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La messa al bando dei Partiti Comunisti e la UE

Sulle dichiarazioni anticomuniste di personalità della UE (informativa del Partito Comunista di Grecia)

(7 Dicembre 2003)

Cari compagni,

Probabilmente già sapete che, l’11 dicembre 2003, il vicepresidente del Partito dei Lavoratori Ungherese, il compagno Attila Vajnai verrà processato, perché durante una conferenza stampa ha messo all’occhiello un distintivo con la stella rossa: come sapete, in Ungheria l’uso di simboli del movimento operaio e comunista non viene consentito e viene punito penalmente.

In questa occasione, intendiamo attirare la vostra attenzione su alcuni sviluppi negativi che si sono registrati in materia di diritti democratici e anticomunismo nell’Unione Europea.

Il 30 ottobre, il Presidente della Commissione Europea, Sig. Romano Prodi, rispondendo all’europarlamentare del Partito Comunista di Grecia Stratis Korakas ha affermato che “la messa al bando del Partito Comunista in un paese che sta per entrare nell’UE, in nessun caso può rappresentare causa di particolare dibattito o critiche nell’ambito dei criteri politici prima menzionati” (il riferimento è ai criteri di Copenhagen).

La risposta del Sig. Prodi è da riferirsi alla lettera che il parlamentare europeo gli ha indirizzato, protestando per la presa di posizione del Commissario dell’UE Sig. Verheugen, nella discussione avvenuta il 30 settembre 2003 nel corso della seduta del Comitato per gli affari esteri del Parlamento Europeo. Rispondendo a una domanda circa le clausole che mettono fuori legge i partiti comunisti e i loro simboli, ha detto: “Se mi è consentito esprimere un commento politico, posso affermare che se personalmente avessi sperimentato ciò che i popoli hanno sperimentato in Europa Orientale, sarei il primo a chiedere che il Partito Comunista sia messo al bando in quei paesi”.

Tali posizioni anticomuniste, assunte da personalità ufficiali dell’UE, costituiscono entrambe una provocazione verso i sentimenti democratici dei popoli dell’Europa e una minaccia per i diritti democratici nell’Unione Europea e nei suoi stati membri.

Pensiamo che queste dichiarazioni non solo legittimano le clausole non democratiche, anticomuniste, le interdizioni e le persecuzioni in una serie di stati membri dell’UE, ma creano le condizioni per una potenziale estensione di tali misure agli altri stati membri, dal momento che introducono l’idea che la democrazia e la messa al bando dei partiti comunisti sono compatibili.

E’ interessante notare che questi sviluppi hanno luogo nel momento in cui l’UE sta elaborando la cosiddetta “Costituzione Europea”, alla vigilia delle elezioni per il Parlamento Europeo.

La Sezione Internazionale del Partito Comunista di Grecia
http://www.kke.gr
cpg@int.kke.gr

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