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La fatalità

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(25 Novembre 2008) Enzo Apicella
Per Berlusconi è stata una fatalità il crollo che ha ucciso Vito Scafidi nel liceo Darwin di Rivoli

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Il '68 in soffitta? Lettera dal passato...

(26 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Il '68 in soffitta? Lettera dal passato...

foto: www.caunapoli.org

Il ministro Gelmini, approvata la "sua" (ma forse sarebbe meglio dire di Confindustria, CRUI e Ministero dell'Economia) riforma, si è affrettata a rilasciare dichiarazioni trionfalistiche. Addirittura avrebbe mandato in soffitta il '68!

Ebbene, ripescando alcune lettere da quel periodo, si ritrovano parole e toni che potrebbero risalire a soli pochi giorni fa, alle disamine successive alla giornata del 14 dicembre. Basta cambiare i riferimenti alla Francia, l’acronimo delle forze repressive del paese oltralpe, e il ’68 ritorna, con le aspirazioni di cui quel movimento si fece latore, con la rivendicazione di libertà e giustizia, di un mondo senza sfruttamento.

Studenti, poliziotti e governo

una lettera dal '68 francese di Fabrice Hélion, studente di lettere

Il governo non ha voluto prendere sul serio tutta la questione. Le forze dell'ordine saranno sufficienti per disperdere gli studenti… Ma non si disperde il nemico che dorme nel cuore stesso della città, tranquillo, sembra, ma sempre in stato di assedio con l'aria di niente.

Il nemico non è straniero, è lì, al centro della città, indistruttibile, francese. Se gli studenti si sono battuti, è perché le forze dell'ordine, sole rappresentanti del governo, sono divenute, per loro, l'immagine di quello che essi non volevano, l'incarnazione dell'università poliziesca che essi rifiutavano e, per qualcun altro, l'immagine stessa del governo.

Il governo non ha voluto prendere sul serio gli studenti. “Che diavolo li prende...”, ha detto il ministro. Gli studenti non hanno voluto dare ragione al ministro, si sono battuti per dimostrare che avevano realmente qualcosa da rivendicare; insomma, che non si agitavano affatto a causa di qualche “grillo” primaverile o di fine d'anno. Tutto ciò lo hanno detto in un linguaggio che non è il loro, ma quello dei loro interlocutori: i poliziotti. Non sono venuti con pietre e sbarre di ferro, hanno divelto le pietre sotto il naso dei CRS per lanciarle, evidentemente, sul loro naso.

Se il dialogo fu di pietra e di altri termini è colpa del governo che non si è deciso ad aprire abbastanza presto un dialogo opportuno e realistico, ciò che del resto non ha ancora fatto. Dieci arrabbiati? No, diecimila arrabbiati, presto di più se il governo volontariamente miope rifiuta di andare dall'oculista. Dieci arrabbiati, diecimila arrabbiati.

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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