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Atene. Ordine pubblico

Atene. Ordine pubblico

(4 Maggio 2010) Enzo Apicella
Grecia. Il Fondo Monetario Internazionale si scontra con la resistenza popolare

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    Atene brucia, di nuovo. Settimo sciopero generale del 2010: in fiamme un ministero, aggredito ex ministro

    (16 Dicembre 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

    Atene brucia, di nuovo. Settimo sciopero generale del 2010: in fiamme un ministero, aggredito ex ministro

    foto: www.radiocittaperta.it


    Marco Santopadre, Radio Città Aperta

    15-12-2010/21:51
    --- Una densa nuvola di fumo e di gas lacrimogeni avvolgeva ancora Atene intorno alle 17 di questo pomeriggio, mentre in varie zone della città continuavano gli scontri tra manifestanti e i reparti antisommossa della Polizia ellenica.
    Grecia di nuovo paralizzata oggi per il settimo sciopero generale convocato dai sindacati solo durante il 2010 contro i continui piani di tagli al lavoro, all’istruzione e allo stato sociale varati dall’esecutivo socialista con la scusa di ripianare il debito pubblico come richiesto dall’Unione Europea. Le principali città del paese sono state paralizzate da uno sciopero che ha bloccato tutti i mezzi di trasporto pubblico, impedendo anche a molti manifestanti di poter raggiungere i cortei convocati dai sindacati e dalle sinistre ad Atene e a Salonicco. Aerei, traghetti, treni, autobus e metropolitane si sono fermati allo scoccare della mezzanotte, dando il via ad una giornata di lotta che ha visto scendere comunque in piazza decine di migliaia di persone – lavoratori, studenti, attivisti della sinistra – mentre sono rimaste chiuse scuole, banche, farmacie ed ospedali. Ad Atene lo sciopero dei trasporti ha creato ingorghi pazzeschi e anche una parte dei tassisti ha aderito allo sciopero. Ad incrociare le braccia oggi sono stati anche giudici e gli ingegneri, mentre i bancari hanno lanciato uno sciopero di 48 ore e i giornalisti hanno aderito alla fermata generale di oggi impedendo l’uscita, domani, dei giornali nelle edicole. In tutta l'area metropolitana di Atene i cumuli d'immondizia si vanno accumulando a causa dello sciopero bianco degli addetti allo smaltimento dei rifiuti. Ed intanto, a proposito di rifiuti, nella località di Keratea, nella regione dell’Attica, è andata in scena proprio oggi la terza giornata di proteste contro la costruzione di una nuova discarica : la rabbia dei cittadini oggi ha conquistato almeno un temporaneo stop dei lavori deciso dal tribunale del luogo. “Un probabile contentino dato alla popolazione per non togliere agenti da Atene e cercare di calmare un po’ gli animi; la scorsa settimana i reparti anti-sommossa erano stati letteralmente spazzati via dalla gente del posto a colpi di bastoni, pietre e bottiglie molotov” commenta il blog ‘Polvere da Sparo’.
    Nella capitale intorno alle 12 ha cominciato a sfilare un corteo indetto dai maggiori sindacati, mentre a poca distanza manifestavano i comunisti aderenti al KKE. Circa 50 mila persone hanno marciato verso il Parlamento dietro lo striscione "Basta così, non possiamo sopportare oltre". Giunti in piazza Syntagma, dal corteo dei sindacati – quello dei comunisti aveva già abbandonato la piazza, come di consueto - si sono staccati alcuni consistenti gruppi di manifestanti, molti dei quali incappucciati, che hanno cominciato un vero e proprio assalto contro i poliziotti schierati a difesa degli edifici pubblici. La sede delle Poste in piazza della Costituzione è stata bersagliata di sassi e molotov, ed ha subito seri danni, così come alcune automobili parcheggiate incautamente nei dintorni. Attaccate anche banche e negozi di lusso. Sassi, bottiglie e bombe molotov sono stati lanciati in maniera massiccia contro i poliziotti, che hanno risposto con le cariche e l’uso indiscriminato di gas lacrimogeni e granate stordenti. I violentissimi scontri sono durati ore. Il piano terra e il primo piano del ministero delle Finanze sono andati in fiamme a causa dell'esplosione di una bomba molotov che ha centrato una finestra della sede del dicastero.
    Sempre in Piazza Syntagma ad essere preso di mira, questa volta non dai giovani incappucciati ma da alcuni lavoratori e attivisti dell'estrema sinistra a volto scoperto, è stato l'ex ministro dei Trasporti Kostis Hatzidakis. L’attuale deputato del partito di destra Nuova Democrazia all’uscita dal Parlamento é stato circondato e pesantemente picchiato dalla folla al grido di "ladri, vergogna!". L’ex ministro è stato portato via di peso da un gruppo di manifestanti che lo hanno probabilmente salvato da un vero e proprio linciaggio; le immagini di Hatzidakis, con il volto insanguinato e sotto shock, pochi minuti dopo avevano già fatto il giro del mondo. Secondo quanto riferito dalla polizia a metà giornata, almeno dieci persone erano state arrestate e altre tre erano rimaste ferite. Ma il bilancio potrebbe essere più grave.
    Gli scontri di oggi ad Atene – qualche tafferuglio di lieve entità si è verificato anche a Salonicco, seconda città del paese – sono stati i più ingenti negli ultimi mesi. La rabbia dei cittadini, come dimostra anche il fortissimo astensionismo delle elezioni amministrative di poche settimane fa, si concentra sempre di più contro l’Unione Europea, il Fondo Monetario internazionale e il Parlamento di Atene che continua ad approvare le misure imposte dalla Commissione Europea. Tagli draconiani agli stipendi degli impiegati pubblici per una media del 26%, riduzione drastica degli indennizzi percepiti in caso di licenziamento, allargamento della flessibilità; sono solo le ultime misure approvate proprio ieri dal Parlamento in cui i socialisti hanno una striminzita maggioranza. Ma già il premier Papandreu annuncia nuove misure nei prossimi mesi, come la limitazione del diritto di sciopero sia nel settore pubblico che privato, ed altre privatizzazioni, in un paese letteralmente in ginocchio dove l’aumento dell’IVA dei mesi scorsi ha fatto schizzare in alto i prezzi dei prodotti di prima necessità in un paese dove la disoccupazione viaggia ormai verso il 20%. La maggioranza parlamentare si è già detta d'accordo su un ulteriore indebolimento del potere di contrattazione collettiva, con accordi a livello aziendale che possono diventare prevalenti su quelli nazionali. Gli organizzatori della protesta di oggi hanno detto che non si arrenderanno: nuove mobilitazioni e scioperi sono già stati convocati al termine della pausa natalizia.

    Radio Città Aperta - Roma

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