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Sotterranei della giustizia

Sotterranei della giustizia

(14 Novembre 2009) Enzo Apicella
Tre medici e tre agenti penitenziari indagati per la morte di Stefano Cucchi

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Le zone del silenzio all'ombra del bunga bunga

(4 Dicembre 2010)

Articolo 21 ha promosso una raccolta di firme per chiedere la trasmissione sui canali Rai del film su Federico Aldovrandi e dello spettacolo teatrale dedicato a Stefano Cucchi.

Immaginiamo l'effetto che potrebbe avere la visione di questi spettacoli su un pubblico assuefatto all'ordinaria violenza del potere, su un pubblico che ogni giorno subisce la disinformazione, il disimpegno, la propaganda di regime.

Immaginiamoci se una di queste sere, al posto di Emilio Fede o Minzolini, si potesse ascoltare l'intervista ai migranti detenuti in un C.I.E, se al posto della Lega e del gran capo, invece, mandassero in onda le testimonianze dei tossicodipendenti per i quali non esistono strutture di recupero (ma solo carcere), pensiamo se per un giorno dessero voce e parola ai prigionieri senza scampo, gli esclusi da ogni possibilità alternativa al carcere, agli ergastolani per sempre: quelli per cui non vale neppure l'inapplicato e formale richiamo ai principii della Costituzione e dovranno passare ogni attimo della propria esistenza, fino alla morte, dietro le sbarre.

Immaginiamoci di ascoltare non la Marcegaglia o Sacconi ma un operaio metalmeccanico che racconta della schiavitù salariale o uno studente universitario, un precario che spiegano come la Gelmini sta cancellando ogni residuo spazio per una istruzione pubblica degna di questo nome....

Se non vi siete ancora stancati, potremmo pensare ad un faccia a faccia tra le madri delle vittime carcerarie e il Ministro della IN-giustizia Alfano, o ascoltare le testimonianze dei pacifisti incarcerati e torturati a Bolzaneto durante il G8 di Genova 2001, una tortura negata fino all'inverosimile dal Ministro di allora, il leghista Castelli.

Se media e TV si occupassero di questo forse la coscienza civile del Paese sarebbe un tantino piu' elevata delle esortazioni piramidali alla prostituzione fisica ed intellettuale, sarebbe un sogno!

Ma attenzione: il vostro risveglio potrebbe essere traumatico, e nascerebbe in molti un'irresistibile bisogno di* Resistenza** *a tanto sfacelo. Il disagio sarebbe grande ripiombando nelle zone del silenzio, nelle praterie dell'oblio dove sono condannati a vivere migranti, lavoratori, detenuti, insomma tutti coloro che subiscono ogni giorno i soprusi di un sistema basato sullo sfruttamento, sull'annientamento psicofisico, sulla schiavitù dei salariati, sul dominio delle istituzioni totali e sullo strapotere, spesso extralegale, di pochi.

Zone del silenzio è un cartello di associazioni e realtà cittadine che si occupa da un anno a questa parte di istituzioni totali, di informare e denunciare le condizioni in cui vivono i detenuti, i migranti, i ricoverati negli ospedali psichiatrici e nella vergogna dei reparti psichiatrico giudiziari.

Noi siamo le zecche, come alcuni gendarmi dell'Arma dei carabinieri definirono Carlo Giuliani, calpestandone il corpo martoriato sopra il quale era passata una jeep, zecche da calpestare e sopprimere. Ma come tutti gli insetti siamo insidiosi, non ci accontentiamo delle verità preconfezionate, vogliamo conoscere, discutere, agire, informare e contro-informare.

*Non siamo giustizialisti*, non ci piace chi pensa di costruire carceri e riaprire manicomi per combattere il crescente disagio sociale, la miseria, le leggi xenofobe e razziste, il proibizionismo che hanno costruito una società dove i diritti individuali e collettivi sono sempre meno presenti. *Per noi la Giustizia è prima di tutto sociale. *

Basterebbe leggere i dati dei libri bianchi sulle leggi in materia di immigrazione o di tossicodipendenza per capire che la criminalizzazione ha portato solo al carcere, alla repressione, a leggi liberticide, al peggioramento delle condizioni di vita fuori e dentro gli istituti di pena.

I detenuti oggi vivono condizioni disumane ed impossibili, siamo ormai a quota settantamila internati, ma rispetto agli anni settanta pochi sono coloro che fuori dalle sbarre operano in termini solidali. La solidarietà, che puo' rinascere dalle lotte e nei movimenti, per il potere deve essere cancellata perché rende più forti gli sfruttati, li unisce, li organizza, fa loro prendere coscienza della propria condizione e del modo di superarla costruendo un mondo differente.

Chi ha ucciso nell' esercizio di un potere conferitogli dalloo Stato è a piede libero, anzi continua ad operare in apparati e forze di sicurezza, chi ha torturato a Genova e Bolzaneto ha perfino fatto carriera, insignito di onori e cariche prestigiose, chi ha depistato e coperto le stragi di stato ha continuato ad operare indisturbato e\o nei posti di potere.

I padroni che non hanno rispettato le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro sono a piede libero, a loro favore è intervenuto più di un Governo, depenalizzando reati o creando una immunità o un sistema di protezioni non concesse certamente ad altri, chi si ribella merita solo aggravanti.

Depistaggi, occultamenti, false prove non si trovano solo nel processo Aldrovandi, sono una costante nella giustizia italiana.

Un sistema giudiziario che negli anni non ha mosso foglia contro le leggi dell'emergenza, la legislazione speciale che avrebbe dovuto servire come misura di emergenza e che una volta finita la stagione di piombo è rimasta al suo posto, costituendo la base di questa degenerazione autoritaria, come in carcere sono rimasti gli ostaggi politici di quelle esperienze grazie ad articoli di legge mutuati dal codice penale fascista. Che altro dire poi di tutta quella legislazione che va cancellando la fine pena e condanna all'ergastolo detenuti senza alcuna possibilità di recupero, condannati a vivere nelle carceri senza alcuna alternativa? E, per finire, la barbarie dei padiglioni 41 Bis e AS-1 dove si pratica la tortura scientifica dell'isolamento e della privazione da ogni attività umana gratificante....

Quello che ci separa e ci distingue da quanti invocano giustizia sic-et-simpliciter è la ricerca non di una verità che lasci inalterato il sistema economico e sociale dominante, noi vogliamo una verità costruita sulla solidarietà attiva con gli sfruttati, per questo ci siamo chiamati Zone del silenzio perché il nostro obiettivo è aprire una breccia, costruire un percorso di liberazione, di lotta e di emancipazione.

Per questo esiste il cartello di associazioni e realtà denominato Zone del silenzio, perché nessuno sia piu' solo a subire ingiustizie e soprusi, per squarciare il muro di menzogna, di odio, di disumanità che accompagna questa società. Per urlare in faccia il mondo le verità scomode e nascoste.

Zone del Silenzio - Pisa

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