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Il fumo e l'arrosto. Dentro le rivelazioni di Wikileaks

(29 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Il fumo e l'arrosto. Dentro le rivelazioni di Wikileaks

foto: www.radiocittaperta.it

E' iniziata come prevedibile attraverso il contagocce delle informazioni la campagna mediatica del sito Wikileaks, il quale ha annunciato la pubblicazione di circa 280.000 files riservati spediti al Dipartimento di Stato USA dalla rete delle ambasciate USA nel mondo. Il fatto o la notizia se volete sta in questo. Altra storia sono le sue conseguenze.
In questi files che raccolgono i resoconti dei vari addetti diplomatici (gran parte dei quali sono in realtà operativi dei vari servizi segreti), emerge l'idea che l'amministrazione USA ha dei propri alleati. Ed è quindi su questo aspetto che le tensioni e le contraddizioni saranno più pesanti.
Conoscere infatti cosa pensi l'amministrazione USA dell'Iran o della Cina è abbastanza prevedibile ma relativamente interessante. Così come le valutazioni di Elisabeth Dibble - incaricata d'affari dell'ambasciata USA in via Veneto a Roma - sul governo Berlusconi, non aggiungono molto a quanto già conoscevamo fin troppo bene e fin nei dettagli. Che gli USA non gradissero affatto l'accordo sul corridoio energetico Southstream tra ENI e Gazprom non è certo novità; che non gradissero le relazioni "speciali" tra Berlusconi, Putin, Gheddafi neanche; sul fatto che il cavaliere fosse un puttaniere si trovano più notizie sui rotocalchi italiani che nei files segreti dell'ambasciata USA. Anzi sembra proprio che queste rivelazioni giungano tardive e in qualche modo funzionali alla guerra intestina nel centro-destra scatenata dai finiani.

Diverso è invece l'impatto di questi files sulle alleanze internazionali significative per gli USA, soprattutto in Medio Oriente. Il fatto che il governo israeliano non mantenga mai le promesse nonostante il fascino dei suoi dirigenti; che gli USA abbiano finanziato il PKK curdo in opposizione al nuovo governo turco accusato di sostenere Al Qaeda, che la stessa Arabia Saudita continui a finanziare Al Qaeda mentre chiede di bombardare e di levarsi di torno il pericolo iraniano, che il governo alleato afghano sia connesso al narcotraffico, non sono proprio bruscolini.
Da questi files emerge chiaramente come gli Stati Uniti non si fidino mai dei propri alleati e pertanto di come siano rapidamente disposti a eliminarli quando il contesto geopolitico lo richiede dopo averli dichiarati "nemici dell'umanità". E' accaduto in America Latina (vedi Noriega a Panama o Fujimori in Perù), è accaduto con i Talebani o con Osama Bin Laden, è accaduto con l'Iraq o con Shevarnadze in Georgia. Tra rimozioni forzate, rivoluzioni colorate o aggressioni militari, la sorte degli alleati degli USA è dunque ben pericolosa. In questo senso l'effetto dei files resi pubblici da Wikileaks può incidere pesantemente nelle relazioni internazionali degli Stati Uniti.
Nei prossimi giorni assisteremo ad uno stillicidio di nuove rivelazioni, smentite, imbarazzi, tentativi di depotenziamento o di manipolazione che andranno letti tra le righe con il vantaggio che non occorrerà dedurre le cose dalle felpate parole della diplomazia quanto dal ruvido e diretto linguaggio con cui gli incaricati delle ambasciate riferiscono sulle singole realtà ai loro referenti superiori. Ma anche su questi occorrerà fidarsi più delle propria capacità di fare le connessioni piuttosto che affidarsi alla parzialità di documenti riservati ma non sempre segreti, indicativi ma non decisivi, in alcuni casi addirittura scontati.
Sarà interessante piuttosto verificare quanto nei circa 3.000 files che riguardano le relazioni tra Stati Uniti e Italia si riuscirà ad andare indietro nel tempo. Sapere qualcosa di più sulla strage di Ustica (1980) o Sigonella (1985), sulla crisi politica di Tangentopoli e l'avvio delle privatizzazioni strategiche in Italia (1992-1993), sulla decisione di Ciampi di non consentire l'uso degli aereporti italiani agli aerei radar USA (1993), allo scatenamento dell'aggressione alla Jugoslavia (1998/1999) e poi sulla base militare di Vicenza o sul sequestro da parte della CIA di Abu Omar. Insomma ci basterebbe avere un'idea degli ultimi trentanni per verificare quanto il progetto della Seconda Repubblica è stato funzionale o dissonante dagli interessi delle amministrazioni USA. Ma non c'è solo questo. Indiscrizioni affermano che alcuni files risalgono al 1966. La strategia delle stragi di stato e della Guerra a Bassa Intensità contro la sinistra in Italia comincia proprio in quell'anno. Su quei tragici fatti nel nostro paese pesano ancora il segreto di stato e la tattica del depotenziamento per via giudiziaria. Verificheremo presto - speriamo - se le rivelazioni di Wikileaks sull'Italia oltre il fumo offriranno anche l'arrosto.

Contropiano

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