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(4 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Dopo Pomigliano anche a Mirafiori il ricatto di Marchionne: o lavorare schiavi o non lavorare più

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Il referendum a Mirafiori: "illegittimo"? "un ricatto"? Certo! Allora è legittimo combattere per impedirlo

(8 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Il rifiuto della direzione della Cgil (1) di rispondere all’appello degli studenti per organizzare lo scontro col governo, con l’unità della classe operaia e dei giovani, ha salvato Berlusconi e gli ha permesso di far passare il Ddl Gelmini sull’università.

La firma di Napolitano (30 dicembre) è la conclusione delle manovre che miravano a dissuadere i giovani dal marciare contro i palazzi del potere, che li destinano a un avvenire d’ignoranza e di precarietà.

La rappresentante della Rete Link ("La Repubblica" del 31 dicembre), che si felicita per la decisione del presidente della repubblica: “Solo il fatto che Napolitano abbia sottolineato le criticità della legge per noi è una soddisfazione: le nostre indicazioni sono state ascoltate”, e afferma che l’applicazione della legge sarà messa in scacco come se niente fosse, “... contestando i singoli decreti attuativi e costruendo dal basso proposte di statuti, ateneo per ateneo. Chiediamo a tutti i rettori di disobbedire, daremo battaglia negli organi collegiali e coltiveremo la nostra specialità: le mobilitazioni in piazza...”, mente due volte.

Per un’eventuale messa in scacco dell’applicazione della legge Gelmini, proporre una « lotta » "ateneo per ateneo" o prevedere la "disobbedienza" dei rettori rientra nella mistificazione, tanto quanto aver voluto far passare l'ex stalinista del Quirinale per un salvatore.

Eppure basterebbe dare un’occhiata all’esito de "l'onda anomala" e del possente movimento degli insegnanti nell’autunno 2008 per verificare che le conseguenze del voto di una legge non si cancellano come per incanto con dichiarazioni tonanti del genere: « niente di grave, si va avanti » .

E’ importante che in Italia (e anche in Gran Bretagna) il movimento dei giovani si sia radicalizzato e che abbia superato una tappa affrontando in massa la polizia, per dimostrare che non sopportava più questo regime. Ma le difficoltà sono ancora grandi per ricavare le lezioni dagli avvenimenti della lotta tra le classi. L'assenza di un’organizzazione politica veramente indipendente dalla CGIL ( ivi compresa quella della Fiom) e dal PD, si paga cara.

Il problema non è fondamentalmente differente da quello che si pone in Francia con le organizzazioni “d’estrema sinistra”, "trotskiste", che seguono le orme dei burocrati sindacali per trasformare la disfatta subita sulla controriforma delle pensioni in una “quasi vittoria”. Basandosi su un reale successo, Sarkozy prosegue e accentua la sua offensiva contro la sicurezza sociale e la scuola pubblica.

La negazione della realtà ha solo l’effetto di contribuire a nascondere ai lavoratori la responsabilità degli apparati burocratici e di precludere la via dell’organizzazione per far saltare questo ostacolo.

Si potrebbe dire, in parallelo, che l’offensiva corporativa Marchionne-Confindustria - Governo (sostenuta dal PD (2)) alla Fiat è stata confortata dall’atteggiamento « responsabile » della Cgil e della Fiom, che al momento decisivo dello scontro col governo (sfiducia, Ddl Gelmini) hanno condannato ...i giovani.

Non è necessario spiegare ai lettori di questo sito che l'accordo Mirafiori, dopo quello di Pomigliano, è il cavallo di Troia nel diritto del lavoro in Italia (servirà come riferimento per la borghesia e i governi dei paesi vicini).

Si tratta di far saltare il quadro nazionale del contratto di lavoro, di sottomettere gli operai, mani e piedi legati, ai bisogni del mercato (flessibilità) e per questo sostituire sindacati corporativi d’impresa ai sindacati operai nazionali. Per "legittimare" i propri obiettivi, distruggere la Fiom, Marchionne, sostenuto dalla Confindustria, dal governo e dal Pd, organizza un referendum nelle fabbriche di Mirafiori a metà gennaio.

Sarebbe un avvenimento senza importanza?

Il 29 dicembre la Fiom ha adottato un documento che dichiara :"Il Comitato Centrale della Fiom-Cgil conferma, come già deciso sull'intesa separata della Fiat a Pomigliano, la scelta di considerare inaccettabile e non firmabile il testo proposto dalla Fiat per le Carrozzerie di Mirafiori, giudica illegittimo sottoporre a referendum diritti indisponibili alla negoziazione tra le parti…"

Secondo "La Repubblica" del 31 dicembre, alla Camusso, che gli consigliava di firmare l’accordo in caso di vittoria del sì, Landini avrebbe risposto: «No, è un voto sotto ricatto».

"Illegittimo", "voto sotto ricatto", si può accettare che i lavoratori di Mirafiori siano costretti a un voto"illegittimo" e sotto ricatto"?

Si può porre questa domanda perché, dopo questa considerazione, la direzione della Fiom non annuncia alcuna disposizione per impedire che i lavoratori della Fiat siano vittime di questo intollerabile ricatto.

Da un lato si ha la famiglia Agnelli, Marchionne (con uno stipendio 400 volte quello di un impiegato) sostenuto dal padronato italiano, dal governo e dal PD, dall’altra migliaia di operai e le loro famiglie (sarebbe più giusto dire milioni, considerando le ripercussioni a catena ) con la “scelta”: licenziamento o perdita dei diritti acquisiti a caro prezzo.

E’ tollerabile lasciare soli alcune migliaia di operai di fronte a questa alternativa, quando si tratta del futuro dei salariati di questo paese ?

E chi può rompere questo isolamento, se non la Cgil e la Fiom (in particolare)?

Su una piattaforma che dicesse soprattutto :

- No al ricatto!

- Per la difesa del contratto nazionale!

- No ai turni massacranti!

- Solidarietà con gli operai della Fiat!

Una data avrebbe un senso per indire uno sciopero generale, quella del referendum!

Sciopero per chiamare i lavoratori e i giovani della regione di Torino a radunarsi davanti alle porte dell’impresa e respingere praticamente (non a parole) l'intollerabile ricatto.

Troppo difficile da spiegare? Numerosi studenti hanno detto che l’attacco contro il diritto allo studio faceva parte dell’offensiva generale del padronato e del governo per far pagare la crisi ai lavoratori e ai giovani, e hanno pure dichiarato che la loro sorte era legata a quella dei lavoratori della Fiat. Non c’è dubbio che la devastazione del diritto del lavoro alla Fiat porterebbe a disoccupazione e precarietà ancora maggiori, a nuove soppressioni di posti di lavoro nella funzione pubblica.

Allora, c’è un’altra via, oltre quella dell’organizzazione del boicottaggio, per evitare che operai disorientati e disarmati siano costretti a partecipare alla farsa del voto ?

Il fallimento dell’operazione referendaria segnerebbe un capovolgimento della situazione politica, caratterizzata finora dalla capacità della borghesia di far passare tutte le sue controriforme.

Un’ultima osservazione : che la borghesia denunci la direzione della Fiom come estremista e di un’intransigenza insopportabile, fa parte di un gioco ben regolato. Ciò non dispensa in alcun caso di fare un esame critico della situazione.

Affermare la necessità di una lotta per costringere la direzione della Fiom e della Cgil (3) a far di tutto per impedire un voto "illegittimo" e "sotto ricatto" non vuol dire certamente indebolire la Fiom o più generalmente la Cgil. Significa sgombrare la direzione per realizzare le condizioni dello scontro necessario, per evitare un salto indietro di più di 50 anni nella condizione operaia, nonché un passo ulteriore nello snaturamento del sindacato operaio, verso il corporativismo.

6 gennaio 2011

note:

(1) Comunicato di Domenico Pantaleo segretario generale della Federazione Lavoratori della conoscenza CGIL : " Straordinaria mobilitazione degli studenti offuscata da azioni irresponsabili" (14 12 2010). Dichiarazione della segretaria nazionale della Fiom-Cgil : " Una grande manifestazione democratica. Inaccettabili gli atti di violenza premeditati" (14 12 2010).

(2) Il progetto di riforma ipotizzato dagli esponenti pd prevede, tra l'altro, la prevalenza degli accordi aziendali rispetto a quello nazionale che dovrebbe continuare "ad applicarsi a tutte le aziende del settore, ma soltanto se non vi sia un contratto aziendale stipulato da una coalizione sindacale che abbia la maggioranza dei consensi nell'impresa". Tra i firmatari della proposta ci sono Augusto Barbera, Antonello Cabras, Stefano Ceccanti, Sergio Chiamparino, Paolo Giaretta, Pietro Ichino, Claudia Mancina, Ignazio Marino, Enrico Morando, Alessia Mosca, Nicola Rossi, Francesco Tempestini, Giorgio Tonini, esponenti di diverse "anime" del Pd con un nucleo duro di veltroniani.("La Repubblica" 31 dicembre)

(3) La soluzione alle difficoltà incontrate nella CGIL dai militanti "lotta di classe" non consiste nell’uscire dal sindacato per costruire qualcosa d’altro. I sindacati di base, così attenti a denunciare le derive (reali) della direzione della Fiom, formulano solo appelli incantatori alla mobilitazione e sono ben discreti sul problema del referendum.

Jean-Louis Roussely

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