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Il rapporto europeo sull’antisemitismo

Sull’Italia allarmi strumentali e molte omissioni

(9 Dicembre 2003)

Sta finalmente circolando, opportunamente tradotto anche in italiano, il famoso “Rapporto sull’antisemitismo in Europa”, commissionato dalla Commissione Europea al Cospes e che ha alimentato un tormentone sul fatto che fosse stato insabbiato perché troppo “imbarazzante”.

Il capitolo relativo all’Italia è curato da due ricercatori – Alberto Cavajon e Marcella Filippa – dalle cui conclusioni il Cospes prende le distanze affermando che il contenuto è da ritenersi responsabilità dei due ricercatori e non del centro a cui è stato commissionato.

Scorrendo le pagine e le notizie che dovrebbero documentare “lo stato dell’antisemitismo in Italia”, colpiscono tre fattori:

a) la scarsità di episodi significativi ascrivibili all’antisemitismo,

b) la confusione (voluta e strumentale) tra manifestazioni di contestazione della politica israeliana verso i palestinesi con l’antisemitismo;

c) l’omissione di episodi di violenza commessi dai gruppi oltranzisti filo-israeliani in Italia ai danni di esponenti politici impegnati nella solidarietà con il popolo palestinese.

Anche nei momenti di massima tensione internazionale (marzo-aprile 2002) che hanno visto Israele al centro di dichiarazioni e manifestazioni di protesta per l’escalation avviata contro l’ANP e i palestinesi dei Territori Occupati, i due ricercatori non sono riusciti a trovare episodi di rilievo (per numero o gravità) che documentino una attività in Italia caratterizzata dall’antisemitismo. Poche scritte, qualche striscione allo stadio e nulla più.

Il paradosso si raggiunge quando si commenta la manifestazione organizzata dalla Comunità Ebraica di Roma sotto la direzione nazionale del PRC in via del Policlinico. I due ricercatori (e giustamente non possono farlo) non esprimono opinioni sulla liceità di quella dimostrazione. Ma segnalano che “le auto di passaggio hanno reagito all’imbottigliamento del traffico gridando degli slogan antisemiti ai manifestanti”. I due ricercatori omettono di dire che i manifestanti hanno aggredito alcuni passanti a piedi e sul motorino che indossavano la kefiah e addirittura una agente di polizia in borghese che scattava le fotografie. Particolare curioso. In questi giorni sono finiti in carcere due manifestanti accusati di aver picchiato un agente di polizia in borghese durante la recente manifestazione del 4 ottobre a Roma contro il vertice europeo, ma nessuno dei manifestanti che picchiò l’agente in borghese il 2 aprile del 2002 sotto la sede del PRC…è finito in carcere. Due pesi e due misure? Impunità?

I due ricercatori fanno lo screening del materiale politico, della coreografia e dell’abbigliamento dei partecipanti al Congresso nazionale del PRC. Un libro con la prefazione di Sandro Pertini, la foto drammatico del bambino palestinese ucciso insieme al padre dai militari israeliani e le kefiah…diventano segnali di antisemitismo.

Nello stesso contesto viene segnalata la presenza di manifestanti con la kefiah durante la manifestazione nazionale della CGIL del 16 marzo o in uno sciopero a Torino il 16 aprile.

Infine viene ripresentato il tormentone della manifestazione a Roma del 6 aprile, in cui 1 (uno) solo manifestante su 40.000 ha sfilato con il passamontagna ed una benda sulla fronte, diventando - nell’immaginario collettivo e nel circo mass mediatico manipolato – “la manifestazione aperta dai kamikaze”

Infine si segnala che le manifestazioni del 25 aprile a Milano e a Roma sono state caratterizzate da posizioni filopalestinesi e anti-israeliane in cui “nell’anniversario della liberazione dell’Italia dal nazismo venivano esibiti cartelloni filoplestinesi, nei quali si leggeva ad esempio assassino, Sharon nazista, Intifada fino alla vittoria”.

Infine si segnala una vignetta di Forattini, vignetta di pessimo gusto di un vignettista di pessimo gusto assunto da un quotidiano tra i più filo-israeliani come “La Stampa”.

Omissioni
Mancano ovviamente dal rapporto le aggressioni subite dai manifestanti solidali con la Palestina il 9 marzo 2002 al termine della manifestazione, l’aggressione a Luisa Morgantini all’uscita degli studi televisivi di Sciuscià, l’aggressione subita da Vittorio Agnoletto, la devastazione della mostra dei Medici Senza Frontiere a Roma. Non era compito di questo rapporto segnalarle. Sarebbe però compito dei responsabili della Comunità Ebraica prenderne le distanze (cosa mai fatta) e – in linea teorica - compito della polizia e della magistratura indagare su questi episodi e i loro responsabili. Verso altri episodi simili…c’è stata molta più “solerzia”.

Conclusioni
Per lanciare l’allarme antisemitismo in Italia è un troppo poco. Per sottolineare la strumentalità del rapporto tra questi allarmi e la copertura/complicità con il governo Sharon e la politica di oppressione coloniale e di apartheid di Israele verso la popolazione palestinese, ce n’è più che abbastanza. Gridare al lupo sull’antisemitismo in Italia senza alcuna necessità documentata e documentabile si sta trasformando in un pericoloso boomerang per la convivenza democratica nel nostro paese ed in una operazione di copertura della politica israeliana ritenuta inaccettabile dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale e di conseguenza anche dalla maggioranza della popolazione italiana. Alimentare strumentalmente l’allarme antisemitismo rischia di non essere più credibile né accettabile. E’ tempo che la parte migliore e più avanzata della Comunità Ebraica in Italia si faccia avanti.

Forum Palestina

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