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In avanscoperta col cappuccio inglese

(30 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

In avanscoperta col cappuccio inglese

foto: www.cattolicesimo-reale.it

Ha suscitato un’infinità di discussioni, interpretazioni, anche ingenui entusiasmi in campo cattolico, la dichiarazione di Benedetto XVI sulla possibilità di ricorrere in qualche caso particolare (l’unico citato è il rapporto mercenario) a quello che la morale cattolica chiamava secoli fa il “cappuccio inglese”.

L’eccezione e la regola

A raffreddare gli entusiasmi non è bastato far notare (vedi anche l’articolo di Cecilia Calamani ripreso nelle “Segnalazioni” col titolo Benedetto preservativo), le ben poche novità di una eccezione che pare confermare la regola …

Benedetto XVI par consentire all’uso del preservativo nel caso del prostituto/a. Ma in generale e nei casi da sempre oggetto di discussione fra i teologi morali, cioè quelli di un rapporto sessuale in seno al matrimonio, o nel quadro di una relazione affettiva, quando si ricorre al preservativo per evitare malattie o gravidanze indesiderate, economicamente insostenibili, fisicamente pericolose per la donna? Su questo Benedetto tace, anzi fa capire che la dottrina sulla contraccezione (preservativo e non solo) non è cambiata. Sicché tutto si ridurrebbe al fatto abbastanza comico che, quando stai già peccando di tuo (perché è certo peccato per un cattolico il rapporto con una prostituta/o) puoi usare il preservativo tanto, peccato più peccato meno, all’inferno vai comunque e almeno fai meno danno…

E tuttavia proviamo a ipotizzare che l’intervista di Benedetto sia un modo per “preparare il terreno”, una apertura felpata a una svolta reale, magari solo limitatamente ai casi in cui preservativo sia necessario non già (mai sia!) per evitare figli poco graditi o non sostenibili economicamente, ma per sfuggire al contagio (che è il motivo per cui consigliano il “cappuccio inglese”, in Africa, anche suore e preti cattolici alle prese con l’AIDS). Un’apertura che a quel punto sarebbe difficile non estendere a tutti i contraccettivi quando servano a evitare la morte (anche per gravidanza oltre che per contagio).

Ma se cambia la regola?

Ebbene, anche se si trattasse di un’apertura alla contraccezione solo in questi limiti ristretti, sarebbe comunque una svolta di 180 gradi rispetto a una linea immutata da secoli secondo la quale, come spiegò il collegio cardinalizio nel 1842 e poi nel 1851, consentendo al rapporto con un marito che “riveste il proprio membro con un ‘cappuccio inglese’”, la moglie “si renderebbe complice di un delitto abietto”. “La moglie”, rincarava nel 1950 il Vicariato di Monaco, “non deve usare mezzi contraccettivi neppure come ‘legittima difesa’, ad esempio per proteggersi da un marito affetto da malattie sessuali… che porterebbero la donna a correre un evidente rischio di vita”.

E, soprattutto, queste posizioni criminali, responsabili della morte di un numero imprecisato di devote cattoliche, hanno avuto l’avallo “infallibile” dei papi novecenteschi a partire da Pio XI nell'enciclica Casti connubii del 1930: “poiché l'atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell'usarne lo rendono studiosamente incapace di questa conseguenza, operano contro natura, e compiono un'azione turpe e intrinsecamente disonesta. Non reca perciò meraviglia se la Maestà divina, come attestano le stesse Sacre Scritture, abbia in sommo odio tale colpa nefanda e l'abbia talvolta castigata con la pena di morte”.La contraccezione, insiste Pio XI, non è permessa neppure per una "ragione gravissima" come la salute fisica della madre. E il 12 settembre 1958 Pio XII vieta allo stesso modo i contraccettivi anche se usati per evitare all’organismo “le conseguenze di una gravidanza che esso non può sopportare”. Sulla stessa linea Paolo VI che nel 1968 con la Humanae vitae ribadì il divieto assoluto della pillola reiterato nel 1980 dall’allora vescovo di Monaco Ratzinger e nel 1981 daGiovanni Paolo II nella Familiaris consortio: ”la contraccezione è da giudicare, oggettivamente, così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata”. Analogamente, Giovanni Paolo II affermò che all’AIDS si possono opporre come soli antidoti la “fedeltà” e la “castità”. Così, il Vaticano si attivò presso governi “amici” per scoraggiare o impedire campagne sull’uso del preservativo. Posizione ribadita, nel recente viaggio in Africa da Benedetto XVI, col plaudente consenso dei “progressisti” di “Nigrizia” o “Famiglia cristiana”.

O preservativo o infallibilità

E’ evidente che una qualsiasi apertura sostanziale contraddice una linea ribadita con pervicacia da tanti papi. Benedetto, di conseguenza, si trova a dover scegliere fra tener fermo qualcosa che al buon senso di molti cattolici appare un’assurdità se non un crimine, o spiegare come la Chiesa può cambiare una dottrina fatta rispettare per secoli a costo della vita di tante donne e dirsi ancora maestra infallibile di verità, rappresentante di Dio in terra.

Preso fra l’incudine del preservativo (che si presenta come una scelta non più rinviabile pena la perdita di consensi e credibilità specialmente in Africa) e il martello dell’infallibilità, su cui poggia l’autorità papale, Benedetto XVI potrebbe aver pensato di sfuggire alla stretta sgattaiolando per la via obliqua dell’intervista e del preservativo “eccezionale”. Un modo per abituare all’idea i cattolici conservatori e dare qualche boccata di speranza a quelli progressisti, in attesa di modificare cautamente la dottrina senza darlo a vedere…come è stato fatto con la libertà di coscienza e di culto – per secoli avversate dalla Chiesa a suon di roghi e oggi proposte come una rivendicazione da sempre essenziale del cattolicesimo.

cattolicesimoreale.it

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