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(24 Novembre 2011) Enzo Apicella

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30.11.10 - Fiat Mirafiori - Cremaschi ANSA

(30 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.rete28aprile.it

Martedì 30 Novembre 2010 17:47 "Ricordo che il Comitato Centrale della Fiom ha respinto formalmente il modello della Newco. Quindi non credo che ci sia nessuna possibilità che la Fiom tratti su questa base". (...)

Lo afferma Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato Centrale della Fiom.

"La newco è un obbrobrio - osserva Cremaschi - sindacale e industriale. Non ha alcuna giustificazione produttiva perché si fa solo o per fabbriche totalmente nuove, e mi sembra che Mirafiori sia già stata costruita o per aziende fallite e non mi sembra che questo sia il caso Fiat. La newco si fa per fare una fabbrica cacciavite, usa e getta con un suo regolamento extraterritoriale. Se la Fiat vuole trattare con la Fiom deve rinunciare prima di tutto alla newco, non solo a Torino ma anche a Pomigliano. Questo sarebbe il solo segnale interpretabile come la volontà di fare cose diverse".

Cremaschi critica anche il merito della proposta Fiat: "manca ancora - sostiene - un piano industriale di gruppo e purtroppo le newco si buttano là proprio perché il piano non c'è e si usano gli stabilimenti come scatoloni da cui prendere quello che serve.

Produrre un Suv, che è la macchina più inquinante del mondo a Torino, significa non credere nel futuro di Mirafiori e considerarla un'officina flessibile della Chrysler". Quanto alle flessibilità, secondo Cremaschi, sono "condizioni di lavoro extracontrattuali inaccettabili per la Fiom, a Torino come a Pomigliano".

"Nessuno infine s'illuda - conclude - di risolvere le questioni con un referendum. Anche su questo il Comitato Cetrale ha una posizione inderogabile. Si può sottoporre a referendum solo la gestione del contratto nazionale e non l'uscita da esso o ancor di più l'abbandono di diritti indisponibili della persona. Se la Fiat non cambia le sue posizioni la Fiom non cambierà la sua". (ANSA).

Rete del 28 aprile per l'indipendenza e la democrazia sindacale

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