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Trayvon

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Microspie e macrostronzi

(22 Dicembre 2010)




Dopo la microspia ritrovata nel contatore elettrico della Panetteria Occupata, nel mese di novembre sono stati rinvenuti a casa di alcuni compagni (in un amplificatore, nella cappa della cucina e in un televisore catodico) degli apparecchi con microfono e trasmettitore da 300 Mhz con una portata di 2-300 metri. In un caso con l’aggiunta di un telecomando di attivazione a distanza (da alcune centinaia di metri) e in un altro con l’aggiunta di una microcamera collegata a trasmettitore in banda UHF della medesima portata.



Non è la prima volta e di certo non sarà l’ultima che compagni e compagne si accorgono di essere oggetto di attenzioni particolari da parte della magistratura, delle forze di polizia, dei servizi segreti ma ci preme sottolineare quanto la presenza di una videocamera nella propria abitazione risulti una violenza particolarmente odiosa.

Non ci deve stupire che nell’attuale congiuntura economica, segnata profondamente dalla crisi e dalle ricette padronali antiproletarie, il lavoro che da anni i compagni e le compagne portano avanti con determinazione possa assumere oggi maggiore rilevanza sia nel campo proletario che, di conseguenza, da parte dello stato.

L’enorme produzione legislativa bipartisan di questi ultimi anni in materia di “pubblica sicurezza” ha reso via via più agile lo squallido lavoro degli agenti della repressione: dall’uso più che disinvolto delle intercettazioni ambientali all’introduzione di nuove fattispecie di reato dai contorni sempre più aleatori e discrezionali, dalla facilità con cui viene disposta la carcerazione preventiva all’inasprimento delle condizioni detentive, fra le quali certamente l’uso prolugato dell’isolamento.

Questa legislazione che si nasconde dietro l’impronta emergenziale unitamente al grado di militarizzazione e alla crescente presenza di gruppi neofascisti nei quartieri se da una parte rivela i timori padronali ed il tentativo di contenere preventivamente una possibile ripresa dello scontro di classe su scala allargata, dall’altra disegna i contorni del modello di società che si apre di fronte di noi, di una democrazia autoritaria.

Eventi come questi non devono farci paura né intimidirci ma spingerci a lottare con maggior coraggio e determinazione e ad unire le forze.





Milano, 12 dicembre 2010

Panetteria Occupata

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