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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Abbiamo bisogno di far rinascere la speranza che si riparte per cambiare davvero il paese

(7 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Da questa grave crisi, se non si farà qualcosa di politicamente importante, il “neoproletariato” italiano uscirà con le ossa rotte e con lui la democrazia repubblicana nata dalla Resistenza al nazismo e al fascismo 66 anni fa.

Per tentare di opporci a questa deriva bisogna organizzare nel Paese una forte opposizione sociale partendo dai movimenti che oggi suscitano interesse e militanza. Sto parlando del movimento operaio capeggiato dalla FIOM, il movimento della conoscenza contro il ddl Gelmini, i movimenti per i beni comuni, contro le grandi opere e il grande movimento per la legalità e contro le mafie. La parola d’ordine che dovrebbe tenere insieme la complessità di questi movimenti è l’opposizione alla crisi, a questo governo e qualunque soluzione che prevede di scaricare i costi della crisi sui lavoratori, scambiando questo con la cacciata di Berlusconi. Ma per dare un senso a questa prospettiva serve che la politica, dentro e fuori dal Parlamento faccia un clamoroso salto di qualità. Si dica con chiarezza come si vuole uscire dai diktat del FMI e della BCE. Il giochino di far parlare il Paese sulle nefandezze del premier serve solo per depistare il popolo dai veri problemi. Quei veri problemi, come il collegato lavoro, il federalismo, il ddl Gelmini e anche la sofisticazione dei cibi, provvedimenti di governo sui quali Berlusconi ha legiferato disegnando un Paese di ignoranti, disoccupati, cercando di rubare risorse al sud del Paese per dirottarle al nord; questo è il governo che piace ai poteri forti, ai Marchionne, Montezemolo, Draghi, Monti etc… Per questo non c’è alternativa parlamentare a Berlusconi, perché non c’è alternativa sociale e culturale al “berlusconismo”.

Allora il nostro compito pur difficile viene agevolato dalla necessità di stringere sulle questioni politiche ma anche organizzative. Quelle politiche le ho già indicate e quelle organizzative sono tutte da costruire partendo da una coordinata: nel paese ci sono partiti e organizzazioni che si richiamano ai valori primordiali del Comunismo. Da queste realtà dobbiamo partire per mettere in rete un grande movimento di opposizione sociale e culturale al “berlusconismo”. Opposizione anche a quel “centro/sinistra” che ha assunto la parte deteriore del “berlusconismo”: il voltagabbanismo e l’autosufficienza.

Abbiamo il dovere da comuniste/i di ridare una speranza al nostro popolo senza nostalgici rifacimenti o di fughe verso rifondazioni senza solidi ancoraggi. Per questo aderisco a questa vostra iniziativa; per avviare un percorso politico di lotta e di riorganizzazione delle classi subalterne in una prospettiva breve di un moderno “neosocialismo” con al centro i valori della persona, dei suoi inalienabili diritti contro le nuove forme di sfruttamento del capitalismo. Mi permetto di indicare alcune direttrici su cui lavorare. Ripresa massiccia dell’economia di Stato nazionalizzando alcuni istituti di credito al fine di produrre denaro per le RIPUBBLICIZZAZIONI delle imprese strategiche. Istituzione della tassa sul patrimonio, sulla rendita e sulle transazioni di borsa sia per chi vende sia per chi compra.

Rafforzamento del controllo dello Stato su Scuola Pubblica, Sanità, Trasporti ed Energia.

Ritorno al proporzionale e restituzione dei poteri alle assemblee elette nelle Regioni, nelle Provincie e nei Comuni.

Per tenere insieme tutte la questioni va sganciata l’economia dai parametri UE sui bilanci dello Stato e cancellato ogni impegno al cosiddetto “patto di stabilità”. Tutte le risorse liberate da queste scelte dovranno essere utilizzate per stipendi, salari e pensioni per riavviare l’economia dei consumi ma compatibili e utili a dare un futuro al Paese e ai suoi giovani. Le comuniste e i comunisti in Italia devono lavorare per dare ai giovani un paese migliore di quello che ci lasciarono i nostri nonni e padri sacrificandosi nella Lotta di Liberazione. Da Livorno deve ripartire la speranza.

Marco Fraceti
Segretario del Circolo “Peppino Impastato”
Partito della Rifondazione Comunista - Monza

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