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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Norvegia: socialdemocrazia e contraddizioni sociali

Intervista con il responsabile esteri del Partito Rosso (Rødt), Arnljot Ask

(22 Dicembre 2010)

Qual è la situazione politica in Norvegia?
Il governo è composto dal partito laburista e da due partiti minori, uno ambientalista e l'altro socialista. In quest'anno pure lo Høyre, il partito borghese e l'opposizione principale, è comunque propositore di politiche socialdemocratiche. Sono liberali, ma per un'economia mista. I laburisti si stanno spostando leggermente verso destra, seguendo la linea di Blair (il mercato deve giocare un ruolo maggiore rispetto allo stato). Dunque entrambi i maggiori partiti stanno convergendo verso il centro. Nel periodo 2001-2005 c'è stato un governo di centro-destra, con un Primo Ministro democristiano, che però ha seguito le stesse politiche dei laburisti. Nel 2005-2009 si è riproposta l'alleanza verde-rossa, di centro-sinistra, prima della riconferma risicata del 2009. Questo governo ha portato avanti una leggermente maggiore propaganda di sinistra, con posizioni migliori in alcune questioni riguardanti lo stato sociale. Per noi loro sono migliori del
centro-destra ovviamente, ma le differenze tra i due schieramenti ormai sono minime. La maggiore differenza tra i due sta probabilmente nella maggiore "simpatia" che questo governo ha nei confronti dei sindacati. Anche se i sindacati pongono costanti pressioni al governo per l'attuazione di politiche del lavoro migliori. Il governo sta ora perdendo la fiducia dei lavoratori. Un'elezione oggi spazzerebbe via i laburisti. L'altra destra, quella più laissez-faire (l'FRP) sta attirando le simpatie dei lavoratori, anche causa la sua propaganda populista diretta contro gli immigrati. I sondaggi oggi danno dunque un netto vantaggio alla coalizione delle destre (il Høyre e l'FRP).
La Norvegia è comunque l'ultimo paese europeo ad avere un governo socialdemocratico. Le altre socialdemocrazie "storiche", la Svezia e la Danimarca, hanno dei governi di centro-destra.

Quale l'impatto della crisi finanziaria?
La Norvegia ha subito la crisi in buona parte per via dei suoi investimenti in titoli volatili. Nell'autunno del 2008 il sistema bancario era sull'orlo del collasso. Lo stato salvò le banche, utilizzando i notevoli profitti petroliferi. Il governo ha inoltre supportato alcuni settori industriali, in particolare quelli orientati verso l'esportazione. Ha dato maggiori fondi ai comuni, acciocché possano aumentare le assunzioni. La disoccupazione era arrivata al 4-5%; con queste politiche è riscesa al 3%.
Se queste politiche da un lato hanno attenuato il calo della fiducia nel governo da parte dei lavoratori, dall'altro la propaganda anti-immigrazione dell'FRP ha dato i suoi frutti, nonostante nel paese non ci siano molti immigrati. Il governo ha risposto riducendo drasticamente i permessi di soggiorno ai richiedenti asilo politico. L'anno scorso abbiamo avuto 18 mila rifugiati, quest'anno le proiezioni dicono che ne avremo meno di 10 mila, e per il futuro prossimo si prevede una riduzione fino a meno di 5 mila posti disponibili per i richiedenti asilo. Dunque la crisi la stanno pagando soprattutto i potenziali rifugiati politici che ora si vedranno diminuite le speranze di costruirsi una nuova vita nel nostro paese.

Qual è la situazione sindacale?
Metà dei lavoratori del paese (un milione e mezzo) sono sindacalizzati. Il più grande sindacato è l'LO, che organizza quasi 900 mila lavoratori. Gli altri due sindacati organizzano 200-300 mila lavoratori a testa. In tutti e tre la presenza dei socialdemocratici (il partito laburista) è dominante. Dagli anni '70 la sinistra ha avuto un'influenza crescente a livello di base (funzionari di basso livello) nei sindacati. Questo si è visto nelle piattaforme piuttosto radicali contro la guerra che sono state messe in campo dai sindacati grazie alla presenza della sinistra anti-capitalista. I sindacati negli anni '70 (di preciso nel '73, anno di fondazione del partito maoista che ha contribuito alla formazione dell'odierno Partito Rosso) avevano dunque iniziato ad occuparsi anche di questi aspetti politici, includendo diverse posizioni anti-imperialiste. Nonostante i socialdemocratici abbiano cercato di ostacolare queste posizioni promosse dai compagni.
Alcuni membri della sinistra una volta raggiunti incarichi dirigenziali nei sindacati lasciarono il partito. Ma ci sono tutt'ora dei membri del nostro partito che coprono incarichi sindacali di medio livello.

Avete dei sindacati di base che fanno riferimento a voi?
No. Siamo presenti principalmente nell'LO e in alcuni settori degli altri due sindacati. Ci sono dei sindacati indipendenti, nel settore privato, ma sono molto piccoli. Nella situazione norvegese crediamo che "infiltrare" i sindacati maggiori ed in particolare il più grande - l'LO - sia meglio che averne uno proprio, piccolo.

Ma si può parlare di contraddizioni sociali nella "egualitaria" Norvegia?
Decisamente. Le contraddizioni di classe non sono mai scomparse. Se la popolazione media sta incrementando la propria condizione salariale, ci sono molte persone che vivono al di sotto della media salariale, e 10 mila ricchi, con il numero di miliardari che cresce nonostante la crisi. La polarizzazione di classe sta incrementando... anche geograficamente: ad Oslo ad esempio i quartieri orientali sono popolari, mentre la zona privilegiata occidentale (quella delle ville lungo l'Oslofjord ndt) è molto più ricca (gli abitanti della zona occidentale hanno un'aspettativa di vita superiore addirittura di 10 anni rispetto alle zone orientali!). Il numero dei lavoratori disabili perennemente fuori dall'ambiente lavorativo è in aumento (in totale sono 400 mila), a causa delle condizioni di lavoro che diventano man mano più difficili, sia nel pubblico che nel privato. L'intermediariato è in crescita. La tendenza è il voler imporre ai lavoratori un orario di
lavoro che superi le 37,5 ore settimanali nominali, oppure spingerli verso il tempo parziale, con conseguenti minori garanzie sociali. Molti padroni inoltre non rispettano le regole, a differenza di quel che si pensa all'estero della Scandinavia completamente risparmiata dall'illegalità. Siccome la Norvegia è parte integrante dello Spazio Economico Europeo (SEE) deve rispettare le direttive europee, e di conseguenza permettere un notevole flusso di immigrati comunitari, che ne nostro caso si traduce in una grande quantità di polacchi migrati nel nostro paese.
I più ricchi sono naturalmente i capitalisti ed alcuni dirigenti aziendali. I poveri fanno parte della classe lavoratrice che perdono il lavoro in particolare a causa di disabilità o malattia. Lo stato sostiene queste categorie, ma gli assegni permettono di vivere "al minimo", ovvero bastano a malapena a tirare avanti. Inoltre occorre fare domanda di applicazione ogni anno per ricevere l'assegno di invalidità.

Media, sanità, disuguaglianze di genere. La Norvegia non fa eccezione
Ci sono due principali quotidiani, entrambi destroidi e non di grande qualità. La televisione pubblica è invece influenzata soprattutto dai laburisti, anche se abbiamo anche qualche canale privato (di destra).
Il sistema sanitario è pubblico, ma le cure di alto livello sono private. Il sistema si sta sviluppando parzialmente in direzione di quello statunitense, con qualche privatizzazione.
L'uguaglianza di genere è stato uno dei punti forti della società norvegese. Negli ultimi 20 anni però le diseguaglianze di genere sono rimaste le stesse, mentre altri paesi le hanno ridotte. Gli stipendi femminili sono del 20% inferiori a quelli maschili. Ad esempio nelle università la stragrande maggioranza dei docenti sono uomini. Molte donne decidono di lavorare a tempo parziale. Questi problemi sono di natura culturale ed ideologica.

La battaglia sul sistema prevdienziale è stata dura ma?
La riforma delle pensioni nel privato è passata, e questa è stata una battaglia persa. Nel pubblico invece siamo usciti con una vittoria all'80%. Ovviamente noi volevamo preservare il vecchio sistema, per prevenire un deterioramento delle pensioni. La riforma poneva il raggiungimento di due limiti per il conseguimento del pensionamento, una a 62 anni ed una a 67. Andare in pensione a 62 anni nel privato (dove la riforma è passata) vuol dire ricevere una pensione inferiore che andarci a 67. Prima della riforma il sistema pensionistico era retributivo (la pensione si calcolava sulla retribuzione dei 20 anni migliori). Ora il sistema è contributivo (vengono computati i contributi effettivamente accantonati in tutti i 40 gli anni di lavoro).

E il petrolio?
Il 66% dei profitti del petrolio va allo Statoil (la compagnia di stato ndt). Non c'è il rischio che il petrolio venga privatizzato, perché nello Statoil c'è la "borghesia di stato" che impedisce ogni cambiamento radicale della proprietà del petrolio. Le decisioni importanti rimangono per legge in mano allo stato finché la compagnia possiede almeno un terzo delle quote. Ad ogni modo lo Statoil ha ridotto la sua partecipazione: in passato era il 100%.

Quali previsioni per il futuro?
Possiamo continuare a sopravvivere con questo sistema, almeno per i prossimi 10 anni, a causa dei risparmi dalla vendita dei barili. Se è vero che il petrolio sta diminuendo, il gas dovrebbe incrementare. Quel che il paese dovrebbe fare è incrementare il settore delle energie alternative: la direzione è stata intrapresa, ma procede lentamente.Lo stato si preoccupa eccessivamente del petrolio invece di incrementare gli investimenti nel rinnovabile. Occorrerebbe anche implementare un sistema ferroviario migliore (durante l'inverno i treni subiscono molti problemi, anche a causa di macchine acquistate dall'Italia, non molto adatte ai rigidi inverni scandinavi). La Norvegia è rimasta al palo per quanto i treni ad alta velocità, rispetto ad altri paesi. I collegamenti tra le grandi città dovrebbero avvenire prevalentemente per rotaia, e non via aerea come oggi. Il governo non si muove in questa direzione, preferendo piuttosto trivellare dappertutto
(incluso di recente anche nello stupendo arcipelago delle Lofoten ndt)

Quale il ruolo dei comunisti?
Una delle nostre principali aree di azione rimangono i sindacati. Le maggiori lotte, per gli salari, le pensioni, lo stato sociale, il sistema sanitario, ecc. sono portate avanti attraverso la lotta sindacale. Puntiamo anche ad avere la rappresentanza politica nello Storting (il Parlamento ndt). E' tutt'ora straordinario che un partito rivoluzionario abbia dei consensi in Norvegia.

http://roedt.no/

a cura della redazione di Bologna di Contropiano

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