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Pomigliania

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(24 Giugno 2010) Enzo Apicella
Mentre la Lega rilancia la secessione della Padania, gli operai di Pomigliano fanno fallire il plebiscito richiesto dalla Fiat.

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“gli operai hanno bocciato l’accordo” !

(19 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

ASSEMBLEA A POMIGLIANO
Sala Orologio della Biblioteca Comunale - via V. Emanuele
SLAI Cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate - Pomigliano


A Pomigliano pretendeva il 95% e tra gli operai ottenne un risicato 56% registrando però una sonora sconfitta tra gli addetti diretti alle catene di montaggio non mitigata dal voto fantozziano degli impiegati! Anche a Mirafiori la stragrande maggioranza degli operai delle catene ha bocciato l’accordo-schiavistico, e chi ha votato opportunisticamente per il si (a Pomigliano come a Mirafiori) ha solo appoggiato un fantomatico ‘piano industriale senza alcuna prospettiva ’ tranne un lungo periodo di cigs e precarietà.

Vero è che lo speculatore finanziario Marchionne (che, sfasciando le fabbriche, guadagna cifre vergognose pari alla somma delle buste paga di tutti gli addetti a Mirafiori o Pomigliano) sta costando allo Stato una valanga di soldi per la “cassa”, ancora programmata per anni. Dovrebbe invece spiegare che fine faranno gli operai di Termini Imerese e dar conto della speculazione edilizia in atto per l’EXPO nell’area dell’Alfa di Arese (altro che programmi industriali), fabbrica distrutta dopo averla avuta in regalo dallo Stato con Prodi presidente dell’IRI. Per far questo, negli ultimi 30 anni la Fiat - in odore di truffa - ha ricevuto dallo Stato ben 500 miliardi di euro (5 volte quanto ricevuto dalla Grecia dal fondo anticrisi della comunità europea).

A Pomigliano, a dispetto della frottole di ministri e sindacalisti, sono previsti - dopo quelli trascorsi - ancora anni di “cassa”, precarietà, sottosalari e ridimensionamento produttivo mentre l’unica certezza è l’affossamento di ogni tutela e libertà democratica dei lavoratori (basti ricordare il sequestro del voto per il rinnovo delle RSU, decadute dal giugno 2009, e la consacrazione dei reparti-confino come quello di Nola che sarà ulteriormente ampliato). Analoga prospettiva è prevista per Mirafiori.

Lo disse bene Enrico Berlinguer, all’indomani del golpe cileno del 1973: “col 51% non si governa”. E da Pomigliano a Mirafiori, tra gli operai, il consenso alla Fiat è ben al di sotto della “fatidica soglia”! Oggi questo lo sta sperimentando Berlusconi e già lo sperimentò all’epoca il governo Prodi. Solo Marchionne fa finta di non saperlo, ma già prepara la “fuga col malloppo” (le vergognose cifre “guadagnate” dopo aver distrutto la Fiat in Italia con politiche speculative da “bolla-spazzatura-industriale”): è un caso che lascerebbe “entro il 2014”, proprio l’anno del previsto fallimento del suo fantomatico “Piano”?!

Mentre il NO degli operai di Pomigliano e Mirafiori ha trasformato in un formidabile autogol le pretese “presidenzialiste e referendarie” di Marchionne, la Fiom pretenderebbe ancora di “respingere il ricatto Fiat” accettandone la sostanza con l’ “applicazione del CCNL del 2006” dove proprio la FIOM (con FIM E UILM) sancì la totale flessibilità di turni, orari e straordinario, la sottomissione dei nuovi assunti alle forche caudine di 5 anni di contratti precari, la fruizione dei permessi retribuiti con l’obbligo di prenotarli 15 giorni prima vincolandoli alle percentuali di assenteismo, l’orario plurisettimanale con lo sfondamento delle 40 ore, i permessi retribuiti per le turnazioni aggiuntive per i 18 turni e la deroga alle normative legali.

Il NO operaio di Pomigliano e Mirafiori ha rappresentato simbolicamente un evento che ha attraversato e politicamente rappresentato in NO dell’intera classe operaia italiana: a questo bisogna essere conseguenti!

SLAI Cobas

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