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La Fiom e la Fiat

La Fiom e la Fiat

(29 Dicembre 2010) Enzo Apicella
La Cgil attacca la Fiom per essersi opposta al ricatto di Marchionne

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Il ricatto fiat avra’ vita difficile, la classe lo ha ben identificato.

(17 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Il ricatto fiat avra’ vita difficile, la classe lo ha ben identificato.

foto: www.comunistiuniti.it

Il referendum-ricatto alla Fiat Mirafiori di Torino, è allo spoglio finale con smarrimenti di schede ed un NO che vale il 46%, cosa difficile da immaginare anche per non pochi dei sostenitori dello stesso. Una notte al cardipalma, che segue una intensa campagna tesa a smascherare il manovriere Marchionne e i tanti amici collaborazionisti. Il si, al 54%, è tale solamente per il voto espresso dai colletti bianchi impiegatizi, che in tal modo decidono i ritmi degli altri lavoratori, ma è indubbio che ben altro risultato contavano di ottenere quelli che son diventati i sindacati gialli filo padronali e la Fiat.

Dichiarazioni di vittoria poco convincenti seguono il dato definitivo dello spoglio del referendum con cui la Fiat torna a politiche di fabbrica degne dei suoi percorsi da anni 30-40, periodo in cui l’afflato con il regime fascista era sotto gli occhi del mondo intero. Una campagna per il si, che ha visto la diretta partecipazione della Fiat con assemblee interne all’orario di lavoro, oltre ai sindacati macchietta fim, uilm ugl e fismic, e tanti amici della politica ricattatoria alla Fassino, D’Alema e larga parte del pd, al non esprimersi sul voto del poeta del governismo di sinistra Vendola, et similaria, ed un governo Berlusconi impegnato con il premier stesso e con un Sacconi "spaventatore" persino durante lo svolgimento stesso del referendum .

Eppure nonostante tutto facesse pensare ad uno scarto di voti molto consistente, il risultato per il si, è di molto al di sotto delle aspettattive, provate da Marchionne e da John Elkann nello stabilimento stesso a seguire i risultati. Dall’altra parte dellla vera e propria barricata, la Fiom e la sinistra CGIL e l’insieme del sindacalismo di base e i militanti della sinistra di classe. Una sproporzione di forze e di finanziamenti che mettono in ampio risalto il risultato ampio preso dal NO. Un risultato che ridà un senso di se all’insieme delle forze classiste, per poter intraprendere ovunque questa unità d’azione in difesa degli interessi delle fascie deboli della popolazione.

Una unificazione delle lotte e dei conflitti che prende corpo giorno dopo giorno, che si rafforza ribadendo con chi stare senza opportunismi di sorta, e che si candida ad essere l’unica vera opposizione sociale al governo Berlusconi ed all’opposizione dormiente in parlamento, del centrosinistra interclassista. Una sinistra di classe, sindacale e politica che può ben rappresentare i tanti settori che non vogliono pagare la crisi economica creata da padroni ed amichetti, e che mette in discussione il falso totem del profitto ad ogni costo, tanto caro alle polititiche interclassiste di centrodestra e di centrosinistra pienamente supportate da banche e confindustria.

Battaglia sindacale che sconfigge la compartecipazione agli interessi della classe avversa e ridà un senso di se, al fare vero sindacato e vera politica, lontani da furbate varie governiste ed ignobili giochi di palazzo. E che ha rivisto all’opera, e che opera, il popolo di sinistra, i tanti e le tante compagni/e, che han seguito in prima persona questa dura lotta, che han fornito solidarietà di classe e partecipazione autorganizzata, e che non si rendono disponibili a politiche di svendita dei diritti. Un riemergere fattivo dal basso, che con l’importante risultato ottenuto dal No, non potrà che crescere ed ampliarsi in previsione dello sciopero della Fiom del prossimo 28 gennaio, e delle tante lotte che attraversano il mondo della scuola, la difesa dei territori, del referendum per l’acqua pubblica, ecc ecc.

Un impegno molto forte che metterà in crisi i tergiversare alla Camusso, il suo non dichiarare uno sciopero generale prima garantito e poi negato a singhiozzo, con il chiaro progetto di riallinearsi ai sindacati gialli filo-padronali. Lotte che metteranno fianco a fianco la base del sindacalismo conseguente, che faranno giustizia di piccoli orticelli, e che segnaleranno con forza l’urgenza di processi unitari che possano al più presto possibile unificare il conflitto di classe. Se c’è una lezione che possiamo trarre da questa lotta, è che l’unica battaglia persa è quella che non si fa, e che la delega agli interclassisti, dei propri interessi, è destinarsi alla disfatta.

Chi non vuole pagare la crisi creata dall’economia fallimentatre capitalistica deve saper trarre le risposte che servono. Mirafiori ed il ricatto Marchionne sono una pietra miliare, un nuovo punto di partenza, il ritrovare la forza poderosa dell’insieme della classe, il riposizionamento in avanti che questo caldo autunno ha dato alla sinistra di classe nel suo insieme. Il tentativo di non dare rappresentanza al sindacalismo di classe sarà un boomerang su cui i padroni del vaporetto rischiano di cadere in alto mare,e i salvagente governisti non è detto che sappiano riportarli a riva, è il rischio delle politiche totalitarie, ma loro sembrano non capirlo, troppo impegnati a giocare in borsa, la loro crisi di sistema li ha resi veramente incapaci di vedere.

Il si sulla carta vincente, è in piena crisi di credibilità, di fattibilità. L’americano nato a Chieti, padrone buono per i governisti di ogni dove, è meno forte di ieri, Pomigliano prima e Mirafiori dopo, lo hanno reso manifesto , a Detroit si dicono contenti del suo lavoro con il bastone, e gli augurano buon lavoro, ma la crisi dell’automobile negli USA ed in particolare degli inquinanti SUV, sembrano davvero indicare ben altro. La prova? I cinesi copiano l’auto elettrica francese e se ne infischiano dell’operato SUV Fiat, lo spionaggio industriale su Sergio e compagnia brutta non ci punta nemmeno un cent , casuale? Parrebbe proprio di NO, un’altro NO che la dice ancora più lunga delle politiche industriali destinate a sonora sconfitta.

Il si è impantanato su se stesso, potenza di un AD pagato a peso d’oro, nonostante insuccessi di vendite e futuri boicottaggi di consumatori decisi a rendere pan per focaccia, se questo è vincere, il futuro delle politiche industriali della Fiat è veramente a rischio. Triste destino per chi ha comprato l’Alfa Romeo e pare non averla nemmeno ancora pagata, per chi ha preso cassa integrazione e contributi statali italiani a dismisura,degli incentivi statali, il calo delle vendite dell’oggi sembra il nulla, rispetto al domani, c’è poco da esser trionfanti, ed il 46% di NO, lo sottolinea ancor di più. Ma ha veramente vinto il ricatto Marchionne? Pirro giura di si, ma la fonte pare non attendibile.

Il capitalismo con i soldi ed i sacrifici raddoppiati degli altri, di chi già faceva fatica ad arrivare a fine mese,non fornisce la giusta risposta ed il 54% di si, non tarderà a doversene accorgere, piaccia o meno, non importa. I ricchi sempre più ricchi, che chiedono sacrifici a chi ha sempre meno, son sempre più invisi, ed è storia dell’oggi e del 46% di NO, ma soprattutto storia del domani, grazie compagni e compagne di Mirafiori, grazie a chi gli è stato coerentemente al fianco, anche da voi, dal vostro fattivo contributo, può ripartire tutta un’altra storia, che dello sfacelo governista, faccia giustizia e proposta di classe, per una alternativa di sistema che è sempre più urgente, il mio sentito grazie a tutti voi.

Enrico Biso

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