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(10 Dicembre 2003)
La maternita' penalizza le donne sul lavoro. La recente indagine Istat su 'Maternita' e lavoro femminile', svolta in collaborazione con il Cnel, conferma, a livello nazionale, i dati indicati dalla Cgil Lazio sulle pressioni subite dalle donne laziali, costrette a esibire il test di gravidanza nei colloqui per contratti a termine o a firmare lettere di dimissioni prima dell'assunzione, usate dal datore di lavoro in caso di maternita'.
"Il 6% delle donne viene licenziata perche' incinta", indica lo studio su 50.000 donne intervistate nel 2002 a distanza di 18-21 mesi dalla nascita dei figli.
"Oltre l'80% delle quarantenni ha avuto almeno un figlio, come le loro madri o poco meno.
L'autentico problema della fecondita' italiana sta dunque nella caduta verticale delle nascite di secondi figli".
Una donna su tre vorrebbe in media due o piu' figli ma poi si ferma a uno, a causa della difficolta' di conciliare famiglia-lavoro. Cosi' se le seconde nascite si sono molto ridotte, le terze culle sono ormai un evento eccezionale.
Al 6% delle lavoratrici in gravidanza licenziate si aggiunge il 14% che ha deciso, dopo, di abbandonare il lavoro per "gli orari inconciliabili con i nuovi impegni familiari".
Anche se l'intenzione, per molte madri, era un allontanamento temporaneo dal mondo del lavoro: il 71% desidera rientrarvi, tra le donne che prima lavoravano, ma diventano il 50% per le donne che non hanno mai lavorato.
Centro di Documentazione e Lotta
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