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Sversavano percolato in mare: 14 arresti in Campania. L’ex vice di Bertolaso ai domiciliari. Stesso procedimento a Malagrotta

(28 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Sversavano percolato in mare: 14 arresti in Campania. L’ex vice di Bertolaso ai domiciliari. Stesso procedimento a Malagrotta

foto: www.radiocittaperta.it

28-01-2011/14:19 --- Sono stati arrestati, e si trovano agli arresti domiciliari l’ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, Marta Di Gennaro e il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania. Nell’ambito dell’operazione per reati ambientali risultano arrestate altre dodici persone tra i quali anche il dirigente del ministero dell’ambiente Gianfranco Mascazzini e 38 indagati, tra questi l’ex presidente della Campania, Antonio Bassolino, l’ex assessore regionale Luigi Nocera e l’ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi.
Gravi le accuse: associazione per delinquere, truffa e reati ambientali. Secondo la procura di Napoli, infatti, ci sarebbe stato un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha portato a immettere per anni sul tratto di costa tra Napoli e Caserta percolato non trattato, liquido velenoso prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani. Il percolato era portato nei depuratori senza alcun trattamento e da lì finiva in mare.
Per Marta Di Gennaro si tratta del secondo provvedimento cautelare, perché già coinvolta in un'inchiesta sempre in materia di rifiuti; anche Catenacci è stato già indagato nell'ambito del suo ruolo di commissario e attualmente è a capo della Sapna, società provinciale per il riciclo dei rifiuti.
E mentre in Campania scattano gli arresti, a Roma si riaccendono i riflettori sulla piu grande discarica d’Europa, quella di Malagrotta dove c'è una preoccupante produzione e dispersione di percolato che finisce nel Mar Tirreno e, ancor peggio, nelle falde acquifere della Capitale. Il procedimento, in
Campania e nel Lazio, è infatti identico. Nella Regione Campania il percolato veniva sversato in mare, secondo gli inquirenti, per non sottostare alle complesse operazioni di filtraggio previste dalla legge, alle porte di Roma, invece, i liquami prodotti dalla discarica di Malagrotta inquinano le falde acquifere che si riversano nel Tevere per poi finire nel Tirreno. «Ma allora perchè - si chiede Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - a Napoli sono scattate le manette e a Roma non succede niente?». L’allarme dell’Arpa è infatti rimasto inascoltato così come l’ordinanza del sindaco Alemanno che ordinava interventi di messa in sicurezza per la discarica. I trenta giorni per avviare gli interventi necessari sono scaduti a fine dicembre e al momento la situazione non è cambiata.

Marina D’Ecclesiis, Radio Città Aperta

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