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Il ruolo di Al Jazeera nella rivolta nel mondo arabo

(29 Gennaio 2011)



Le proteste che stanno scuotendo il mondo arabo sono legate da un filo comune: al Jazeera, l’emittente del Qatar che con la sua copertura satellitare “ha favorito il propagarsi dei sentimenti di ribellione da una capitale all’altra”, imponendo l’idea di una “battaglia comune” da combattere. A scrivere del ruolo e dell’importanza di questa televisione è stato venerdì non il solito quotidiano estremista, ma il New York Times che le assegna un ruolo non di poco conto su quello che sta accadendo nel mondo arabo. Senza al Jazeera sicuramente le rivolte in Tunisia, Egitto e Libano, e lo sconquasso che sta colpendo il mondo palestinese non sarebbe accadute. E le conseguenze ancora dobbiamo vederle.
“E questo non solo per il ruolo che ha svolto - scrive sempre il Nyt - ma anche perchè l’emittente ha garantito una narrazione della rabbia popolare contro gli oppressivi governi arabi sostenuti dall’America. Una narrazione che è rimasta a lungo implicita nell’accento posto dall’emittente sulle sofferenze degli arabi, sulla crisi politica, nei suoi talk-show molto accesi, persino nei suoi titoli sensazionali e nei suoi accompagnamenti orchestrali”. «L’idea che nel mondo arabo ci sia una battaglia comune è qualcosa che al Jazeera ha contribuito a creare – ha confermato Marc Lynch, docente della George Washington University, che si è occupato molto di media arabi – questo non vuol dire che ha causato questi eventi, ma è quasi impossibile immaginare quanto sta succedendo senza al Jazeera».
Al Jazeera nasce per il volere di Hamad bin Khalifa Al Thani, emiro del Qatar e il suo desiderio di trasformare il suo paese nel centro culturale della regione. L’emiro aveva un obbiettivo: dare risalto al piccolo e storicamente irrilevante Qatar nel panorama politico mediorientale. Ed è innegabile che il risultato è stato raggiunto. Al Jazeera è un’emittente che copre un ampio spazio, che va dall’Africa araba, ai paesi sauditi, fino all’Indonesia. Inoltre ha un canale che trasmette in inglese che praticamente copre tutto il globo.
Il progetto originale prevedeva che l’emittente, nata grazie agli ingenti finanziamenti dell’emiro, avrebbe dovuto in seguito sostentarsi esclusivamente con gli introiti privati derivanti dalla pubblicità, ma tale indipendenza finanziaria non è mai stata raggiunta in quanto le concessionarie della pubblicità dell’area erano e sono tuttora monopolizzate dall’Arabia Saudita, il cui governo è fortemente ostile ad Al Jazeera. Infatti, l’intenzione dell’emiro al Thani di creare una emittente “libera” ha dato ad Al Jazeera una forte connotazione di media indipendente, e sin dagli inizi i giornalisti che vi lavorano perseguono la ricerca di scoop e hot news (prestando a volte il fianco ad accuse di sensazionalismo). Proprio per questa sua peculiarità, Al Jazeera ha riscosso un immediato successo tra gli spettatori di tutti i paesi di lingua araba, che per la prima volta potevano avere accesso ad una informazione televisiva non censurata né addolcita.
Di sicuro le simpatie di Al Jazeera sono note e chiare. Tutta la storia del’emittente è costellata di tentativi da parte dei regimi arabi (compreso il nuovo governo iracheno) di ostacolarne e reprimerne l’attività, tramite allontanamento dei giornalisti e chiusura degli uffici di corrispondenza. In questi giorni Al Jazeera è stata criticata, osteggiata e a volte minacciata da molti paesi arabi. Il presidente palestinese Abbas le ha dichiarato guerra per le notizie diffuse riguardo ai “Palestiniane Papers. Il presidente dello Yemen ha telefonato all’emiro chiedendogli di intervenire presso la tv ed accusando la redazione di abusare della propria professione. In Tunisia l’emittente che era stata cacciata da Ben Ali è tornata a trasmettere e i giornalisti sono stati protagonisti della rivolta. In Egitto dopo un cauto approccio è la televisone che in queste ore sta trasmettendo in diretta continua gli avvenimenti garantendo così gli stessi dimostranti che sembrano aver capito che il fatto di essere visibili al mondo li rafforza nella loro lotta. Al Jazeera è un media scomodo per quasi tutti i paesi arabi della regione, e anche, per molti di quelli occidentali. Fu grazie a questa emittente che in Europa e negli Usa si venne sapere di cosa accadeva nella Guerra del Golfo e che il Pentagono aveva censurato per i media occidentali.
Al jazeera e Wikileaks stanno cambiando profondamente il modo di come si fa informazione e i potenti della terra dovranno adattarsi. E anche noi.

Simonetta Cossu - Liberazione

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