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I compagni di Manuel De Santis incontrano gli studenti del Mamiani e chiedono scusa a Cristiano, colpito con un casco il 14 dicembre

(24 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

I compagni di Manuel De Santis incontrano gli studenti del Mamiani e chiedono scusa a Cristiano, colpito con un casco il 14 dicembre

foto: www.radiocittaperta.it

di Insorgenze

Mario Martucci, uno dei responsabili dei “Katanga”, il famigerato servizio d’ordine del Movimento Studentesco di Milano, poi divenuto Mls, noto negli anni 70 per la sua particolare vocazione a svolgere la funzione di poliziotti dei cortei sempre pronti ad aggredire e pestare tutte le realtà politiche più radicali del movimento presenti sulla piazza milanese, intervistato dal Corriere della sera invita gli studenti a costituire un servizio d’ordine – si badi bene – non per difendere i cortei da aggressioni esterne provenienti dalla polizia o da gruppi di estrema destra, o ancora per garantire i propri spazi di agibilità politica, ma per reprimere la pluralità delle voci interne al movimento stesso. La vicenda è destinata inevitabilmente ad aprire un dibattito sulle forme d’organizzazione della politica e delle manifestazioni per superare quelle logiche che hanno condotto all’episodio di martedì, soprattutto a quell’inquietante riflesso d’ordine che di fronte ad una situazione imprevista (e che per giunta si sarebbe poi dimostrata la novità e il punto di forza dell’intera giornata) si è tradotto un una reazione repressiva.
Ieri una delegazione di quel settore del movimento che il 14 aveva deciso di improvvisare un servizio d’ordine la cui azione è poi degenerata nella aggressione di un altro manifestante, si è incontrata con gli studendi del Mamiani, compagni del giovane ferito.
In ogni caso ci auguriamo che la soluzione sia demandata all’iniziativa politica, unico modo per sottrarla alle dinamiche penali e criminalizzatrici. Evitare che Manuel diventi il capro espiatorio di una scelta politica che l’ha sorpassato, far sentire a Cristiano, il ragazzo ferito, la solidarietà e il calore del movimento. Sostenere con una sottoscrizione spese mediche e processuali per entrambi potrebbe essere un modo per arrivare anche ad un incontro pubblico con tutto il movimento

L'articolo di Paolo Persichetti - Liberazione 22 dicembre 2010

Si è svolto ieri un incontro tra una delegazione di Esc, il centro sociale romano di San Lorenzo, insieme ad altri studenti delle facoltà occupate, con gli studenti del Mamiani, il liceo al quale appartiene Cristiano Ciarrocchi, il quindicenne seriamente ferito con un casco martedì scorso da un altro manifestante, Manuel De Santis, che nel frattempo si è fatto avanti riconoscendo la propria responsabilità e chiedendo scusa al ragazzo ferito. L’incontro è servito a chiarire le circostanze cha hanno portato all’orribile episodio avvenuto davanti a via degli Astalli, molto vicino alla residenza privata di Silvio Berlusconi. Due blindati dei carabinieri messi di traverso ostruivano l’ingresso della via, molti manifestanti si erano fermati ed avevano cominciato a lanciare di tutto, sacchetti dell’immondizia, grossi petardi, frutta e verdura.
All’incontro ha partecipato anche uno dei giovani che era accanto a Manuel De Santis mentre faceva servizio d’ordine, quello che nelle immagini è visto alzare un braccio in modo teso, gesto che sul web ha dato subito spazio ad interpretazioni dietrologiche sulla presenza di militanti di estrema destra nel corteo. Evidentemente non si trattava di un saluto romano, ha spiegato l’attivista, ma di un gesto indirizzato verso il corteo affinché proseguisse il suo cammino. Gli studenti del Mamiani sembrano aver apprezzato questo incontro, «dopo l’episodio di martedì avevamo perso ogni fiducia nei confronti degli universitari», spiega uno di loro. «Noi non siamo contro i servizi d’ordine, anche noi abbiamo il nostro che senza dubbio è più efficiente di quello messo in piazza da Esc. Loro ci hanno risposto che un servizio d’ordine centralizzato oggi non è possibile e che c’è stato un problema di mancato coordinamento». Da quel che si è capito Manuel De Santis non era un “cane sciolto”, «parlavano di lui come di uno che conoscevano» e che era inquadrato nell’attività di controllo del corteo, «affinché defluisse correttamente nella zona di piazza Venezia. «Temevano – ci hanno spiegato – che il corteo si spezzasse subito di fronte al primo blindato a causa dei lanci di uova ed altro che potevano provocare una carica della polizia». Ma l’azione non è stata ben coordinata, anzi era del tutto improvvisata, «l’errore – hanno spiegato – è stato quello di non aver chiamato aiuto». Una sottovalutazione che avrebbe ingenerato per frustrazione il «gesto sconsiderato». Hanno aggiunto – spiega sempre il nostro giovane interlocutore – che «non sapevano come agire con gli studenti medi», che in numero imprevisto e con una loro autonomia d’azione partecipavano alla giornata di lotta. Insomma il successo della giornata avrebbe fatto saltare tutti i piani preordinati. «Si sono scusati ed hanno chiesto di passare le scuse anche a Cristiano. Noi abbiamo replicato che non si potevano giustificare isolando l’autore dell’aggressione, per altro contattandoci solo tre giorni dopo l’accaduto e venendoci ad incontrare una settimana dopo».
Questa descrizione della vicenda corrisponde ad altre apparse in rete in questi giorni. Il gesto compiuto dalla delegazione che ha reso visita agli studenti del Mamiani è certamente positivo, seppure tardivo. Ora però l’errore sarebbe proprio quello di chiudere la vicenda qui, scaricando per altro sulle sole spalle di Manuel De Santis quanto accaduto. L’errore prima che tecnico (aver improvvisato una parodia di servizio d’ordine che ha aumentato confusione e tensione) è politico, sta nell’aver percepito come una minaccia il successo della manifestazione, l’arrivo in massa di una leva giovanissima di manifestanti arrabbiati che hanno trasformato in retroguardia le vecchie leadership, e soprattutto nel demone dell’egemonia, nella pretesa di voler stabilire per tutti modalità e obiettivi della giornata. Con un paradosso estremo che mette con le spalle al muro quella cultura politica avviata sul finire degli anni 90, incentrata sul “conflitto mimato” in nome di una nonviolenza imposta con la forza.

Radio Città Aperta - Roma

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