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La pietà delle banche

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(15 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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Condono senza fine Contratto nel dimenticatoio

(11 Dicembre 2003)

I condoni fiscali stanno ormai diventando globali. Se diamo uno sguardo altrove, in altri paesi, ci accorgiamo che questa soluzione è ormai diventata una prassi. E’ tempo di condoni negli Stati Uniti ove ben 5 stati: Arizona, Illinois, Florida, Kansas e Kentuky hanno ricorso a condoni tombali per recuperare risorse, dando la possibilità ad oltre 30 milioni di cittadini di “usufruirne” e mascherando operazioni di elusione fiscale spaventose in campo immobiliare. Come in Italia dove il condono fiscale è stato esteso, con gli emendamenti alla Finanziaria 2004 approvati dalla commissione bilancio della Camera, anche all’anno 2002, riproponendo tutte le vecchie sanatorie la cui estensione spiana la strada al novello istituto del concordato preventivo che darà in anticipo ad intere schiere di contribuenti (imprenditori e professionisti) la possibilità di aderirvi, maggiorando a tavolino i ricavi e i redditi del 2001 dell’8%, esentandoli dall’emissione di scontrini e ricevute fiscali e inibendo l’amministrazione finanziaria nella stragrande maggioranza degli accertamenti fiscali.

Non siamo particolarmente affezionati a discorsi puramente e solamente etici riguardo le categorie che vengono premiate dal condono ovvero evasori aspiranti o conclamati ma la cosa che più ci interessa sottolineare è che questo condono colpisce i lavoratori nella loro professionalità, toglie lavoro vivo come gli accertamenti e le verifiche fiscali e di fatto “costringerà” l’amministrazione a tagliare uffici, immobili (come già stanno facendo in Emilia Romagna) e personale, in esubero rispetto alle mansioni e alle specificità derivanti da questa nuova situazione lavorativa. Per capire ormai l’indice di gradimento delle Agenzie Fiscali basta vedere quello che sta accadendo all’Agenzia del Demanio dove, a fronte della trasformazione/privatizzazione in atto, la stragrande maggioranza del personale ha optato per altre amministrazioni pubbliche, non certo per le restanti Agenzie Fiscali.

E tutto ciò fa il paro con il Contratto che dopo l’annunciato pressing/forcing confederale è ritornato nel dimenticatoio non suscitando nessuna reazione dal governo e da Tremonti ma guarda caso neanche tra i lavoratori che evidentemente hanno capito l’arcano. Chiediamo alla compagine sindacal confederale: il problema era rompere la trattativa per 15 Euro circa oppure mettere in discussione l’accordo del febbraio 2002 che fissava al 5,66% gli incrementi contrattuali per i dipendenti pubblici, molto al di sotto dell’inflazione reale, del carovita e degli aumenti dell’euro?

Avranno capito che è questa l’origine dei guai derivanti dalla mancata chiusura del Contratto Agenzie Fiscali?

Bah…Boh… Chissà…
Noi non ne siamo tanto sicuri...

COBAS Pubblico Impiego
Finanze e Agenzie Fiscali
aderente alla Confederazione COBAS

Fonte

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