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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Lettera aperta ai compagni e alle compagne del PRC di Milano

Cacciare berlusconi, ma non per governare con prodi

(17 Novembre 2003)

La Direzione Nazionale ha deciso un percorso di consultazione sulla svolta filo ulivista intrapresa nella primavera scorsa. Purtroppo la consultazione si ridurrà alla ricerca di una legittimazione: in alcune federazioni vi sarà solo il pronunciamento dei comitati federali, in altre vi saranno attivi di circolo, ma con modalità molto confuse.

A Milano, per esempio, verrà illustrata solo la posizione di maggioranza. Il motivo ufficiale è: ''Vogliamo evitare lo scimmiottamento di un congresso''. Nel congresso, come è noto, vi sono dei documenti, degli emendamenti e l'elezione degli organismi dirigenti in funzione dei voti espressi. Non è questo il caso: si confonde ''congresso'' con ''democrazia'', cioè confronto democratico fra diverse posizioni con pari legittimità.

Purtroppo qui la situazione è ancora più confusa: all'interno della stessa maggioranza non c'è accordo nemmeno sulla svolta. Qualcuno sostiene addirittura che non ci sia stata alcuna svolta (sarebbe tutta un'invenzione della stampa borghese!), altri che la svolta c'è stata e va razionalizzata, altri che la svolta c'è stata e che non va bene, altri ancora che c'è stata e bisogna agire con maggiore cautela...Su che cosa si discuterà con queste premesse?

I compagni dell'area Progetto Comunista sono radicalmente contrari all'apertura all'Ulivo per i seguenti motivi:

1) L'Ulivo di oggi non è certo diverso da quello con cui abbiamo rotto nel 1998. Bertinotti ha provato a motivare la svolta con un presunto cambiamento dell'Ulivo, permeato dal vento dei movimenti. L'argomento è stato abbandonato perché manifestamente insostenibile: l'Ulivo è favorevole alle cosiddette missioni di pace (vedi Afghanistan), vi sono dichiarazioni del 2003 di Rutelli e di Treu favorevoli alle gabbie salariali, di Bersani e di Prodi favorevoli al taglio delle pensioni (la divergenza con Berlusconi è nel modo) e alle privatizzazioni (in polemica con Tremonti, troppo statalista!).

2) L'Ulivo non è altro che il centro liberale: i partiti che lo compongono sono partiti liberali, magari con qualche appendice socialdemocratica (PDCI e una sinistra DS sempre più allo sbaraglio). Il loro tentativo è quello di fornire alla Confindustria, alla Confcommercio, ai principali capitalisti italiani, un'alternativa al governo inaffidabile, personalistico, incapace della Casa delle Libertà. Il loro boicottaggio del referendum sull'art.18 non può essere già stato dimenticato!

3) In questi anni il PRC ha sostenuto che il primo vero atto della rifondazione è stato la rottura con Prodi. Si denunciarono le malefatte e i crimini dei governi D'Alema e Amato. Russo Spena e Di Lello denunciarono D'Alema per ''attentato contro la Costituzione'' e ''strage'' per i massacri in Yugoslavia. Nel 2001 non si giunse a un accordo elettorale sostenendo che non volevamo l'unità a tutti i costi. Oggi, invece, riesumiamo l'argomento della pericolosità delle destre e delle ''pressioni del popolo della sinistra'' per arrivare a un accordo con 3 anni di anticipo sulla scadenza elettorale. Nel 2001 non si poteva prevedere la pericolosità delle destre?

4) Nella prospettiva di un'unificazione del centro liberale in un unico partito il PRC dovrà porsi il problema, almeno per le consultazioni col sistema maggioritario, della costituzione di un cartello elettorale con le forze che non parteciperanno a quell'opposizione: PDCI, verdi, Socialismo 2000 verosimilmente. E' questa la ''sinistra di alternativa'' che emergeva come prospettiva dal congresso di Rimini? O, piuttosto, è l'unità a sinistra proposta più volte da Cossutta e Diliberto?

5) Qualcuno nella maggioranza apprezza la svolta, riconosce che di svolta si tratti, ma chiede che si giunga a un accordo su precisi punti programmatici. La storia della collaborazione dei PC ai governi borghesi non ha insegnato nulla. Per esempio: come sono state realizzate le 35 ore in Francia? A favore dei lavoratori o dei padroni? E quanto ha giovato al PCF stare in quel governo?

6) Bertinotti prova a sostenere che la presenza di ministri comunisti in un governo potrebbe rappresentare una garanzia per i movimenti e potrebbe garantire loro quei risultati che finora sono mancati. L'argomento della sponda ai movimenti era stato già utilizzato nel 1996: il periodo del primo governo ulivista è stato quello di maggior tregua sociale. La necessità di avere ministri comunisti per produrre dei risultati è smentito dal governo Lula, dove la presenza di ministri comunisti, a volta di estrema sinistra (come quello dello sviluppo agricolo Rossetto, della stessa area internazionale di Maitan e Malabarba), non porta a nulla se non al governo degli interessi del grande capitale. I Sem Terra continuano a dovere occupare delle terre, a subire la crescente repressione della polizia e degli squadroni della morte.

7) Non si può contemporaneamente sostenere che ''non esistono più spazi per le riforme'' e partecipare a un governo che dovrebbe fare le riforme che non si possono fare. Il centro sinistra dei primi anni '60 ha fatto le nazionalizzazioni, l'attuale centro sinistra attacca Berlusconi perché fa troppo poche privatizzazioni. Progetto comunista è per l'autonomia dei comunisti dalla borghesia, e rifiuta il loro accodamento come ultima ruota sinistra del carro delle contro riforme.

Per finire: la svolta c'è stata? Noi già dal Congresso di Rimini abbiamo sostenuto che l'approdo del gruppo dirigente sarebbe stato questo. Quindi, in questo senso, svolta non c'è stata. Tuttavia, per chi ha creduto che la linea del congresso fosse quella di costruire una forte sinistra alternativa per ''rompere la gabbia dell'Ulivo'' e per scindere un centro sinistra che si giudicava ormai ''morto'', svolta c'è stata, eccome. Una svolta che i compagni hanno letto sui giornali, che non è stata mai discussa da nessun organismo dirigente, tantomeno, quindi, dai compagni di base. Per questo motivo abbiamo chiesto un congresso anticipato.

I compagni di Progetto comunista della Federazione di Milano

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