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(25 Novembre 2010) Enzo Apicella
La riforma Gelmini In discussione alla Camera

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Dieci giorni di lotta, dieci giorni in movimento. Abbiamo iniziato per non fermarci!

(7 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Dieci giorni di lotta, dieci giorni in movimento. Abbiamo iniziato per non fermarci!

foto: www.caunapoli.org

UNA CRONISTORIA DELLA MOBILITAZIONE NAPOLETANA CONTRO LA RIFORMA GELMINI (E PER LA TRASFORMAZIONE RADICALE DELL'ESISTENTE) Ormai da settimane è esplosa la rabbia di migliaia di studenti in tutta Italia, mobilitati contro l'ultimo tassello della Riforma Gelmini. Una rabbia antica, perché covata in vent'anni di smantellamento di salari, diritti e servizi sociali; una rabbia nuova, perché inventa i suoi canali oltre la delega e la rappresentanza istituzionale. La rabbia di un'intera generazione che si vede privata del futuro, una rabbia che attraversa e coinvolge lo spazio del lavoro e le distinzioni fra nazioni. È la stessa rabbia vista nelle strade di Londra il 10 novembre, quando il corteo contro l'aumento delle tasse universitarie devasta il quartier generale del Partito Conservatore; la stessa che si è espressa in tutta la Francia nell'autunno dello sciopero generale contro la riforma delle pensioni; la stessa che in Grecia sconvolge la normalità del paese da due anni a questa parte.

Il fermento si percepisce in Europa, così come in Italia, dove è l’irruzione degli studenti al Senato, il 24 novembre, a dare il via alla rivolta. L'assedio ai palazzi del potere è cominciato: lo scollamento fra le realtà sociali, con i loro problemi ed i loro bisogni, ed il mondo politico ufficiale è un dato acquisito; il movimento sa che non esistono governi amici, ma che deve riprendersi tutto, e lo deve fare al fianco degli altri soggetti oppressi, che siano gli operai di Pomigliano o i migranti sulla gru.

A Napoli ci siamo svegliati quasi di colpo, giusto il giorno dopo. Ma da quel momento in poi non ci siamo più fermati. Ecco una piccola cronistoria per far presente a chi si fosse distratto le tante cose che abbiamo fatto finora.

Giovedì 25 novembre: è il giorno della discussione alla Camera del DDL 1905. Palazzo Giusso dell’Università Orientale di Napoli è occupato; seguono volantinaggi nella città e negli altri palazzi universitari del centro, rassegna stampa e proiezione di video per mostrare a tutti le prime forme di mobilitazione concretizzate nel resto d’Italia; segue alle 14:00 un’assemblea molto partecipata (che diventerà appuntamento fisso nei giorni seguenti) dalla quale emerge l’esigenza di portare in strada il proprio dissenso: corteo selvaggio ed occupazione simbolica del Maschio Angioino. In tutta Italia azioni degli studenti e cariche della polizia: la discussione alla Camera è rimandata al 30 novembre.

Venerdì 26 novembre: una lunga giornata di proteste contro il DDL 1905 e, più in generale, contro le politiche scellerate di questo governo, che ogni giorno di più rende peggiori le nostre condizioni di studio, di lavoro e di vita. Alla conferma della notizia della presenza di Berlusconi nel palazzo della Prefettura (dovuta alla nomina dell'ennesimo commissario per la gestione dell'“emergenza” rifiuti) l'assemblea delle 14:00, ancora una volta molto partecipata, decide di uscire dall'università e di raggiungere la prefettura con un corteo non autorizzato, unendosi al corteo dei disoccupati e dei precari BROS, per contestarlo. La polizia ferma una studente minorenne.

Lunedì 29 novembre: altra giornata di mobilitazione, con volantinaggi e interruzioni dei corsi durante la mattinata per coinvolgere il maggior numero di persone possibile. Il Palazzo Giusso dell’Università Orientale viene rioccupato e contemporaneamente viene occupata Porta di Massa, sede dell’Università Federico II. L’assemblea delle 14:00 decide, dopo ore di discussione e confronto, di dirigersi subito in corteo alla sede del CEPU (un’università telematica il cui proprietario, Francesco Polidori, è amico intimo di Silvio Berlusconi; un'università che grazie al DDL Gelmini potrà ricevere finanziamenti, mentre allo stesso tempo i tagli colpiscono le università statali) per sanzionarla.

Martedì 30 novembre: giorno della discussione alla Camera del DDL 1905. Oltre 10.000 studenti medi ed universitari si riuniscono a Piazza del Gesù, da cui parte un corteo non autorizzato caratterizzato da diverse azioni. Davanti al palazzo della Provincia, infatti, gli studenti accostano "monnezza a monnezza", lanciando sacchetti di immondizia nel portone del palazzo. Arrivati davanti la sede del giornale Il Mattino, gli studenti lanciano giornali accartocciati, contestando, simbolicamente, la linea di criminalizzazione delle lotte che ha da sempre caratterizzato quel quotidiano. Riuscita a conquistare Piazza dei Martiri, solitamente blindata, il corteo individua come obiettivo-sensibile la sede di Confindustria, uno dei principali mandanti della Riforma. Segue, quindi, un lancio di uova contro la sede degli industriali napoletani. Questo il messaggio che gli studenti lanciano a chi li vuole “clienti” in scuole ed università e lavoratori senza diritti super sfruttati: siete marci! Il corteo prosegue sempre non autorizzato sul lungo mare di Napoli. Calato uno striscione da Castel dell'Ovo: “I nostri diritti contro i vostri profitti!”. Durante la manifestazione gli studenti ricordano, con uno striscione e diversi interventi, il regista Mario Monicelli, morto suicida il giorno precedente. Nel pomeriggio gli studenti si riuniscono nel Palazzo Giusso dell’Orientale per assistere in diretta alla discussione del DDL 1905. Ascoltata la voce di Futuro e Libertà e dell’Unione di Centro (che addirittura ringrazia le forze dell’ordine e condanna i cosiddetti “facinorosi”), si decide di portare di nuovo nelle strade il proprio dissenso e la propria esasperazione: corteo e blocchi stradali con cassonetti, pali e ringhiere nelle principali arterie del centro. La polizia insegue il corteo, che gli sfugge.

Mercoledì 1 dicembre: l’approvazione del DDL 1905 del giorno precedente non inibisce la determinazione degli studenti. Fin dalla mattina nelle facoltà del centro storico prosegue l'agitazione, con volantinaggi ed interruzioni dei corsi con lo scopo di allargare ulteriormente il fronte della protesta. Alle 13:00 un’assemblea ancora più partecipata decide di scendere di nuovo per strada, arrivando alla stazione di piazza Garibaldi e bloccando i binari dell'alta velocità per più di un'ora. Un blocco che ha voluto dimostrare la solidarietà con la lotta dei movimenti No Tav che da anni, dalla Val di Susa all'Europa, lottano per salvare il loro territorio dalla devastazione ambientale. Quindi il corteo prosegue nella metropolitana, con la polizia che lo minaccia da vicino in assetto antisommossa, e sbuca davanti al Museo Nazionale, dove attua un lungo blocco stradale in solidarietà con gli altri blocchi simultanei messi in atto dalla Rete Campana Salute ed Ambiente per protestare contro il mancato avvio della raccolta differenziata.

Giovedì 2 dicembre: solito giro di volantinaggio e interruzione dei corsi in mattinata. L’assemblea del pomeriggio decide ancora una volta, dopo ore di discussione e analisi, di scendere in corteo, unendosi alla Facoltà di Architettura che ha occupato. Dopo aver sanzionato l’Agenzia delle Entrate, per ricordare che le tasse le paga sempre di più il lavoro dipendente, mentre i padroni evadono e sfruttano, ci siamo diretti a Piazza Municipio, sede del Comune, dove abbiamo contestato la gestione del centrosinistra, e ribadito la nostra estraneità ad una politica fatta di clientele, poltrone, tagli e devastazione dei territori. Quindi ci siamo diretti al Teatro San Carlo, per ricordare che non vogliamo solo il pane (ovvero lo stretto necessario), ma anche le rose (ovvero la cultura “alta”, per ora appannaggio di chi ha molti soldi da spendere). Volevamo anche vedere il Teatro restaurato e finanziato con i soldi pubblici, con i soldi delle nostre famiglie, e proprio a noi ed alle nostre famiglie chiuso. Volevamo quindi unirci con la protesta dei lavoratori dello spettacolo, che subiscono anche loro i pesanti tagli alla cultura. Purtroppo la tappa finale della giornata è stata la Questura. Al San Carlo, infatti, incassata la solidarietà dei lavoratori (gli attori avevano addirittura fermato le prove per discutere assieme e scrivere un documento comune), la celere ha fatto irruzione nel teatro occupato dagli studenti, caricando con violenza, lanciandosi in una caccia all'uomo ed arrestando due ragazzi.

Venerdì 3 dicembre: le cariche della polizia non fanno altro che aumentare la determinazione degli studenti. In mattinata vengono organizzati gruppi per il volantinaggio e per le interruzione dei corsi, che questa volta, oltre che informazione, portavano negli altri palazzi anche la forte esperienza del giorno precedente. Alle 11:00, a Palazzo Giusso, conferenza stampa con gli studenti e i lavoratori del Teatro San Carlo. Viene lanciato un appello degli intellettuali napoletani contro il clima repressivo che vige in città. In poche ore aderiscono oltre 30 fra docenti e artisti, fra cui Erri de Luca, Gerardo Marotta, Daniele Sepe, Luca Persico dei 99 Posse. Dopo l’assemblea delle 14:00, circa trecento studenti si recano in corteo al San Carlo, imbavagliati per simboleggiare la negazione in città di ogni spazio di dissenso, per avere l’incontro“mancato” con i lavoratori del teatro, per attuare concretamente una generalizzazione delle lotte, e chiedere una serata di lirica agevolata per gli studenti.

Sabato 4 dicembre: alcuni movimenti delle scuole medie superiori di Napoli esprimono il proprio dissenso scendendo in strada in un insolito corteo per le strade della “Napoli bene”: il Vomero. Il corteo di più di 1000 studenti delle scuole superiori, arriva fino a Castel Sant'Elmo, dal quale, al termine di un'assemblea, viene esposto uno striscione “Il futuro non è scritto… NO al DDL Gelmini - Studenti in lotta!”
Nella notte del 4 dicembre, inoltre, gli studenti della facoltà di architettura occupata intervengono con un'azione urbana in Piazza Dante.

In questa settimana sono previste ancora assemblee, occupazioni, cortei, blocchi stradali, interruzioni della didattica, pranzi sociali, incontri culturali e serate musicali. Fino al 14, dove andremo tutti a Roma per far cadere questo Governo e dare un segnale di rifiuto a quelli che verranno, che siano “tecnici”, di “transizione”, o persino di “sinistra”. Perché nessuno ci rappresenta, e le cose di cui abbiamo bisogno le pre(te)ndiamo da subito! Stay tuned...

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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