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Sciopero

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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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    (Lotte operaie nella crisi)

    Contro il modello Marchionne: rilanciamo il conflitto sociale!

    (28 Gennaio 2011)

    I lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento FIAT di Mirafiori, nonostante il ricatto loro posto con il referendum di settimana scorsa, hanno nei fatti deciso di non piegarsi ai diktat del piano Marchionne inviando un fortissimo segnale di resistenza e dignità. Nonostante le dichiarazioni entusiastiche della dirigenza FIAT e dei sindacati complici per una risicata vittoria, decisa in sostanza dagli impiegati e dai capi, gli operai addetti alla catena hanno nei fatti rifiutato di sottoscrivere la propria schiavitù.

    Dopo anni di provvedimenti governativi tesi a limitare sempre più il potere dei lavoratori nei luoghi di lavoro e a ridurre drasticamente i diritti conquistati dal dopoguerra ad oggi, i padroni, con Marchionne in testa, sono infatti tornati all’attacco per assestare il colpo definitivo. Le diverse forme in cui si sta sviluppando l'offensiva capitalistica alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di proletari è infatti sempre più stringente e tesa alla conclusione del percorso di devastazione delle residue garanzie e del salario dei lavoratori necessario per tentare di rilanciare un nuovo ciclo di accumulazione in un contesto geopolitico nel quale si assiste al consolidamento del ruolo preponderante di nuovi competitori (Cina su tutti).

    La ricerca del profitto a breve termine e la speculazione finanziaria, la delocalizzazione verso paesi a bassi salari e scarsa conflittualità operaia, l'implementazione di contratti precari, necessarie a rimandare il deflagrare della crisi, costringono oggi il capitale a intensificare lo sfruttamento della forza-lavoro non ancora espulsa per cercare di frenare la caduta della massa di profitto, comunque sempre più risicata.

    La socializzazione delle ingenti perdite e dei debiti accumulati che ha caratterizzato le prime misure adottate per attenuare le conseguenze della crisi, è necessaria ma non sufficiente al capitalismo italiano che, conscio dell'occasione irripetibile che comunque la questa offre, ha programmato la cancellazione definitiva tra gli altri del diritto di sciopero e il superamento del contratto collettivo nazionale di lavoro.

    E' proprio questa duplice prospettiva che caratterizza l'intesa tra Marchionne e i sindacati collaborativi per lo stabilimento FIAT di Mirafiori: in cambio di ventilati investimenti produttivi, si definisce infatti un'organizzazione del lavoro con orari e ritmi massacranti (18 turni anche di 10 ore, 120 ore di straordinario obbligatorie all'anno, cancellazione delle pause previste sulle linee di montaggio e spostamento a fine turno della pausa mensa) che replica i contenuti dell'accordo già firmato per Pomigliano e un piano di relazioni sindacali che segna la fine della stessa concertazione contrattuale al ribasso.

    Viene infatti introdotto il criterio secondo il quale chi non firma l'accordo non potrà godere dei diritti sindacali indipendentemente dalla sua rappresentatività e consenso tra i lavoratori. Meccanismo adottato sinora solo contro il sindacalismo di base e avallato dalla stessa FIOM, sempre pronta ad escludere chi fosse portatore di istanze conflittuali alle politiche concertative anche da quest'ultima attivamente sostenute. Non deve essere infatti dimenticata, nonostante la contingenza politico-sindacale e un ruolo certamente tatticamente più “riottoso” e meno subordinato di quello rivestito da CISL e UIL, la scelta strategica dei metalmeccanici CGIL anch'essi comunque proiettati nella direzione del ripristino di tavoli concertativi.

    Ma è evidente come i passaggi delineati siano più complessivi e superino la “questione” FIAT, ponendosi quale base da riprodurre in altri ambiti produttivi, segnando l'obiettivo padronale complessivo (anche ideologico) di decretare la fine del conflitto tra capitale e lavoro escludendo e colpendo ogni espressione di dissenso o di conflitto. Peraltro questa è anche la stessa direzione in cui sta operando il ministro Sacconi con il “collegato lavoro”, il Libro bianco sul welfare e il proposito di cancellare lo Statuto dei Lavoratori.

    E' chiaro che la portata della sfida da affrontare sia grande ma, pensiamo, vi siano le potenzialità di ragionamento e di conflitto per il ribaltamento di un percorso che sembra ormai assodato e ineluttabile. In tal senso, precondizione necessaria, è che ogni momento di conflittualità, ogni vertenza che si sviluppi nei territori e nei luoghi di lavoro debba superare le proprie specificità ed essere finalizzata a rafforzare un fronte di contrapposizione sociale alle politiche padronali su contenuti esplicitamente anticapitalisti.

    Ed è per questi motivi che riteniamo fondamentale la costruzione di uno spezzone che, già alla manifestazione per lo sciopero del 28 gennaio 2011, riesca a racchiudere tutte quelle forze politiche e sindacali, le numerose realtà di lotta autorganizzate presenti nell'area metropolitana, i lavoratori e lavoratrici, gli studenti, che intendano dare un segnale di discontinuità ai ceti sindacali riformisti che comunque si rappresenteranno quel giorno per rilanciare un percorso autorganizzato di ricomposizione delle lotte.

    Centro Sociale Vittoria - Milano

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