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Israele-turchia:e' di nuovo luna di miele?

Legati per decenni da una stretta alleanza strategica, i due paesi erano giunti a un passo dalla rottura totale delle relazioni diplomatiche dopo l’uccisione di 9 civili turchi sulla nave Mavi Marmara assaltata da commando israeliani. Ora sono di nuovo vicini

(10 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Israele-turchia:e' di nuovo luna di miele?

foto: www.nena-news.com

DI MARIO CORRENTI

Roma, 10 dicembre 2010, Nena News – Forte delusione per gli islamisti, e non solo, che nei mesi scorsi avevano auspicato una rottura definitiva delle relazioni tra Israele e Turchia, in conseguenza dell’uccisione di nove civili sulla nave turca Mavi Marmara diretta a Gaza, assaltata da commando israeliani lo scorso 31 maggio. Il premier islamista turco Tayyp Recep Erdogan, che si era proposto come alfiere della crociata contro le politiche di Tel Aviv nei confronti dei palestinesi di Gaza, starebbe «per fare la pace» con il suo omologo israeliano Benyamin Netanyahu. Lo scrivono da giorni i quotidiani israeliani e ora anche quelli turchi, seppure con non molta meno enfasi e con maggior cautela. Il rogo che nei giorni scorsi ha incenerito parte del Monte Carmelo (Galilea), ha riavvicinato i due paesi. Erdogan è stato tra i primi a rispondere alla richiesta di aiuto di Netanyahu e ha inviato due aerei antincendio in Israele. Il premier israeliano ha ringraziato e ora pare disposto ad accogliere alcune delle richieste turche per chiudere la vicenda della Mavi Marmara.

Lo sviluppo non sorprende. D’altronde Erdogan in questi mesi non è andato oltre le dichiarazioni infuocate che ha fatto contro Israele. Non ha mosso quei passi concreti che si attendevano i tanti sostenitori che si è guadagnato nel mondo arabo e non solo tra i palestinesi. Ankara non ha mai messo in dubbio all’allenza militare con Israele – paese dal quale peraltro continua a comprare armi – e si è limitata a chiudere il suo spazio aereo alle esercitazioni dell’aviazione di Tel Aviv e a rinunciare a qualche manovra militare congiunta. La collaborazione di sicurezza tra i due paesi rimane saldamente in piedi e la «crisi» di questi ultimi mesi non ha intaccato più di tanto i rapporti economici e l’interscambio commerciale. Senza dimenticare che il governo islamista di Erdogan rimane un caposaldo della Nato in Medio Oriente e rispettoso delle direttive di Washington.

Il traghetto Mavi Marmara poco prima dell'assalto dei commando israeliani

Ankara e Tel Aviv in particolare sarebbero a un passo da un accordo sui risarcimenti alle famiglie delle vittime dell’attacco contro la Freedom Flotilla diretta a Gaza. In vista della piena ripresa dei rapporti diplomatici, i due Paesi stanno anche discutendo delle «scuse» che Ankara ha più volte richiesto. E’ da escludere però che Netanyahu vada oltre la parola «rammarico» in merito al sanguinoso raid del 31 maggio. Israele vuole che l'espressione di «rammarico» per le vittime del Mavi Marmara sia usata in senso «umanitario» e non rappresenti in alcun modo «scuse» ufficiali al governo turco. La stampa riferisce che durante le consultazioni avvenute mercoledì nell'ufficio si Erdogan, il sottosegretario permanente del ministero degli esteri turco, Feridun Sinirlioglu, ha riferito dei colloqui avuti all'inizio della settimana a Ginevra con l'inviato di Israele presso le Nazioni Unite Yosef Ciechanover. Inoltre, secondo il quotidiano turco «Hurriyyet», l'ambasciatore di Ankara negli Stati Uniti, Namik Tan (ex ambasciatore a Tel Aviv), e la sua controparte israeliana a Washington, Michael Oren, hanno avviato un negoziato per porre fine alla crisi. Nei prossimi giorni sono in programma nuovi incontri.

Il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman

I risarcimenti economici non sembrano un problema, perchè Israele intende pagare diverse centinaia di migliaia di dollari alle famiglie dei civili turchi uccisi e a coloro che sono stati feriti, ma come «gesto umanitario» e non per una effettiva ammissione di responsabilità. Nel governo Netanyahu tuttavia pesa l'atteggiamento del ministro degli Esteri, l'ultranazionalista Avigdor Lieberman, che in passato ha sabotato i tentativi di riapertura del dialogo con Ankara. Lieberman in questi mesi si è attivato per «sostituire» la Turchia nuovi partner, come la Bulgaria, molto disponibili a collaborare militarmente con Israele.

La stampa turca da parte sua minimizza. Il quotidiano centrista «Milliyet» ha escluso che le relazioni tra i due paesi possano tornare al livello dei decenni passati ma, allo stesso tempo, ha annunciato l’invio di un nuovo ambasciatore turco a Tel Aviv. Il giornale islamista «Yeni Safak» da parte sua insiste che il punto centrale rimane la revoca del blocco israeliano di Gaza. Ma, alla luce degli ultimi sviluppi, sono forti i dubbi che Gaza sia ancora in testa all’agenza diplomatica del governo Erdogan. Nena News

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Nena News

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