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(2 Giugno 2011) Enzo Apicella
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Sinai, migranti eritrei: aiutateci stiamo morendo

Sarebbero 250, divisi in gruppi. Tra loro anche donne e bambini. Sono stati ingannati dai trafficanti a cui avevano versato 2.000 dollari per il viaggio fino in Israele. Ora sono in ostaggio e rinchiusi in qualche luogo non precisato in mezzo al deserto.

(2 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Sinai, migranti eritrei: aiutateci stiamo morendo

foto: www.nena-news.com

DI STEFANO LIBERTI *

Sinai (Egitto), 2 dicembre 2010, Nena News - «Aiutateci, siamo in condizioni pessime. Ci hanno incatenato, ci tengono in ostaggio qui, da qualche parte alla frontiera. Siamo nel deserto del Sinai. Non so quanto possiamo tirare avanti». Il grido di disperazione arriva concitato dall'altra parte del telefono.

L'uomo che parla è uno degli 80 migranti eritrei partiti dalla Libia e diretti in Israele, via l'Egitto. Ingannati dagli stessi passeur a cui avevano versato 2.000 dollari per il viaggio a destinazione dello stato ebraico, gli sventurati sono stati presi in ostaggio e rinchiusi in qualche luogo non precisato in mezzo al deserto. «Hanno detto che ci libereranno solo se versiamo loro 8000 dollari ciascuno».

Il racconto del nostro interlocutore è in concentrato di orrori: il gruppo starebbe lì da circa un mese, mangerebbe sporadicamente pane misto a sabbia e berrebbe la poca acqua salata che i sequestratori si degnano di fornire. Gli 80 immigranti sarebbero stati raggiunti da altri eritrei provenienti invece dal Sudan, su un'altra rotta migratoria e ingannati nello stesso modo dalla medesima organizzazione. «In tutto ora siamo circa 250, distribuiti in luoghi diversi. Tra noi, ci sono anche donne e bambini».

La comunicazione va avanti a intermittenza. La linea è disturbata. L'uomo ogni tanto abbassa la cornetta e dice di richiamarlo dopo qualche minuto. Sullo sfondo si sente un vociare confuso.

Quando lo richiamiamo, racconta che sono stati gli stessi trafficanti che li avevano aiutati a passare il confine tra Libia ed Egitto ad averli consegnati nelle mani di queste persone che li tengono ora in ostaggio. «Ci hanno preso e all'improvviso ci hanno detto che il viaggio si interrompeva. Bisognava pagare altri soldi». Li hanno poi portati in vari luoghi di detenzione, sparsi nel deserto. «Ci hanno diviso in gruppi di 25-30, per questo non posso dare una stima precisa di quanti siamo. Alcuni stanno qui da un mese, altri anche da più tempo. Noi qui siamo rinchiusi in trenta divisi in gruppi da tre-quattro in stanze piccolissime». Il nostro interlocutore aggiunge che gli lasciano il telefono solo perché è un mezzo per comunicare con i familiari e farsi eventualmente spedire da loro i soldi del riscatto. «Ma lo dobbiamo usare con estrema cautela».

I trafficanti - appartenenti a tribù beduini originarie del deserto del Sinai - non sono nuovi a iniziative di questo tipo. Già nell'agosto scorso, hanno trattenuto un centinaio di eritrei e chiesto loro un surplus di pagamento. Questi sono riusciti a liberarsi e ne è seguita una colluttazione in cui sono stati uccisi 10 migranti.

Un episodio analogo è accaduto con il gruppo attualmente sequestrato nel Sinai. Nei giorni scorsi, sei di loro sono stati uccisi. Il racconto di quanto accaduto da parte del testimone oculare è agghiacciante. «Gli abbiamo detto che non avevamo soldi. Hanno preso tre ragazzi e li hanno ammazzati a freddo di fronte a noi. Gli hanno sparato nella schiena. Probabilmente era un modo per darci una lezione, farci capire che non scherzano». Altri tre li hanno uccisi a bastonate dopo che avevano tentato la fuga. «Sono scappati in dodici. Li hanno riacciuffati e li hanno presi a bastonate. Tre sono morti per le percosse. Altri hanno gambe e braccia rotte».

Rinchiusi, bloccati, senza soldi e con assai poche speranze, gli eritrei del Sinai chiedono l'intervento della comunità internazionale o del governo egiziano. «La nostra situazione è al limite. Temiamo tutti di morire. Non abbiamo quei soldi che ci chiedono. Questi o ci ammazzano a freddo, o ci lasceranno morire di fame e sete». Nena News

Questo articolo e' stato pubblicato il 2 dicembre 2010 sul quotidiano Il Manifesto

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Nena News

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