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Caporalato?

Caporalato?

(12 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Referendum sul ricatto Marchionne a Mirafiori

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Fiat: se passa l’america arrivano i licenziamenti !

(13 Gennaio 2011)

Nonostante il lavoro- sia nella dimensione stabile che in quella precaria – abbia perso valore, in virtù delle sconfitte subite e volute dal sindacato e dall’intera partitocrazia, bisogna “ ringraziare” proprio Marchionne per avergli ridato attualità e centralità nel sistema-azienda Italia.

Pur nella loro spietatezza i diktat su Pomigliano e Mirafiori dimostrano , ad onta dei sociologi “ quelli della fine del lavoro”, che tuttora nella modernità cibernetico-globale il capitale non può fare a meno della forza lavoro per riprodursi. Anzi, deve appellarsi ad essa per ottenere consenso al proprio autosfruttamento !

Il coinvolgimento dei lavoratori non è legato al ricatto della permanenza delle produzioni in Italia – sono noti le promesse-piani non mantenuti dal 2004 ad ogfgi, da Termini Imprese a Melfi, da Pomigliano a Mirafiori , e tra breve alla Sevel di Atessa – è piuttosto una lezione “ marxiana” ad uso dell’intero assetto capitalistico.La dimostrazione palese che il capitalismo si basa esclusivamente sui rapporti di forza e se ne frega delle convenzioni proprie dello stato di diritto, approfittando come sempre delle crisi da lui prodotte per sfruttare al massimo la situazione. E senza alcuna remora nel seppellire quanto ha dovuto cedere in termini salariali e di diritti al tempo in cui i lavoratori erano e si sentivano “ classe”, anzi aspiravano e lottavano per l’abbattimento del capitalismo.

Dalla sconfitta dei “ 35 giorni” alla Fiat-Mirafiori nel dicembre ’80 , la classe operaia non si è più ripresa! Al sussulto rabbioso dell’autunno ’92 è seguito l’ingabbiamento prodotto dagli accordi del luglio ’93, gli stessi che oggi Marchionne,Confindustria,Sacconi, dichiarano decaduti !I sindacati concertativi e le RSU non servono più !Con la firma degli accordi su Pomigliano e Mirafiori i sindacati firmatari diventano strumenti esclusivamente repressivi, occorrenti – come recita la 1° pagina del Sistema di Relazioni Sindacali – “ ad assumere la prevenzione del conflitto …. , in tale ambito si identificano nella Direzione Aziendale e nella RSA i soggetti che hanno questo compito…” !

Del resto se Marchionne , per trovare la quadra degli accordi ha utilizzato lo Statuto dei Lavoratori – nato per tutelare i diritti dei lavoratori in fabbrica – si può ben capire che insieme alla ricostruzione del rapporto di forza , i lavoratori devono ricercare nuovi strumenti di rappresentanza per esercitare i diritti.

Intanto ,nel tempo dell’azione referendaria per far votare SI alla ripubblicizzazione dell’acqua e contro il nucleare , si possono raccogliere le firme per mettere a referendum l’art.19 dello Statuto( quello utilizzato da Marchionne) e la legge Gelmini !

Non trascuriamo, non facciamo cadere, questa proposta. Stiamone ben certi, i Marchionne si moltiplicheranno per 10.000 e più ! Chi tra i padroni non vorrà approfittare della situazione favorevole ? Chi non vorrà disporre di manodopera a 800 euro, servizievole e senza diritti ?

Il rinascimento della classe lavoratrice dovrà essere ricercata superando le attuali contraddizioni e debolezze .Mica possono cavarci le castagne dal fuoco i lavoratori cinesi ! Per la loro rivolta emancipatrice dovremo attendere un altro decennio . Un tempo enorme,dilatato,dove si rischia di perdere la memoria dei diritti e del conflitto !

Un compito arduo compete agli attuali resistenti del NO a Pomigliano e Mirafiori, di tutti i NO nelle manifatture, nei servizi, nel pubblico impiego, nel precariato.

La coscienza di essere senza rete, senza protezione democratica, esposti a ricatti sempre più infimi, a configgere tra lavoratori ,tra generazioni precarie.

E dunque , al punto più basso della storia recente, la necessità di stendere relazioni solidali e cooperanti in permanenza , capaci di riattivare il blocco sociale antagonista, di identificarsi in proprie istituzioni e politiche dirette : solo a quel momento saremo in grado di ricontendere il rapporto di forza e di annunciare una nuova stagione di conflitti libertari.

Peraltro, “ i referendum del Marpione” oltre a dimostrare la debolezza dei lavoratori , sono anche la premessa dell’uscita degli Agnelli dall’ovile italiano !

Nella presente e ancora duratura stagnazione, con 6.000.000 di auto invendute in Occidente e a breve con l’invasione cinese , la cui produzione salirà al 1° posto tra le utilitarie, oltre che per l’innovazione della trazione elettrica, che speranza ha la Fiat di farcela ?! Quella dei modelli obsoleti,Panda e Punto ? Del ritardo tecnologico e dell’assenza nell’elettrico? Dell’enorme esposizione debitoria (Fiat= 4,2 mld verso banche UE; Fiat-Chysler=6,2mld verso governo USA + 4 mld verso fondi pensione UAW) ? Quella che ha perso in vendite il 35% in Ue e il 18% in Italia ?

Che piano industriale – di quale respiro – è quello di produrre la Panda “polacca” a Pomigliano ? O quello di fare i SUV a Mirafiori , per rivenderli in USA ?? O quello dello “ spin off” , la divisione in 2 dell’ultracentenaria Fiat spa ? Quando era soprattutto dai trattori-macchine agricole che Fiat ricavava l’utile per pareggiare il bilancio negativo del settore auto ?!

E’ credibile la promessa di produrre 1,2 milioni di auto in Italia a fronte delle attuali 600.000 ? Con quali modelli e in quali-quanti stabilimenti ? Per quali clienti squattrinati ?

Tutte domande che non trovano risposte ! Cosa nasconde Marchionne ? La realtà ci dice che chiude Termini Imerese , nel 2006 prometteva di investire oltre 200 milioni per la nuova Ypsilon ! E che ne è stato dell’investimento di 720 milioni per la logistica promesso nel 2008 a Pomigliano? Non se n’è fatto niente, è sorto a Nola il reparto confino con 326 deportati tra i più attivi sindacalmente ed è stato licenziato l’RSU-Cobas Mimmo Mignano ! E i promessi 20 miliardi per “ Fabbrica Italia”? ridotti a meno di 2 , solo se si accetta di lavorare alle sue condizioni !

Tutto ciò porta a dire non solo ai Cobas, ma a consumati conoscitori della Fiat e a noti economisti, che la Famiglia Agnelli, quella che detiene la maggioranza del pacchetto azionario Fiat, è pronta a lasciare l’Italia. Il continuo rilancio e le provocazioni di Marchionne, le minacce esplicite di andarsene ad investire altrove, sono parte del piano “ Famiglia Agnelli” di alzare il prezzo,fare cassa e andare ad investire in prodotti più renumerativi e in territori “ off shore” ! L’ingratitudine è propria dei padroni. Marchionne : da ultimo, sostiene spudoratamente che Fiat non “guadagna 1 euro in Italia”, quando vende 500.000 auto a costo lavoro dimezzato per il lauto sostegno offerto dalla Cassa Integrazione, CIG in cui vuol sbattere tutti i lavoratori di Mirafiori per tutto il 2011 e metà 2012 !

Con i “ se” non si fa la storia. Ma se ci fossero sindacati e partiti almeno sostenenti il lavoro, la Famiglia Agnelli e i loro AD Fiat non sarebbero leccati ed osannati, bensì messi alle corde e costretti a tirare fuori i soldi per garantire lavoro e reddito in Italia, così come fanno Volfwgen e Daimler in Germania, Pegeuot-Citroen-Renault in Francia, Nissan e Toyota in Giappone.

E posto che gli Agnelli volessero ritirarsi e/o cambiare aria , prima verrebbero costretti a restituire il maltolto di 60 anni e poi a vendere all’offerente in grado di mantenere inalterata l’occupazione !

Nell’attualità dei meschini e feroci ricatti posti dalla Famiglia Agnelli e dal suo AD Fiat, questi non dovrebbero trovare alcuna udienza nella pur devastata “ classe lavoratrice”: quale credibilità infine avrebbe Fiat nel mondo e in borsa, quando non sa fare il proprio mestiere in Italia, se chiude a Torino dove è nata ??

I creduloni del SI , si domandino piuttosto che avvenire c’è nella produzione di SUV a Mirafiori ?!

Nessuna paura ! Se si rimane compatti e vincono i NO, se si respinge il ricatto, Fiat continuerà a produrre auto nostrane per il mercato italiano( non può perdere altre quote di mercato dov’è monopolista) , se passa l’America arrivano il licenziamenti !

Vincenzo Miliucci

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