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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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L'isola dei fumosi

(22 Novembre 2003)

Il dibattito nel PRC e dintorni sull'eventuale accordo di governo con il centrosinistra sta prendendo quota, perlomeno sulle pagine del quotidiano Liberazione; tuttavia, i termini di questo dibattito appaiono vagamente surreali, nel senso che alle critiche ed alle obiezioni mosse da più parti verso l'ennesima piroetta bertinottiana, il Segretario e i membri della sua oligarchia rispondono con argomentazioni talmente capziose e incomprensibili da risultare una vera e propria cortina fumogena.

Oltre alle obiezioni della minoranza congressuale vicina a Marco Ferrando, l'apertura di Bertinotti al centrosinistra sta registrando reazioni perplesse e negative - a vari livelli e con motivazioni differenti - in altri settori del Partito della Rifondazione Comunista (quelli, per intendersi, vicini a dirigenti come Crippa e Zuccherini o ai trotzkisti di Livio Maitan, fino a ieri più realisti del re) e nel mondo sindacale, non solo di base. Emblematiche, a questo proposito, le perplessità avanzate dal Segretario Generale della CGIL, Epifani, nel dibattito con lo stesso Bertinotti alla Festa nazionale di Liberazione e da Giorgio Cremaschi (FIOM) sulle pagine del quotidiano diretto da Curzi.

In sostanza, i due leader sindacali obiettano che preliminare a qualsiasi accordo è l'individuazione di un terreno programmatico comune, perlomeno sulle grandi questioni che riguardano il lavoro, le privatizzazioni, la scuola, l'ambiente, la pace e la Costituzione. Allo stato attuale - ha sostenuto in particolare Cremaschi - non si comprende quali siano i terreni di convergenza possibili con forze che non solo non hanno compiuto alcuna autocritica rispetto alle scelte nefaste del recente passato, ma anzi si dispongono addirittura a rincorrere il governo Berlusconi: in molti hanno fatto notare le dichiarazioni di Rutelli a favore di nuove gabbie salariali, quelle di Bersani a proposito di ulteriori "liberalizzazioni", per non parlare della disponibilità di Fassino verso la controriforma delle pensioni. Quanto alle altre questioni che hanno mobilitato il popolo della sinistra, il panorama non appare meno desolante: al voto favorevole della maggioranza del centrosinistra alla partecipazione di truppe italiane in Afghanistan ha fatto seguito la vergognosa astensione sull'invio di una forza di occupazione in Irak a fianco degli invasori angloamericani.

I commenti dei militanti che hanno assistito al dibattito fra Fausto Bertinotti e Piero Fassino alla Festa di Liberazione non potrebbero essere più sconsolati: si è assistito al malinconico spettacolo di due persone che si dichiaravano continuamente d'accordo dicendo, ognuno, cose assolutamente diverse dall'altro. La cortina fumogena che la cerchia degli oligarchi di Bertinotti si affanna a diffondere, dunque, servirebbe a mascherare la totale assenza di vedute comuni, a fronte di un accordo di governo nei fatti già sottoscritto. Un banale patto di potere, insomma, quanto di più lontano dagli interessi e dai bisogni popolari si possa immaginare. Infatti, alle perplessità ed alle obiezioni non si risponde mai nel merito, ma sempre evocando scenari metafisici arricchiti da quella che si va configurando come una sorta di mistica del movimento, costruita con iperboli e suggestioni che, però, non riescono a nascondere la desolante assenza di contenuti. Fumo, appunto.

Un classico esempio di fumo che non copre la sgradevole realtà lo ha fornito la vicenda del siluramento del Consigliere romano Nunzio D'Erme (indipendente eletto nella lista del PRC) da parte del Sindaco Walter Veltroni, che - su richiesta di Forza Italia, AN e UDC - ha tolto al disobbediente la delega al bilancio partecipato ed alla partecipazione democratica. La colpa di D'Erme è quella di aver partecipato alla deposizione di poco più di un quintale di cacca di fronte alla residenza romana di Silvio Berlusconi, il che ha provocato le ire degli scudieri di Re Silvio, che hanno chiesto a Veltroni - ottenendola subito - la testa del colpevole.

Se si leggono le cronache di Liberazione, però, ci si fa un'idea della vicenda completamente diversa: in sostanza, la revoca della delega ad un Consigliere del PRC è da considerarsi una vittoria del PRC e anche del movimento, perché Veltroni ha conferito non si sa bene quale ruolo ad Action, la struttura che gestisce alcune occupazioni di case nella città di cui fa parte lo stesso D'Erme e che un solerte magistrato - dopo il blitz a casa Berlusconi - ha incriminato come associazione per delinquere. Su tutti gli altri giornali - a cominciare dal Messaggero, il quotidiano più letto della Capitale, diretto da persona molto vicina al Sindaco - si legge come stanno le cose: Veltroni, con il più che probabile assenso preventivo di Bertinotti, ha revocato la delega istituzionale a D'Erme ed ha conferito ad Action un ruolo che non ha nulla di ufficiale, né di istituzionale, come peraltro lo stesso Veltroni si è affrettato a precisare.

La cortina fumogena della retorica movimentista non può celare la realtà dell'umiliazione inflitta al PRC; è vero che la Federazione romana di quel partito è ormai assuefatta a spacciare per sonanti vittorie disastri elettorali e perdite di iscritti, ma gabbare il siluramento di un proprio esponente per un successo appare veramente aldilà del bene e del male, cioè un delirio.

E temiamo che altro fumo verrà diffuso a piene mani nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, per celare la definitiva subordinazione al centrosinistra e legittimare un accordo privo di qualunque base programmatica. L'oligarchia di parlamentari, consiglieri e assessori a caccia di conferme ne sarà felicissima; il popolo di sinistra e pacifista, un po' meno.

Arcipelago

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