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Paesi del golfo alzano voce su programma nucleare iraniano

Oggi aperti i colloqui tra l’Iran e il gruppo del 5 + 1 e il summit del Consiglio di cooperazione del Golfo. I petromonarchi arabi chiedono di partecipare a colloqui su nucleare iraniano e criticano l’Occidente.

(6 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Paesi del golfo alzano voce su programma nucleare iraniano

foto: www.nena-news.com

DI MARIO CORRENTI

Abu Dhabi, 06 dicembre 2010, Nena News - Oggi ad Abu Dhabi si è aperto il 31 summit dei sei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) mentre a Ginevra riprendono le trattative tra l’Iran e il gruppo 5 + 1 (i cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e la Germania). Due riunioni in apparenza senza un legame diretto e che invece hanno in comune un punto centrale: il programma nucleare iraniano. La recente pubblicazione, da parte del sito WikiLeaks, di migliaia di dispacci segreti inviati dalle ambasciate americane a Washington, ha rivelato che le petromonarchie del Golfo, a cominciare dall’Arabia saudita alleata di ferro degli Stati Uniti, temono le ambizioni nucleari di Tehran – ad uso civile e non militari assicura la Repubblica islamica in risposta alle accuse dell’Amministrazione Usa e di Israele – tanto da auspicare e sollecitare in segreto un attacco americano all’Iran.

Il Ccg, che comprende Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Oman, ha in agenda questioni economiche: dalla moneta unica all’unione doganale, da un piano di stabilità economica ad una maggiore cooperazione nella realizzazione di infrastrutture. I temi veri però sono l’Iran e la sicurezza, un punto quest’ultimo che riguarda anche lo Yemen, che aspira a diventare il settimo membro del Ccg ma che presenta un controllo del proprio territorio sempre più precario oltre ad avere una economia disastrata che i ricchi principi e sovrani del Golfo appaiono riluttanti ad aiutare poichè sarebbero chiamati ad investire miliardi di dollari.

Ad Abu Dhabi gli analisti prevedono che regnerà scetticismo verso l’esito della riunione di Ginevra, oltre al risentimento per l’esclusione dai colloqui di rappresentanti arabi. Il ministro degli esteri degli Emirati arabi uniti, Sheikh Abdullah bin Zayed al-Nahayan, ha apertamente criticato il gruppo del 5 + 1. «I paesi occidentali pensano che la questione iraniana riguardi solo solo», aveva protestato Sheikh Abdullah alla riunione di sicurezza che si è conclusa ieri a Manama. «Qualsiasi decisione riguardante l’Iran deve venir fuori dalla regione (mediorientale) e il paesi del Ccg devo poter avere un ruolo in questi negoziati», aveva aggiunto.

«Un accordo tra gli iraniani e gli Stati Uniti avverrà a spese dei paesi del Golfo» ha previsto da parte sua l’analista Ibtisam Ketbi, dell’Università degli Emirati, «gli occidentali possono accettare un compromesso sul programma nucleare iraniano anche contro i desideri di Israele che pure ha una forte influenza su Washington». Parole che rappresentano ciò che i regnanti del Golfo pensano dell’incontro di Ginevra e che fanno intravedere il desiderio di questi paesi arabi di vedere presto sotto attacco militare l’Iran, proprio come aveva sollecitato gli Usa re Abdallah dell’Arabia saudita, in uno dei dispacci pubblicati da WikiLeaks.

A turbare i paesi del Ccg sono state in particolare le parole del Segretario di stato Hillary Clinton che alla conferenza di Manama ha detto che l’Iran potrebbe essere autorizzato ad arricchire l’uranio per le sue centrali atomiche nel caso dimostrasse di poterlo fare in modo «responsabile». La trattativa di Ginevra riprende 14 mesi dopo l'ultimo incontro che sembrava aver aperto il dialogo tra le parti. Ma da allora non vi sono stati progressi. Ieri Teheran ha annunciato di avere fatto un nuovo passo avanti con la produzione «in casa» del primo concentrato di uranio (yellowcake) poi immesso in un impianto per l'arricchimento. Nena News

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