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Il cairo: circo elettorale colora la citta'

Pareti tappezzate dai manifesti elettorali, feluche con altoparlanti ma anche violenze, intimidazioni della polizia, denunce di brogli e irregolarità. Il racconto della giornata di voto nella capitale egiziana e nel resto del paese nel servizio speciale per Nena News di Azzurra Meringolo

(29 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Il cairo: circo elettorale colora la citta'

foto: www.nena-news.com

Il Cairo, 28 dicembre 2010 (foto di Azzurra Meringolo), Nena News - Da qualche giorno il Cairo sembra essere stato invaso da una compagnia circense. Nelle quarantotto ore precedenti alle elezioni parlamentari che si sono svolte oggi, le pareti dei diversi quartieri sono state frettolosamente tappezzate da poster che rappresentano i diversi candidati ai seggi, nella maggior parte appartenenti al Partito Nazional Democratico – Pnd - del presidente Hosni Mubarak. Ad annunciare che lo spettacolo elettorale stava per iniziare sono state non solo auto psichedeliche con giravano per la città sommandosi al quotidiano assordante rumore, ma anche altoparlanti piazzati su feluche che hanno navigato il Nilo ripetutamente, anche quando il regolamento elettorale richiedeva la sospensione della propaganda elettorale. E mentre i camion della polizia si avvicinavano silenziosamente ai seggi elettorali, il governo ha anche pensato di approfittare dell’evento per pulire le strade, il tutto per accogliere degnamente tutti gi ospiti che, più da fuori che da dentro, si apprestavano a guardare il teatrino elettorale egiziano.

Questa mattina poi la città si è svegliata in modo surreale: silenziosa, calma, pacata e persino ordinata. Secondo quanto denunciato da Mohammed Saaed, portavoce dei Fratelli Musulmani per i collegi di Giza e Dokki, numerosi seggi, soprattutto – guarda caso - quelli dove corrono i pochi candidati dell’opposizione, hanno aperto in ritardo, segno che il processo elettorale non sarebbe stato del tutto regolare. Sospetti di irregolarità vi erano già alla vigilia ed erano aumentati sabato sera quando alcuni testimoni oculari avevano comunicato al quotidiano liberale Al Masry al Youm di aver visto membri delle forze di sicurezza trasportare scatole piene di proiettili all’interno di una stazione delle polizia nelle vicinanze di Heliopolis, quartiere nella prima periferia della capitale.

E per confermare i sospetti sulla condotta della polizia non si è dovuto aspettare tanto. I primi atti di violenza si sono registrati di prima mattina a Mansura, di fronte alla scuola di Nasserya, dove la polizia si è scontrata con i sostenitori del candidato dei Fratelli Musulmani che correva in quel collegio. Secondo quanto riportato dai media locali, sempre in mattinata, a Port Said sarebbe stato arrestato Mohammed Shaaer, attuale membro del parlamento e candidato per la fratellanza.

A Samannoud, Gharbiya, la polizia si è servita di lacrimogeni per sciogliere un sit in di sostenitori di un altro candidato, sempre della fratellanza, che si erano riuniti davanti al seggio per protestare contro il governo che aveva reso loro impossibile registrarsi agli elenchi elettorali e quindi esercitare il loro diritto di voto.

E la polizia non si è scontrata solo con sostenitori della fratellanza, ma, come mostrano gli avvenimenti accaduti a Shubra, importante quartiere cairota, anche con i sostenitori di candidati del Wafd, altro partito di opposizione.

Più passano le ore, più la lista dei casi di violenza registrati si allunga grazie soprattutto alla collaborazione di quanti, tra la società civile, hanno deciso di aderire alle iniziative lanciate da alcuni gruppi di opposizione,che, non confidando con il monitoraggio organizzato dal regime, hanno chiesto ai cittadini stessi di monitorar il processo elettorale e ogni irregolarità riscontrata. Ed è forse questa l’unica importante novità di queste elezioni. Sono almeno quattro i siti attraverso i quali questa iniziativa di monitoraggio popolare si sta organizzando. I cittadini scrivono mail, inviano messaggi dai cellulari, spediscono foto e testimonianze nelle quali denunciano ogni tipo di irregolarità. I messaggi più comuni parlano di intimidazioni subite nei giorni precedenti alle elezioni, difficoltà di iscrizione nei registri elettorali e irregolarità nella distribuzione delle schede, ma c’è anche chi ha denunciato di aver ricevuto offerte per vendere il suo voto per la generosa cifra di 100 sterline (meno di quindici euro) alle quale si sommavano due chili di carne.

Il governo,evidentemente intimorito da questa iniziativa popolare, ha quindi deciso di intervenire per contenere l’attività di monitoraggio popolare. Per farlo ha oscuratore Shahid 2010, uno dei siti gestito dalla fratellanza per monitorare il voto. Ciononostante, l’operazione di monitoraggio continua ad andare avanti e nella sfera virtuale si trova di tutto. Ed è sempre nel mondo cibernetico che si ha accesso all’unica reale copertura di quello che sta accadendo all’interno del paese, visto che il regime ha anche imposto il silenzio stampa sulla copertura delle votazioni e, nelle settimane che hanno preceduto l’evento, ha stretto la corda attorno alle voci dissenzienti rimaste in circolazione. I giornalisti si sono visti negato il permesso di entrare ai seggi e lo stesso è accaduto ai rappresentanti di importanti organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani.

Tra i pochi che hanno trovato qualcuno che gli piacesse al quale dare il loro voto, numerosi sono stati quelli muniti di cellulari con videocamere con le quali hanno fotografato quello che accadeva all’interno dei seggi per poi renderlo visibile a tutti su Facebook o su altri social networks. Quello che evince è che in questo clima circense, dove tutto sembra una farsa e i cittadini appaiono ingabbiati in un sistema senza uscita, esiste sì un regime, rappresentato in primis dal suo intramontabile raís, che non mostra alcuna intenzione di cambiare o modernizzarsi, ma esistono anche cittadini, stanchi di questo sistema stagnate, che stanno cercando di rompere, con strumenti innovativi e quindi anacronistici per il governo, il muro di silenzio che da anni dà man forte alla stabilità del regime. Nena News

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