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(Lotte operaie nella crisi)

I movimenti di lotta sfiduciano il governo e l’inutilità delle attuali opposizioni parlamentari. Che la crisi la paghino i padroni…

(16 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

La mobilitazione del 14 dicembre segna sicuramente una giornata memorabile. Certo, noi non ci illudiamo. Oggi è già il 15 dicembre e molte delle contraddizioni politiche irrisolte restano sul campo. Ma indubbiamente la mobilitazione di ieri a Roma, e un po’ in tutto il paese, ha detto alcune cose forti e chiare. Questi segnali vanno colti e valorizzati.

Ieri mentre un pugno di persone, rappresentanti di cricche legate agli interessi delle classi dominanti, si accapigliava selvaggiamente per tenersi una poltrona, decine di migliaia di giovani, di precari, di insegnanti e di operai scendevano in piazza e li tenevano in stato di assedio in quanto responsabili della crisi, dei tagli e delle attuali politiche antipopolari. Berlusconi è riuscito a tenere il comando per un pugno di voti a dispetto dello sgretolamento del suo blocco reazionario di governo e delle spalle che gli ha voltato una parte significativa di quella Confindustria che lo aveva appoggi ato nella macelleria di diritti a danno dei lavoratori salariati e dei ceti sociali meno abbienti. Ma la sua è una vittoria incerta e temporanea e la Confindustria ed i poteri forti del capitalismo italiano sono alle ricerca di stabilità per far ripartire i profitti ai livelli ritenuti necessari per la competizione internazionale. Per far questo sosterranno ogni iniziativa parlamentare e tra le parti sociali per cancellare i diritti (lavoro-welfare-reddito-ambiente) e la democrazia formale fin qui conosciuta. Solo chi si candida a essere perno di questa politica verrà sostenuto. A questo, sostanzialmente, si deve la crisi interna al centrodestra e eventuali rimpasti al centro o alleanze a “sinistra” per sostenere il nuovo Patto Sociale (sponsorizzato fortemente anche dal PD).

A tutto questo, come comunisti, dobbiamo costruire un’opposizione politica e sociale credibile nel paese.

Infatti la “tenuta” del ducetto di Arcore, questa volta, è stata possibile solo grazie alla corruzione di una schiera di voltagabbana provenienti da tutti gli schieramenti dell’opposizione parlamentare (PD, IdV, API, UDC e FLI) che dovevano rappresentare, con il voto di sfiducia, un tentativo di “nuovo governo di responsabilità nazionale” filo-confindustriale. Questo la dice lunga su quali interessi rappresentano realmente questi raggruppamenti politici e in quale vespaio si andranno ad infilare (con danni per tutti) quei soggetti politici che a sinistra favoleggiano ancora di ritorno ad “alleanze democratiche” governiste.

La mobilitazione della piazza, invece, ha saputo rappresentare, negli slogan e nelle parole d'ordine, le esigenze immediate della “generazione precaria” (studenti e lavoratori intermittenti) e degli “operai flessibili” (lavoratori di fabbriche in crisi, aziende delocalizzate, esternalizzate ecc.). E con chiarezza ha espresso una posizione che indicava in Berlusconi e Confindustria, nei tagli del Governo e nell’austerity imposta da UE e FMI i responsabili del pesante attacco che stanno subendo le classi subalterne.

Significativo è stato il fatto che mentre l’opposizione della attuale sinistra parlamentare dimostrava la sua inutilità, l’opposizione sociale faceva le barricate per le dimissioni dell’esecutivo e per un vero sciopero generale. Al di là della presenza di eventuali “provocatori d’ordinanza”, va detto con chiarezza che la rabbia di piazza, esplosa all’annuncio dell’ennesimo inciucio di palazzo che teneva in piedi Berlusconi, è stata larga e condivisa. La reazione è stata provocata sin dalla convocazione delle mobilitazioni con i divieti di manifestare davanti ai palazzi del potere e la loro blindatura poliziesca. Subito dopo l’annuncio della fiducia, poi, è scattata una repressione sistematica delle forze dell’ordine contro il tentativo riuscito dei manifestanti di “tracimare” in ogni angolo della città riprendendosi l’agibilità negata a suon di divieti e manganellate. Stavolta non possiamo accettare il solito tentativo di dividere i manifestanti tra “buoni” e “cattivi” e dobbiamo difendere come parte del “movimento” sia gli arrestati delle retate di ieri che le vittime di eventuali tentativi di repressione selettiva nei prossimi giorni.

A oggi l’unica opposizione che si è dimostrata credibile per far cadere il governo da sinistra è quella rappresentata, anche se solo potenzialmente, dai movimenti di lotta e dipende in parte dal loro allargamento, maggiore coordinamento e chiarezza politica. Come dicevamo nella nostra adesione alle manifestazioni di ieri, per le ricadute politiche e sociali, non è la stessa cosa se il governo cade da “destra” per inciuci interni all’attuale esecutivo e per la crisi del suo blocco sociale di riferimento, oppure se cade da “sinistra” per le mobilitazioni di piazza di chi resiste alla macelleria sociale di cui questo governo, e chi si candida oggi a sostituirlo, si fanno portatori.

Per essere utili in questo movimento non dobbiamo lavorare per dimostrarci affidabili al PD e a settori padronali “moderni”, come qualcuno purtroppo continua a fare, ma c’è bisogno di un vasto e unito fronte di resistenza anticapitalista che i comunisti devono sostenere apertamente ed esserne protagonisti. Non è sufficiente essere meri spettatori o proporsi come “sponde” esterne. Il rischio è che le speranze di cambiamento sociale che esprimono le piazze vengano nuovamente frustrate dalle politiche filo-capitaliste di nuovi “governi amici”.

Se vogliamo ricostruire le basi per un Partito comunista forte e credibile, è il momento della lotta e della costruzione di una vasta opposizione anticapitalista e non quello di inciuci e governismo.

PER LA CADUTA DEL GOVERNO BERLUSCONI

E PER L'ALTERNATIVA DI SISTEMA.

PER UN FRONTE DI RESISTENZA ANTICAPITALISTA

CONTRO LA CRISI E CHI L’HA CREATA.

15 dicembre 2010

Comunisti Uniti

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