romeni e moldavi un viaggio e un visto per l'Italia. I romeni pagano circa 600 euro, per i moldavi il prezzo è più alto: 2.500 euro. Un business succulento che ultimamente è stato condito con la regolarizzazione.

Centro di Documentazione e Lotta

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