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(Lotte operaie nella crisi)

Che la crisi la paghino i padroni…l 14 dicembre tutti in piazza per la caduta del governo berlusconi e per l'alternativa di sistema

(11 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Che la crisi la paghino i padroni…l 14 dicembre tutti in piazza per la caduta del governo berlusconi e per l'alternativa di sistema

foto: www.comunistiuniti.it

Dopo la grande manifestazione del 16 ottobre, sostenuta da un fronte andato ben oltre il ruolo dei metalmeccanici, contro le politiche antioperaie di Berlusconi ed i ricatti di Confindustria, oggi sono le lotte degli studenti e dei lavoratori della Scuola e dell’Università, il cui futuro è colpito duramente dai tagli del Governo, a mettere a nudo molte delle contraddizioni irrisolte sul terreno politico e sociale nel paese. Le mobilitazioni degli operai, dei precari e degli studenti cominciano a dilagare, occupando i tetti e le piazze, fanno irruzione nelle strade e nei mezzi di comunicazione, ed oggi rappresentano l’unico vero segnale anche in Italia di quella opposizione politica e sociale che si sta manifestando in tutti i paesi europei contro la crisi capitalistica e contro i dettami di governi nazionali, UE e FMI. Le contraddizioni che stanno esplodendo nelle piazze mettono a nudo l’inconsistenza politica di una prospettiva di gestione della crisi interna alle compatibilità imposte dagli interessi del padronato e del capitalismo internazionale.

Viene sempre meno il ruolo storico di un riformismo basato sull’illusione di un “capitalismo dal volto umano”. Non serviranno iniezioni di “liberismo sociale” per ridare a questo modello economico-sociale un ruolo “progressivo” o di “crescita” come favoleggiano, invece, settori vicini al centrosinistra pronti a tutto pur di ripresentarsi al Governo e dimostrarsi affidabili alla Confindustria e ai poteri forti.

Per far ripartire i profitti ai livelli ritenuti necessari per la competizione internazionale, il padronato e le classi dominanti italiane (così come quelle di tutti i paesi a capitalismo avanzato) hanno bisogno di distruggere per ricostruire sulle macerie un sistema completamente a loro immagine e somiglianza. Hanno quindi bisogno di cancellare i diritti (lavoro-welfare-reddito-ambiente) e la democrazia formale fin qui conosciuta. Niente tutele e niente opposizione. Solo chi si candida a essere perno di questa politica viene sostenuto. A questo, sostanzialmente, si deve la crisi interna al centrodestra, la costruzione di possibili alleanze ancora più moderate al centro o a “sinistra” e il nuovo Patto Sociale sostenuto anche dal PD.

Questa crisi provoca smottamenti interni alle classi dominanti e lotte di potere per cercare un'uscita a destra. Le classi sociali subalterne, le uniche che ne pagano i costi, non hanno nessun interesse alle soluzioni che il potere dei padroni vuole imporre. Come comunisti dobbiamo lottare per la difesa degli interessi dei lavoratori e dei diritti sin qui acquisiti. Questo sarà possibile solo con la riconquista di un’autonomia per la difesa degli interessi di classe dei soggetti sfruttati dalle compatibilità governiste. La mancanza di un’alternativa reale rischia di frustrare ancora una volta le aspettative di cambiamento sociale che sorgono dentro i movimenti di resistenza e di renderle funzionali al sostegno di futuri governi filo-capitalisti.

C’è bisogno di un forte Partito comunista radicato in queste lotte e con una prospettiva anticapitalista e antimperialista. Per superare l’attuale frammentazione e marginalità del movimento comunista bisogna legare questo percorso di ricomposizione alla ricostruzione di uno spazio per l’alternativa di sistema e non per una mera alternanza di governo. Per questo il ruolo che spetta ai comunisti oggi è quello di tornare ad essere “cuore dell’opposizione di classe” e non “stampelle di governo”.

Oggi riteniamo importante sostenere le mobilitazioni in funzione della caduta del governo Berlusconi e della sua opzione bonapartista di gestione del potere. Infatti, per le ricadute politiche e sociali, non è la stessa cosa se il governo cade da “destra” per inciuci interni all’attuale esecutivo e per la crisi del suo blocco sociale di riferimento, oppure se cade da “sinistra” per le mobilitazioni di piazza di chi resiste alla macelleria sociale di cui questo governo, e chi si candida oggi a sostituirlo, si fanno portatori.

Comunisti Uniti

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