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Bilbao, un paso adelante. Manifestazione per i diritti dei prigionieri politici, 4500 le adesioni

(8 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Bilbao, un paso adelante. Manifestazione per i diritti dei prigionieri politici, 4500 le adesioni

foto: www.radiocittaperta.it

"Las y los presos políticos vascos al País Vasco dueñ@s con todos sus derechos, DEMOS UN PASO ADELANTE". È la scritta che aprirà domani pomeriggio la marcia a favore dei prigionieri politici baschi, a Bilbao. Una manifestazione che sarà imponente, forte di adesioni che attraversano l'Europa e l'Oceano.
I prigionieri politici come un soggetto attivo del processo negoziale che la sinistra basca sta costruendo con tenacia e non senza repressione. Dove dietro alla parola 'prigioniero politico', al di là delle singole contestazioni di reato, al di là di chi sia in attesa di giudizio o nei vari gradi del processo, o addirittura incarcerato solo per esprimere le proprie idee, ci sono delle persone. In carne e ossa, che dovrebbero, per legge, essere tutelate dalla legge.
La legge spagnola prevede alcune garanzie fondamentali, ma la storia dei prigionieri baschi è quella del disprezzo delle regole e dei regolamenti, dal momento dell'arresto - quando sono in aumento le denuncie di casi di tortura per arrivare a dichiarazioni auto-incolpatorie - al momento della detenzione e nel giorno dopo giorno del carcere. La parola chiave è 'dispersione', una decisione presa dai governi socialisti di Gonzales e perpetuata con accanimento da tutti i governi che si sono succeduti: far scontare ai familiari dei prigionieri una sofferenza aggiuntiva, disperdendo i congiunti in carceri distanti da casa. Risultato: sofferenza per le famiglie, lutti per incidenti stradali legati alla fatica di viaggi interminabili per pochi minuti di colloquio, a volte negato sulla porta del penitenziario.
I malati gravi non vengono scarcerati, come prevedrebbe la legge. Chi ha compiuto i tre quarti della condanna, e avrebbe diritto a uscire dalla cella, vi deve rimanere, in spregio della legge. La dottrina Parot permette di sommare condanne fino ada arrivare agli effetti di un vero e proprio ergastolo.
È la catena di odio che si salda per generazioni, e che negli ultimi anni di persecuzione politico giudiziaria del nazionalismo ha portato il dolore e le manette anche giornalisti, giovani, editori, studenti, avvocati.
La manifestazione conta sull'appoggio di singole persone e associazioni. Nel testo del manifesto politico si legge, fra l'altro: "Crediamo che Euskal Herria si trova all'inizio di un nuovo ciclo. Per questo quello che già prima era urgente, ora lo è ancora di più. È imprescindibile mettere fine alla situazione che soffrono i prigionieri politici baschi. Non chiediamo altro che il rispetto dei diritti più elementari che vengono rispettati in qualsiasi democrazia. Non farlo, negherebbe ossigeno a questa nuova fase".
Il racconto delle singole storie di prigionia è il racconto di un collettivo. I prigionieri politici baschi applicano all'interno delle carceri, se pur dispersi su tutto il territorio iberico - enclave comprese -, una politica di unità. Dal militante del commando operativo, al singolo giovane in carcere per essere nazionalista: tutti appartengono al collettivo dei prigionieri politici. La nuova fase che vede una nuova formazione nascere dalle ceneri di Batasuna, con il rifiuto esplicito della violenza politica, con l'invito a tregua e verifica degli arsenali per Eta, con lo slancio politico dell'unire forze per competere nelle sedi del voto, ha bisogno della fine di una ferita che ogni giorno viene ricoperta di sale.

Angelo Miotto - Peacereporter

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