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Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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Il grande regista Mario Monicelli è morto

Ma prima di andarsene ha lasciato un messaggio di liberta’ e di lotta: “come finisce questo film ? Non lo so. Io spero che finisca con quello che in italia non c’e’ mai stato: una bella botta; una bella rivoluzione.”

(1 Dicembre 2010)

Il regista di, Guardie e ladri, La grande guerra, I soliti ignoti, Brancaleone da Norcia, Un borghese piccolo piccolo e tanti altri capolavori ha deciso di dire basta, in modo dignitoso, rinunciando volontariamente ai brandelli di vita che gli restavano.

E’ stato un grande, sempre, fino all’estremo gesto finale. Raccogliamo il suo messaggio di rivolta contro le umiliazioni a cui un governo senza ritegno vuole costringere i giovani e la cultura nel nostro paese.

Gli italiani, gli intellettuali, gli artisti, sono poco coraggiosi? Sì, lo sono sempre stati. Sono stati vent’anni sotto un governo fascista, ridicolo, con un pagliaccio che stava lassù. Avete visto quello che ha combinato. Ci ha mandato l’Impero, le falangi romane lungo Via dell’Impero; ha fatto le guerre coloniali, ci ha mandato in guerra. Eravamo tutti contenti, che c’era uno che guidava lui, pensava lui, “Mussolini ha sempre ragione”, tutti stavano “bòni e zitti”. Adesso il grande imprenditore ha detto: «Lasciatemi governare, votatemi, perché io mi sono fatto da solo, sono un lavoratore, sono diventato miliardario, vi farò diventare tutti milionari».

Benissimo, hai voglia: sono 15 anni che aspettano e credono. Gli italiani sono fatti così: vogliono che uno pensi per loro. Se va bene, va bene. Se va male, poi lo impiccano a testa sotto. Questo è l’italiano. Gassman e Sordi ne “La Grande Guerra”? Avevano una loro spinta personale, un orgoglio, una dignità della persona che noi abbiamo perso, completamente.

Ormai nessuno si dimette, siamo tutti pronti a chinare il capo pur di mantenere il posto, di guadagnare. Pronti a sopraffarci, a intrallazzare. Uno la prima cosa che fa è di mettersi d’accordo con un altro per superare le difficoltà. Non c’è nessuna dignità, da nessuna parte. E’ proprio la generazione che è corrotta, malata, che va spazzata via. Non so da che cosa, non so da chi. O meglio: lo saprei. Ma lasciamo andare.

La speranza è una trappola. Una brutta parola, non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni, quelli che ti dicono «state buoni, zitti, pregate, che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell’aldilà, perciò adesso state buoni, tornate a casa – sì, siete dei precari, ma tanto fra 2-3 mesi vi assumiamo ancora, vi daremo un posto. State buoni, abbiate speranza». Mai avere la speranza. La speranza è una trappola, è una cosa infame, inventata da chi comanda.

Come finisce questo film? Non lo so. Io spero che finisca con quello che in Italia non c’è mai stato: una bella botta, una bella rivoluzione. C’è stata in Inghilterra, in Francia, in Russia, in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, che è trecent’anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice. E’ doloroso, esige anche dei sacrifici. Se no, vada alla malora – che è dove sta andando, ormai da tre generazioni.


(dichiarazioni rilasciate a “Rai per una notte”, edizione speciale della trasmissione “Annozero” di Michele Santoro, dal PalaDozza di Bologna, 25 marzo 2010).

«Succederà che questo schermo rimarrà nero, senza immagini, senza parole. Succederà che i lavoratori di domani di cinema e televisione non avranno un futuro. Perchè si sta tagliando il loro presente. Perchè‚ si stanno negando i loro diritti di studenti. Succederà che l'unica scuola di cinema e televisione pubblica in Italia perderà materie fondamentali. E succederà anche che non sarà l'unica. Ragionieri, geometri, agrari,educatori, ricercatori tutti nella stessa barca,anzi, tutti parte di una nuova armata Brancaleone. Spingere con la forza e non tacere. Dovete usare la vostra forza per sovvertire, protestare. Fatelo voi che siete giovani. Io non ho più l'età».

3 giugno 2010 Rivolto agli studenti dell'Istituto di Stato per la Cinematografia e la televisione 'Roberto Rossellini di Roma, li ha invitati a ribellarsi. (Fonte ANSA)

Grazie per la speranza che ci lasciato e che non morirà con te.

Associazione Culturale CASA ROSSA

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