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Fiat. Aprire un negoziato? Per fare che?

(5 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Dopo il referendum a Mirafiori, M.Landini dichiara : "Alla luce di questo risultato, sarebbe un atto di saggezza da parte di Fiat riaprire una trattativa vera (…)"

Aprire un negoziato? Per fare che?

Mentre, il giorno dopo il referendum,Marchionne afferma che l’accordo si applicherà senza cambiare una riga, che cosa gli chiede di cambiare la direzione della Fiom, e cosa è pronta a dargli in cambio?

Per tentare di rispondere a questa domanda non è inutile tornare sulla posizione della direzione della Fiom riguardo al contenuto dell’accordo, sul referendum stesso e sulla situazione di fatto in cui gli operai dell’impresa si sono trovati di fronte al “ricatto” d’un voto “illegittimo”, secondo le parole stesse del sindacato.

"lasciati da soli a decidere per tutti". ("La Repubblica" 16-01)

Nessuno può negare che la posta in gioco della pseudoconsultazione fosse nazionale e che questa osservazione disincantata di un operaio di Mirafiori sia il riflesso delle condizioni reali in cui i lavoratori dell’impresa hanno dovuto subire il referendum.

Alla Fiat, a Torino, in un bastione del proletariato italiano, ogni riferimento ad accordi nazionali di settore è cancellato per aprire al libero sfruttamento (flessibilità) della forza lavoro. Ciò ha ben altre conseguenze degli accordi, simili su molti punti - soprattutto per l’intensificazione della flessibilità – già firmati in questi ultimi mesi.(1)

Dopo il referendum Mirafiori – preparato da quello di Pomigliano - Marchionne ha aperto una breccia in cui il governo e il padronato si sono infilati.(2) "Ci hanno lasciati soli", perché sulle sole spalle degli operai della fabbrica, sottoposti al « ricatto » uno per uno nell’isolamento del voto, poggiava il risultato della pseudo consultazione.

E’ giocoforza constatare che la denuncia della “illegittimità” del referendum non ha portato i dirigenti della Fiom a prendere in considerazione l’organizzazione del suo boicottaggio.

Soltanto a partire dalla battaglia per il boicottaggio si sarebbe potuto avviare una mobilitazione nazionale della classe operaia e della gioventù per riportare a Torino una vittoria a favore di tutta la classe operaia.

Tuttavia, il risultato di questo vero putsch non è senza insegnamenti.

Un articolo de "L'Ernesto" intitolato "Grazie Fiom" (17-01) dice che il no è stato maggioritario tra gli operai. E’ vero, si è mancato di poco (9 voti in più per il sì) ma non è esatto. D'altronde, non si tratta certo di opporre quelli che hanno votato sì sotto la pressione del ricatto, a quelli che hanno votato no.(3) Mi sembra, anzi, molto importante sottolineare che il voto non è maggioritario in tutti quei settori in cui gli operai subiranno in pieno la sferza delle nuove condizioni di lavoro, a cominciare dal regime dei 18 turni.

Vuol dire che ciò che conta in primo luogo per gli operai è la terribile degradazione delle condizioni di lavoro. Chi vive quotidianamente il ritmo infernale della catena di montaggio conosce il prezzo da pagare per l’aumento della produttività realizzata sulla propria pelle. La segretaria della CGIL riconosce: “gli operai coinvolti dalle nuove regole hanno votato 'no' in maggioranza” (La Repubblica 17-01). Questo non le impedisce neppure per un istante di accettare "le nuove regole" come base di discussione, la sua sola restrizione sull’ "accordo" Mirafiori riguarda le condizioni della rappresentanza sindacale.

Alla direzione delle Fiom e della CGIL si parla molto di dignità: "Ringraziamo tutti i lavoratori e le lavoratrici che, anche sotto ricatto, hanno difeso la loro dignità e quella di tutti i lavoratori italiani" (Landini 15 gennaio). Ma la dignità dell’operaio non è un’astrazione, è tutelata quando gli orari, le condizioni generali del lavoro e il salario gli permettono di salvaguardare la salute, di essere alloggiato decentemente, di fruire di tempi di riposo sufficienti per avere una vita di famiglia, divertirsi, istruirsi... e se ha la libertà di organizzarsi per la difesa dei suoi interessi in un’organizzazione di classe, sindacato, partito. La discussione sulla rappresentanza sindacale alla Fiat (e nell’insieme del paese) non mira affatto a favorire l’attività di un sindacato di classe nell’impresa.

"(…) L´ideale sarebbe arrivarci attraverso una trattativa, con un accordo consensuale tra industria e sindacato".

In occasione del referendum, una frazione della borghesia, pur sostenendo energicamente l’accordo, ha cercato di spiegare a Marchionne che potrebbe essere pericoloso ritirare ai lavoratori che votassero no il diritto di scegliere i propri rappresentanti nell’impresa.

Così E.Scalfari :"(…) Da noi bisognava anche aumentare la produttività imponendo nuovi comportamenti, nuovi orari, maggiore intensità nelle prestazioni, divieto di assenteismo e di sciopero (…) Un ricatto, dice la Fiom. Un' alternativa, dicono Marchionne i sindacati Cisl e Uil, il ministro Sacconi. Noi pensiamo che si tratti di un' alternativa e non di un ricatto (…)". Ma, malgrado questo sostegno zelante alla trasformazione radicale dei rapporti sociali nell’impresa, esprime il suo disaccordo sulla clausola dell’accordo che esclude la Fiom dalla rappresentanza sindacale : "il Parlamento decida sul tema della rappresentanza sindacale in fabbrica perché non è pensabile che ci siano lavoratori privi di rappresentanza sui luoghi di lavoro" ("La Repubblica" 2-01).

Evidentemente, non è perché gli operai facciano prevalere i loro interessi di classe !

Ma, come spiega Antony Giddens,(4) perché la Fiom e la Cgil possano essere associati all’elaborazione del “piano industriale attraverso la concertazione : «Accettabile (l'accordo) anzi necessario nella sostanza, ma sarebbe stato preferibile approvarlo con un metodo diverso (…) L´ideale sarebbe arrivarci attraverso una trattativa, con un accordo consensuale tra industria e sindacato»(La Repubblica 19-01).

La Camusso e la Marcegaglia non ci cantano nulla di diverso attraverso questo autentico "duetto teatrale" riportato dalla "La Repubblica" lo stesso giorno :

" …Va benissimo …"

"L´appello di Camusso non è caduto nel vuoto, visto che anche in Confindustria, dopo la fuga in avanti dell´ad della Fiat, c´è voglia di ricucire il dialogo con i sindacati: «Non facciamoci travolgere da Mirafiori - ha risposto Marcegaglia alla Camusso - Io sono la prima a non volere il Far West dove ognuno fa da sé. Noi abbiamo siglato con tutti i sindacati oltre 12mila accordi sul territorio e 34 contratti su 35. Tutti innovativi e senza un´ora di sciopero». Il problema della rappresentanza? «Sono pronta a discuterne, aspetto da quattro anni una proposta dai sindacati. C´è l´intesa del 2008, partiamo da lì», ha detto il presidente Confindustria. A patto che si rispettino due condizioni: «l´esigibilità del contratto dopo che è stato approvato al 51%» («va benissimo, ma lo rispettino anche le imprese», ha risposto Camusso) e il «no all´assemblearismo»" ("La Repubblica" 19-01).

L'esigibilità del contratto? Va benissimo!

Benissimo i 18 turni!

Benissimo la flessibilità e la produttività sulla pelle dei lavoratori ...

Una posta in gioco politica

La borghesia poteva pensare, con la formazione del PD, che portava a termine il processo di liquidazione del PCI (e del PSI) di aver tolto al proletariato la speranza di una alternativa politica mediante un partito di massa. Con l'accordo Mirafiori e l'accordo Pomigliano, che la Fiom non può firmare così com’è senza suicidarsi, Marchionne fa apparire la federazione dei metallurgici della Cgil come l'organizzazione operaia che può opporsi alla politica del governo e della Confindustria.

Nel caso che la classe operaia si mettesse in moto, le direzioni sindacali si troverebbero ad affrontare pressioni enormi. In tal caso, quale apparato sindacale o politico potrebbe riportare l’ordine nelle imprese?

La borghesia è pienamente cosciente che facendo pagare ai salariati e ai giovani il risanamento delle banche e del tasso di profitto nelle imprese, accumula rischi di esplosione sociale. Il “grand commis” della borghesia Mario Sarcinelli avverte: "Il capitalismo stesso, ci piaccia o no, si basa sulle disuguaglianze. Certo, bisogna evitare di superare il livello di guardia» (La Repubblica 21-12 ). Ora, fino a dove si possa arrivare nello sfruttamento del proletariato senza superare il “livello di guardia” è la domanda per la quale nessun capo di stato o responsabile padronale conosce la risposta in anticipo. Anche in uno stato totalitario come la Tunisia, dove mai un sollevamento popolare aveva rovesciato un governo e aperto una crisi rivoluzionaria, ciò si è appena prodotto. La sola certezza è che lo sviluppo della crisi del capitalismo moltiplica i rischi.

E se Marchionne può scommettere che avrà tolto le castagne dal fuoco e lasciato l’Italia prima che la situazione sia cambiata, la borghesia italiana non potrà partire con armi e bagagli.

Dal punto di vista della borghesia, nell’immediato, si deve imporre il cambiamento delle relazioni sociali con l’assunzione del rischio minimo e dunque con l’avallo della Cgil e della Fiom, e per il futuro premunirsi – per quanto possibile – in modo che un’organizzazione possa apparire come un’alternativa politica per le masse.

Precisiamo qui che Vendola e la sua squadra sono al lavoro per il ricupero politico per conto del Pd , del capitale di fiducia di cui beneficia la Fiom, e ciò con l'accordo pieno e totale di ... Landini.

La questione della rappresentanza ha dunque per obiettivo creare le condizioni perché la FIOM possa sedersi alla tavola dei negoziati e approvare le "nuove regole" pur mantenendo un’indipendenza formale, con la conseguenza che il suo ingresso nel gioco classico della concertazione sarebbe un fattore di disarmo politico dei lavoratori.

Sulla questione delle "nuove regole" la posizione della direzione della Fiom non diverge in nulla da quella della Cgil. Alla domanda: "Cosa ne pensa della Fiom?”, l' ad della General Electric per il Sud Europa risponde:«La conosco: a Firenze abbiamo firmato un accordo per introdurre turni di lavoro al sabato. C´è stata consapevolezza e volontà di trovare una soluzione condivisa». Durante l'offensiva di Marchionne su Pomigliano Landini non ha smesso di ripetere che era disponibile sulla questione della flessibilità.(5) Su questa base, dunque, propone di arrivare a un "consenso" col padrone della Fiat: "Alla luce di questo risultato, sarebbe un atto di saggezza da parte di Fiat riaprire una trattativa vera, perché le fabbriche, per funzionare, hanno bisogno del consenso dei lavoratori, ed è evidente che l'Azienda non ce l'ha".

Il referendum non è riuscito a nascondere che i lavoratori non vogliono nuove regole.

Sostenere incondizionatamente la Fiom contro tutti gli attacchi di cui è oggetto da parte della borghesia e del governo è fuori discussione, ma tacere sulla disponibilità della sua direzione ad accettare l'aggravamento della flessibilità è una capitolazione. Una capitolazione di fronte alla necessaria lotta per imporle di riprendere le rivendicazioni operaie, in primo luogo quelle sul ritiro totale degli"accordi" Pomigliano e Mirafiori, il rigetto di ogni nuovo peggioramento delle condizioni di lavoro , in mancanza di cui resta solo l’accordo malcelato, che i lavoratori facciano le spese della crisi.

Jean-Louis Roussely

1 febbraio 2011

(1) : Alla Sandretto la Fiom (non la Fim) ha firmato per deroghe al ribasso dei minimi salariali fissati dal contratto nazionale, pur di salvaguardare i livelli occupazionali. Alla STM, alla Micron e alla Exside, Fim, Fiom e Uilm hanno accettato turni che impongono il lavoro notturno molto più di frequente e con maggiorazioni salariali inferiori a quelle previste alla Fiat. E ci sono molte piccole e medie imprese nel metalmeccanico in cui si accettano condizioni di lavoro ancora più pesanti in quanto a turni e pause. (Tito Boeri, "La Repubblica" 17-01))

(2) : "Rispetto al sistema delle deroghe stiamo facendo un ulteriore passo avanti - ha detto Santarelli (presidente di Federmeccanica) - Dove ci sono le condizioni e con il consenso dei sindacati deve essere possibile prevedere l'alternatività tra il contratto aziendale e quello nazionale". L'alternatività tra i due contratti, secondo Santarelli, è necessaria per un'ulteriore flessibilizzazione del settore "sulla base di quello che succede nel resto del mondo". La presidente degli industriali Emma Marcegaglia ha appoggiato ieri la proposta della Federmeccanica definita «di immediata e tempestiva modernizzazione»" ("La Repubblica.it" 19-01).

(3) : Il maestro cantore Marchionne in persona confessa che il risultato del referendum non esprime alcuna adesione al suo piano : "Ci sono due voti che mi preoccupano : quello di chi a votato no su informazioni sbagliate e quello di chi a votato si per paura". (La Repubblica" 18-01)

(4) : Un uomo che ha ottenuto il posto alla camera dei lord lanciando Tony Blair e che è anche "consulente" del Pd.

(5) : La Fiom ribadisce il suo "no" ad uno stravolgimento delle leggi e del contratto nazionale, ma lancia una proposta alla Fiat per salvare lo stabilimento di Pomigliano e gli investimenti promossi dal Lingotto sul sito campano (Tutti i punti discussi dell'accordo). Con l'utilizzo dei 18 turni e delle flessibilità necessarie è possibile, rilancia il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini, «garantire una produzione annua superiore alle 280 mila Panda» indicate come obiettivo dall'azienda, con un 18mo turno strutturale, e senza lo straordinario. È questa la proposta che arriva dalla Fiom al termine del Comitato centrale, convocato dalle tute blu per dare una risposta alla Fiat in vista della nuova convocazione dei sindacati per domani.

Mario Gangarossa

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