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"Porrajmos" l'olocausto dimenticato di sinti, rom e kalé

(27 Gennaio 2011)

Ogni anno la comunità internazionale il 27 gennaio "giornata della memoria", si unisce per ricordare l'olocausto ebraico, lo shoah e dimentica lo sterminio dei sinti, rom e kalè, quelli che sono chiamati zingari. Si dimentica degli omosessuali, dei disabili e dei politici.


Lo shoah e il porrajmos, sono l'olocausto di due popolazioni, la decimazione di intere popolazioni considerate da un lato impure e dall'altro associali, criminali e pericolose. Quest'anno la "giornata della memoria" è dedicata alle donne che hanno visto la loro vita andare in frantumi, private dei figli e della possibilità - per le sopravvissute, nel caso dei sinti, rom e kalè - di averne, private dei loro uomini.
Porrajmos significa divoramento. Sono più di 500.000 le vittime sinti, rom e kalè. Intere famiglie decimate dal fascismo e dal nazismo tra il 1940 e il 1945.
Già dal 1933, in Germania, grazie alle ricerche eugenetiche di Robert Ritter tutte le donne sinti, rom o kalè furono sottoposte a sterilizzazione. Dal 1934 al 1935 furono costruiti i primi campi di concentramento comunali, dove queste comunità erano costrette ad abbandonare i loro carri e andare a risiedere nelle baracche, le donne erano impiegate nei lavori del campo e gli uomini in quelli edili. Nel caso di famiglie miste, i maggioritari non potevano entrare nel campo e talvolta avvicinarsi al filo spinato, per salutare i propri cari. Il vero porrajmos inizia però con il 1940 e nel 1942, Heinrich Himmler diede l'ordine di deportare tutti gli zingari tedeschi e dei territori occupati nel campo di Auchwitz-Birchenau. Qui i prigionieri erano destinati alle camere a gas, anche se in alcuni casi erano immagazzinati nelle baracche dove nessuno si occupava di loro e morivano di stenti e fame. I bambini gemelli degli "zingari puri", furono usati per esperimenti scientifici da parte del dottor morte Mengele. Alla fine prima che arrivassero gli alleati, gli abitanti del Zigeunerlager furono passati per le camere a gas.
L'11 settembre del 1940, in Italia, con le circolari del Capo di Polizia Bocchini, furono emanate le prime disposizioni per l'internamento dei rom e sinti italiani. I sinti e rom stranieri erano già stati rastrellati e deportati oltre confine, gli italiani, soprattutto, quelli considerati nulla facenti, erano inviati a confino in Sardegna nel campo di Perdasdefogu (OG), una zona impervia, dove non vi era la possibilità né di sfamarsi, né di racimolare qualche soldo per sopravvivere. Dopo le circolari del 1940, ne furono aperti altri in ogni regione e provincia, talvolta campi misti come quello di Chiesanuova nel Padovano o Villaio Vecchio. I più noti erano appunto, quello di Perdasdefogu in Sardegna, quello di Gornars (UD), di Arbe (oggi isola croata di Rab) e Visco a 3 chilometri da Palmanova.
Ad Arbe come in Sardegna molte famiglie sinti e rom moriranno di stenti e freddo. L'isola di Arbe, era brulla ed esposta alla bora, qui i sinti e i rom erano ammassati in tendopoli precarie e senza la possibilità di coprirsi, con pasti radi. A Gornars più di 500 sinti e rom moriranno di fame e stenti. Nei campi di concentramento italiani, come in quelli di sterminio tedeschi, nessuno si occupava di queste popolazioni e erano lasciate in mezzo ai toppi, escrementi e in condizioni precarie.
Diamo dignità storica anche a questo sterminio e non ricordiamoci solo del shoah, ma anche del porrajmos. Il 27 gennaio deve essere ricordato come "la giornata della memoria" di tutte le popolazioni sterminate, affinché non accada più, anche se purtroppo, non abbiamo ancora imparato il rispetto per il prossimo. Si continua a riconoscere lo sterminio ebreo e le persecuzioni antisemite e non quelle dei sinti e rom, d'altronde a distanza di anni continuano grazie ad una serie di leggi sulla sicurezza, che ricordano quelle del 1940.

Irene Rui - Responsabile dipartimento politiche etniche e migratorie Prc- Federazione della Sinistra, Vicenza

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