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15 MESI DI PRIGIONIA

(18 Gennaio 2011)

Sono passati 15 mesi e Massimo Papini è ancora in stato di detenzione.
15 mesi di un processo che possiamo sintetizzare in questo modo: l'artificiosa elaborazione di ipotesi, di fatti banali ed incerti, per la costruzione di scenari verosimili.
Come dei mattoni mancanti e solo evocati, per poter costruire la "casa" per detenere l'imputato Massimo Papini. La lenta fabbricazione di una "veste", prendendo bene le misure dell'imputato: "la veste del colpevole".
Ma come è iniziato tutto questo? E come l'ha vissuto Massimo?!
Un giorno (1/10/2009) vieni preso e ti portano in carcere. I tempi sono in ogni caso già troppo lunghi quando non puoi disporre liberamente del tuo corpo in questo porcaccio mondo; ma sai, per conoscenza di antecedenti fatti vissuti da altri, che sono molto più lunghi per te, visto le accuse che ora ti rivolgono: accuse di reati sottoposti a legislazione speciale.
E allora non si possono che avere reazioni emotive negative. Nel caso di Massimo la prima reazione è stata di rabbia ed incredulità… ma lo si può immaginare: l'essere privati della propria libertà deve provocare un'altalenante e scura gamma di emozioni a seconda dei momenti e degli eventi…
Bisogna però reagire. Bisogna prendere il toro per le corna; in definitiva per le prove che possono avere in mano…. c'è speranza che s'interrompa l'iter della fabbricazione della "casa" o "veste del colpevole", per la semplice ragione che manca la materia prima….
E invece.. iniziato il processo, l'accusa inizia ad utilizzare materiale scadente, per una "veste da truffa" per una "casa non a norma" che crollerebbe al primo soffio di vento. Mattoni di burro e sabbia; legno e cemento, che s'alzano in mura architettonicamente artistiche, da podio per la fantasia espressa… ma in nessun caso una "casa" per abitarvi. A meno che lo si giustifichi con il minor costo, ma è un'altra "cronaca".
Fuor di metafora, nel processo di Massimo l'accusa ha estratto eventi passati, eventi di una vita fa, li ha decontestualizzati e ricontestualizzati a piacimento (in maniera impropria?); ha focalizzato l'attenzione su momenti di vita comuni e li ha trasformati in momenti "sospettabili".
Gli eventi passati in questione sono vecchi fermi di polizia subiti da Massimo e altri 4 compagni di università mentre si trovavano all'interno di una manifestazione studentesca, nella quale l'accusa ha eccepito che tra vari striscioni vi era anche uno striscione con una stella a 5 punte.
Ora chi ha fatto parte di movimenti studenteschi, ma anche di altri contesti politico-sociali, non vi trova nulla di particolare in un fermo di polizia. Per quel che riguarda la stella a 5 punte, invece, si giuoca sul senso comune e sull'ignoranza indotta (d'altra parte l'accusa ha buon gioco se anche "La Repubblica", in questi giorni, lascia passare il messaggio che la stella a 5 punte è un simbolo esclusivo delle B.R.). Molti di noi frequentavano "le Aulette Blu" (uno dei luoghi universitari in cui si originarono i fatti in questione) nel fronte della cattedra c'era una stella gigante e nessuno ha mai pensato di essere in un contesto di "apologia delle BR", ci si riconosceva come ad un simbolo di cui rivendicare ed aspirare il significato: un alba nuova; la fratellanza e l'unità dei popoli;… l'utopia. Questo l'accusa lo sa o meglio dovrebbe saperlo (per non correre il rischio di essere accusati anche noi) altrimenti perchè andare a scomodare solo quello striscione di molti anni fa… comunque lo denunciamo noi: vi è stata non in un'occasione, ma per anni una stella gigante a 5 punte in quelle aulette blu!
Per quanto riguarda i momenti di vita comune, l'accusa in ogni udienza ha ossessivamente domandato a quasi tutti i testimone della difesa se fossero stati in pizzeria con Massimo Papini una sera di febbraio del 2004.
Quella sera passata in pizzeria non ha nessun elemento di reato anche volendo utilizzare la fantasia più spinta. Era una sera in cui degli amici si sono incontrati e dopo aver mangiato hanno scritto ognuno un saluto, un messaggio in un diario da inviare (ed è stato inviato e firmato) ad un'amica in carcere.
Di quella sera ci sono delle intercettazioni (almeno così appare dal dibattimento processuale) ma di sicuro l'accusa non ha trovato nulla di rilevante, semplicemente ha utilizzato la tecnica della ossessiva ripetizione: "lei era presente quella sera?", "chi eravate?" facendo percepire chissà quale oscuro fatto, ma senza dichiarare non diciamo una prova incriminante, ma nemmeno l'ipotesi d'un'accusa (un suggerimento d'accusa potrebbe essere: Massimo quella sera ha preso una pizza alla boscaiola, evidenziando così la sua mendacità nel dichiararsi vegetariano… anche se mancano le prove).
Ci sarebbe da ridere, e inizialmente vedendo le argomentazioni dei P.M. pensavamo che Massimo sarebbe stato liberato presto….
Sono passati 15 mesi e ancora l'accusa tesse le sue argomentazioni basate sul nulla o sul "tutto"…
Ci si immedesimi nell'imputato Massimo Papini che sente formulare ipotesi sulla propria vita privata legate alla sua carcerazione. Sentire affermare che il periodo della tua relazione sentimentale con una persona non è durata da quel periodo a quell'altro periodo, ma è iniziata da un altro periodo ed è finita in tutt'altro… e successivamente sentir negare addirittura che tu abbia mai avuto una relazione sentimentale con quella persona..... altro che provare la tua innocenza: ti si chiede di provare la veridicità della tua vita!
Alla fine si può solo aver paura se devi provare di aver avuto una relazione con una persona (…), provare l'ovvio della tua vita, quello che fa sì che tu sia quel che sei....
Certo alla fine, rimangono tracce a "dimostrazione" di quella relazione (ma non è sempre detto); quando ti si chiede di anni prima dove ti trovavi; quando devi dimostrare che è vero (come hai affermato in una tua affermazione lontana) che hai comprato quel prodotto in un tal negozio, e devi sperare che quel negoziante dopo 10 anni e più si ricordi di te.... e al processo non si ricorda…; essere soddisfatto invece che quell'altro, il sindacalista per lo meno si ricorda di te… anche perchè ti ha visto più di recente, e più di una volta.
E' inutile… preso dal vortice delle domande e dalle ipotesi che variano a seconda della nuova versione d'accusa, diventa inevitabile che ti sfugga il punto…non riesci più a capire, se ti conviene sperare che in una data lontana era forse meglio ti fossi trovato in quel luogo oppure in quell'altro. Non è retorica, ma precisa descrizione definire questa situazione come kafkiana
Tutto questo scaturito dal pernicioso tipo di accusa mosso: reato associativo.
I vari artt.270, bis, ter etc. sono l'anticamera, il motivo della situazione kafkiana che sta vivendo Massimo, e che a date condizioni, chiunque si muova o si interessi con passione delle cose del mondo, può ritrovarsi a vivere. Perchè l'unica garanzia contro questo tipo si accuse è lo star sempre seduto e in silenzio a sorbire passivamente quel che dice e mostra la televisione ognuno nel chiuso della propria casa.
Ma se provi a condividere rabbia e speranze, a organizzare con altri discussioni, lotte, per il miglioramento della vita di tutti, a sognare e parlarne, del mondo che potrebbe essere e che per ora non è… stai attento allora, perchè se qualcuno farà un passo falso, tu ricorda! Sei sotto controllo e tutto della tua vita potrà divenire una prova contro la tua libertà… "Dove eri e con chi anni fa?", "Perché in pizzeria con questo e non con quell'altro?", tutte domande che non verrebbero formulate come uno strumento o come una giustificazione alla tua carcerazione, se solo tu fossi stato nel chiuso della tua casa, invece che in una piazza.

www.massimopapinilibero.info

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