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(Di lavoro si muore)

Resoconto sul grave incidente verificatosi alla Fincantieri di Marghera (VE)

risvolti di una prima assemblea operaia e sue conseguenze

(18 Maggio 2002)

In seguito all'ennesimo e grave incidente accaduto il giorno 10/5/02 nella Fincantieri di Marghera, a danno di un operaio delle ditte di appalto, si è svolta un'assemblea-sciopero (che ha visto la partecipazione di oltre duemila lavoratori) di due ore con la denuncia forte delle condizioni ambientali e di lavoro da parte degli operai della fabbrica. Nel corso dell'assemblea è emersa la necessità di affrontare direttamente i problemi in fabbrica e l'accusa, all'azienda e agli istituti nazionali e territoriali preposti ai controlli sulla sicurezza, di non riscontrare mai alcuna irregolarità.

Verso la conclusione dell'intervento finale del segretario provinciale della FIOM, da parte di alcuni lavoratori Fincantieri si è sollevata la contestazione sulla scelta di proclamare 2 sole ore di sciopero e di tornare a lavorare. Questo sentimento è stato immediatamente contrastato da alcuni sindacalisti, i quali hanno tentato di raffreddare la tensione palese di tutti i lavoratori, sia quelli della Fincantieri sia quelli delle imprese d'appalto presenti nell'assemblea e nel piazzale antistante la mensa, spiegando che è prassi fare solo due ore di sciopero in seguito ad incidenti sul lavoro e che semmai lo sciopero di otto ore sarebbe seguito alla notizia della morte dell'operaio.

Per la prima volta i lavoratori, di fronte a tale reazione, hanno trovato la forza di rispondere con forza e veemenza alle direttive del sindacato denunciando l'incoerenza nella difesa degli interessi dei lavoratori.

Al termine dell'assemblea i lavoratori sono stati invitati a tornare sui posti di lavoro, ma gran parte degli operai, nonostante le indicazioni, non lasciava il piazzale antistante la mensa e nei tanti capannelli formatisi, è cominciata una vera denuncia su come si stava gestendo la situazione con l'accusa ai delegati tutti di essere dei venduti e con la rivendicazione della necessità di dare immediatamente una risposta diretta e forte all'azienda.

Ad alcuni delegati, che inizialmente avevano accettato la linea della segreteria non avendo percepito il reale sentore di quanto fosse esplosiva la situazione, è cominciato ad essere ormai più chiaro che i lavoratori non erano intenzionati ad accettare la linea indicata. A questo punto si è deciso di riprendere l'assemblea in autogestione lasciando a tutti la possibilità di intervenire e di decidere collettivamente la decisione da prendere.

Alcuni fra i delegati hanno tentato di non far parlare i lavoratori, invitandoli nuovamente a seguire le direttive. Ma anche in questo caso la risposta è stata determinata e molti lavoratori della Fincantieri, che mai nelle assemblee ufficiali avevano parlato, così come i lavoratori delle terze ditte e alcuni lavoratori immigrati, sono intervenuti per denunciare con forza la insostenibilità della situazione di ricatto e insicurezza che costantemente siamo costretti a subire sia da parte dei capocantieri, sia da parte della stessa azienda. E' emersa, inoltre, anche se non compiutamente, la necessità di organizzarsi per difendere le proprie condizioni di lavoro.

Tutto ciò ha prodotto la volontà di andare allo sciopero di 8 ore e di organizzare squadre per andare a richiamare i lavoratori che si erano gia allontanati.

Per la prima volta in assoluto le squadre erano composte anche dai lavoratori delle terze ditte e dai giovani impiegati addetti alla produzione. Questi ultimi hanno partecipato attivamente, nonostante il forte ricatto dell'azienda, data la loro posizione nell'organigramma.

Lo svuotamento è stato un successo e momenti di tensione si sono avuti solo nelle palazzine degli impiegati amministrativi, i quali, di fronte all'invito dei lavoratori di scioperare, dichiaravano di non riuscire a comprendere le motivazioni di tale decisione. La reazione dei lavoratori è stata durissima e molti impiegati hanno accettato di partecipare allo sciopero.

Assolutamente importante è stato il comportamento dei lavoratori delle ditte d'appalto che, non solo invitavano in modo più che deciso i loro padroni a scioperare ma, in non rari casi, obbligavano con la forza i capocantieri a chiudere gli uffici e ad uscire fuori.

Di fronte alla forte disponibilità dei lavoratori si è palesata la nostra (come delegati soprattutto) impreparazione nell'organizzare i numerosi operai che ormai erano in sciopero.

Vi era chi sosteneva la necessità di rimanere tutti nel cantiere e chi, invece, affermava che si poteva andare a casa. Nonostante questa nostra palese impreparazione, molti lavoratori si sono fermati per invitare i tumisti a partecipare, spiegando le motivazioni e ciò che era accaduto nelle assemblee. Si è registrata una partecipazione al picchetto di molti lavoratori del turno successivo.

Nel primo pomeriggio si è deciso di convocare una R.S.U.- FIOM.

Teniamo a precisare che in tutte le assemblee erano presenti i soli delegati FIOM mentre i delegati CISL, impegnati nella compilazione dei moduli 730 (evidentemente più importanti del grave incidente ad un operaio del sub-appalto) hanno preferito temporeggiare nel parteciparvi, abbandonandola dopo poco tempo. Per quanto riguarda la UIL, l'intervento del delegato, nella sostanza, è stato opportunistico e teso ad evitare qualsiasi responsabilità decisionale, non partecipando all'organizzazione dello sciopero.

I delegati FIOM, contrari alla nostra intransigenza allo sciopero di 8 ore,ci hanno riversato le seguenti accuse:

1) Protagonismo individuale e volontà esplicita di delegittimazione del segretario;

2) Impossibilità di ricucire il rapporto con i lavoratori che da quel momento non avrebbero più riconosciuto nella FIOM e nei suoi dirigenti un referente a loro tutela,

3) Di aver messo in discussione una prassi che consiste nell'indire un'assemblea-sciopero ogni qual volta accade un incidente grave e nel proclamare lo sciopero di 8 ore qualora sopraggiunga la morte.

4) Aver messo a repentaglio un rapporto appena stabilito con la maggior parte degli impiegati.

5) E tante altre accuse, talmente becere da non essere degne di nota.

La nostra risposta è stata la seguente:

1) L'inesistenza totale di protagonismo individuale. Tanto è vero che, noi per primi, sentendoci impreparati, abbiamo chiesto esplicitamente un supporto alla FIOM al fine di meglio gestire l'assemblea e di poter indirizzare nel modo migliore la volontà di lotta e di risposta dei lavoratori. Quest'ultima, infatti, era totalmente, e fortunatamente, inarrestabile. Di fronte alla nostra richiesta molti delegati FIOM sono scappati dall'assemblea e hanno preferito l'intervista alla stampa locale, con classico servizio preconfezionato, al lavoro di gestione e di indirizzo dei lavoratori. Nessuna volontà di screditare il segretario, quindi, ma semmai si è trattato, da parte nostra, di dare consequenzialità al sentimento generale dell'assemblea. Non fare questo avrebbe, invece, a nostro avviso, delegittimato l'intero operato delle RSU e determinata una reale frattura tra i delegati ed i lavoratori tutti. Al contrario la FIOM sarebbe stata delegittimata.

2) Per quanto riguarda il rapporto con gli impiegati la realtà è che la FIOM, per conquistare questo settore si è spostata su linee "cisline", non portando avanti alcun lavoro reale di unità con gli operai. La difficoltà a capire le motivazioni dello sciopero da parte degli impiegati ha dimostrato esattamente questo.

Meritano un commento le reazioni a caldo da parte del sindacato a livello nazionale e di Rifondazione.

I referenti nazionali del sindacato, compresi quelli facenti parte del direttivo della cantieristica, pur affermando che capivano la rabbia che ci ha spinti, hanno attaccato la nostra azione non dando alcuna copertura ufficiale allo sciopero.

Sandro Bianchi, il responsabile nazionale FIOM della cantieristica, militante di Rifondazione, ha palesemente anteposto i problemi burocratici alla necessità di ragionare sul perché si è arrivati a questa tesissima situazione.

Il giorno seguente, nel corso del V° Congresso Provinciale del PRC non si è fatto alcun accenno ai fatti accaduti alla Fincantieri di Marghera. E' solo grazie all'insistenza di alcuni compagni dell’area di minoranza, Progetto Comunista, che con strenua difficoltà si sono battuti per portare all'attenzione del congresso quanto accaduto in Fincantieri, che si è imposto e votato all’unanimità un O.D.G. che appoggia lo sciopero di 8 ore e denuncia le condizioni di lavoro nei cantiere (ovviamente non crediamo che il PRC si impegnerà realmente e con coerenza a nostro sostegno, alla luce anche del comportamento dei rappresentanti nazionali e locali della maggioranza).

Gruppo di operai e alcuni delegati FIOM-CGIL

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