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Giustizia e libertà

Giustizia e libertà

(20 Febbraio 2011) Enzo Apicella
Gli USA pongono il veto per evitare una risoluzione di condanna dell'ONU contro Israele per gli insediamenti illegali nei Territori occupati

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    (Palestina occupata)

    Mentre Israele "festeggia" l'anniversario di Piombo Fuso bombardando Gaza, spunta l'ipotesi dello scioglimento dell'Anp

    (22 Dicembre 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org

    Le bombe israeliane, si sa, non fanno discriminazioni; e così nella notte l'aviazione dell'esercito di occupazione non ha esitato a colpire sia un campo di addestramento situato a ovest della città di Khan Yunis, ferendo gravemente due militanti delle brigate "Izz ad-Din al-Qassam" e sia alcune zone densamente popolate da civili, colpendo e distruggendo un caseificio della cittadina di Asda' al-I'lamiya, e una serra agricola. E ancora, più a Sud, altri due missili sono stati sganciati sulla zona dei tunnel al confine con l'Egitto, gli stessi che garantiscono il minimo per la sopravvivenza della popolazione della Striscia sotto assedio da ormai 4 anni. "Le autorità ospedaliere - riferisce l'agenzia di stampa Infopal - hanno annunciato lo stato d'allerta fra gli operatori medici per prepararli a qualunque imprevisto, mentre gli apparati di sicurezza hanno invitato i cittadini a non avvicinarsi alle aree bombardate, per il timore che vi sia rimasto qualche ordigno inesploso". Non stupisce che l'aviazione israeliana torni a colpire indiscriminatamente i campi di addestramento della resistenza da una parte, e le piccole strutture di un'economia distrutta da decenni di occupazione, dall'altra. Così come non stupisce che i media "embedded", sempre allineati a quanto diffuso dalle veline dell'Idf, si riferiscano a tali attacchi come a "reazioni" israeliane al lancio dei Qassam dalla Striscia. Del resto i numeri parlano da soli per quanto riguarda il "potenziale militare" delle due parti: nelle ultime due settimane due israeliani sono stati feriti ad Ashkelon e ad Eshkol, mentre a Gaza ci sono stati 12 morti e 28 feriti. Ma, al di là delle cifre, è la realtà a dipingere un quadro tutt'altro che equilibrato: da una parte l'assedio di Gaza e l'occupazione della Palestina storica iniziata quasi 63 anni fa, dall'altra la resistenza di un popolo che vuole vivere in libertà dal punto di vista politico, sociale, economico. In mano ad Israele, dunque, una vera e propria macchina da guerra, aggressiva e feroce, un sistema propagandistico che si poggia sulla complicità di chi nel mondo sostiene le sue politiche e, ultima ma non ultima, l' "arma" della diplomazia, cui puntualmente ricorre per sguinzagliare le sue pedine nell'Occidente imperialista. Lo sta facendo nel tentativo di bloccare il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese indipendente, sostenuto invece nelle scorse settimane da alcuni paesi dell'America Latina, ordinando ai suoi ambasciatori di dare il via a una "difesa a tutto campo" tesa a minare gli sforzi diplomatici palestinesi. L'ANP rifiuta, da parte sua, di riprendere i negoziati con Israele senza una nuova moratoria sulle costruzioni delle colonie. Il problema è la credibilità dell'ANP, a maggior ragione dopo quanto diffuso negli ultimi giorni dall'ennesima "rivelazione" di Wikileaks che, del resto, non rivela nulla di nuovo, ma comunque serve a dare ulteriori elementi oggettivi per capire quanto le scelte politiche dell'Autorità Nazionale, ormai disconosciute in larga parte persino dalla base del partito di Abu Mazen, siano andate e vadano in direzione ostinata e contraria agli interessi del popolo palestinese. La notizia della richiesta di aiuto da parte del Presidente Abu Mazen ai servizi segreti israeliani (in particolare lo Shin Bet) in occasione degli scontri fra Fatah e Hamas a Gaza nel 2007, dopo l'esito delle elezioni democratiche che sancirono la vittoria di Hamas, rischia di creare un'ulteriore divaricazione all'interno di una situazione già frammentata dal punto di vista politico e territoriale. Forse aveva ragione Jamal Juma, leader della lotta dei Comitati Popolari contro il Muro, a dire, intervistato poche settimane fa da Radio Città Aperta, che oggi l'unica soluzione possibile, per tornare a vedere unita la resistenza palestinese e la sua lotta di liberazione, è lo scioglimento di un'ANP che, figlia degli accordi di Oslo, rimane succube di quei presupposti che vogliono reiterare all'infinito la farsa dei "negoziati di pace". Un'opzione definita "apocalittica" nei media internazionali*, ma che si sta profilando come l'unico sbocco possibile ad una situazione di stallo che va tutta a favore dello squilibrio in campo. A volte solo dalle macerie è possibile ricostruire.

    Mila Pernice - Forum Palestina

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