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Wikileaks: in Honduras fu colpo di Stato e gli USA lo sapevano

(2 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Wikileaks: in Honduras fu colpo di Stato e gli USA lo sapevano

foto: www.radiocittaperta.it

Mila Pernice

02-12-2010 --- 15:12:56 L'ex presidente dell’Honduras Manuel Zelaya denuncerà gli Stati Uniti davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI) per la loro implicazione nel colpo di Stato del giugno del 2009, dopo aver letto i documenti segreti pubblicati dal sito web Wikileaks. Tra i file pubblicati dal sito, che attualmente è oscurato, c'è infatti anche un documento "confidenziale" inviato il 24 luglio 2009 dall'ambasciatore statunitense in Honduras, Hugo Llorens, al Dipartimento di Stato, da cui si evince che si era pienamente al corrente di quanto stava accadendo nel paese, e dei preparativi del colpo di Stato che ha abbattuto il governo di Zelaya. Il lungo documento chiarisce che secondo l'ambasciatore "non c'è dubbio che i militari, la Corte Suprema di Giustizia e il Congresso Nazionale (Parlamento) hanno cospirato nel colpo di Stato illegale e anticostituzionale contro il Potere Esecutivo dell'Honduras”. “Secondo la nostra prospettiva - continua il documento - non c'è nemmeno dubbio che l'ascesa di Roberto Micheletti al potere sia stata illegittima. Nonostante ciò, è anche evidente che la Costituzione può essere di per sé carente, in termini di procedimenti chiari per affrontare presunti atti illegali commessi dal Presidente e per risolvere conflitti tra i poteri dello Stato", conclude la dichiarazione iniziale di Llorens. All'interno del documento, l'ambasciatore statunitense spiega le ragioni di chi difende il colpo di Stato e conclude che "nessuno degli argomenti ha validità sostanziale in virtù della Costituzione. Alcuni sono direttamente falsi. Altri sono pure ipotesi o razionalizzazioni a posteriori di un atto chiaramente illegale". In sintesi, Hugo Llorens comunica al Dipartimento di Stato nordamericano che i militari non avevano l'autorità per espatriare Zelaya, nè il Parlamento l'autorità costituzionale per destituire un Presidente della Repubblica. L'ambasciatore chiarisce infine che "l'arresto di Zelaya e la sua uscita forzata dal paese violava molteplici garanzie costituzionali", tra cui la presunzione d'innocenza e il diritto al giusto processo. Persino rispetto ai presunti reati commessi dall'ex presidente honduregno l'ambasciatore nordamericano ha seri dubbi. "Nonostante si fosse potuto iniziare una causa contro Zelaya per varie delle presunte violazioni alla Costituzione, non è mai stata fatta un'analisi pubblica e ufficiale delle prove, né un qualcosa che assomigli a un giusto processo", conclude Llorens. La reazione dell'ex presidente Zelaya non si è fatta attendere. In una lettera fatta circolare poche ore dopo la diffusione del documento, l'ex presidente, ancora in esilio nella Repubblica Dominicana, ha affermato che gli Stati Uniti devono rispondere per la loro implicazione nel golpe, poiché pur essendo al corrente di tutto hanno permesso la riuscita del colpo di stato e lo svolgimento delle elezioni farsa sotto il regime illegittimo di Micheletti che hanno portato alla presidenza del paese Porfirio Lobo. Secondo un sondaggio, intanto, il 58,3 per cento degli honduregni dichiara di non condividere la destituzione di Zelaya. Lo rileva uno studio effettuato dall'università statunitense Vanderbilt di Nashville, secondo cui oltre il 60 per cento degli intervistati ritiene che quanto accaduto nel giugno dello scorso anno sia configurabile come un colpo di Stato.

Radio Città Aperta - Roma

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